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Miss Italia, Joe Bastianich giurato: "Apprezzo curvy e straniere in gara"

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È certamente abituato a giudicare, ma ha più dimestichezza con i filetti e la tagliatelle che con le Miss. Per Joe Bastianich, dunque, il ruolo di giurato nella kermesse della bellezza più importante d'Italia è un'assoluta novità: il giudice di MasterChef sarà nella giuria di Miss Italia, sarà tra gli esperti che il 20 settembre dovranno individuare la più bella ragazza del nostro paese. Lo farà in diretta TV su La7, in una serata evento che sarà condotta, per il secondo anno consecutivo, da Simona Ventura. Con Bastianich ci saranno, come annunciato in precedenza, anche Claudio Amendola e Vladimir Luxuria. «Di solito giudico cibi e aspiranti cuochi, questa volta dovrò giudicare le ragazze più belle d'Italia, sarà sicuramente molto difficile», dice uno dei tre protagonisti del talent culinario di SKY all'Ansa.

Quest'anno Miss Italia si apre anche alle trentenni, alle straniere "nuove italiane" e alle "curvy", le ragazze dalle forme più generose. E anche su queste novità Joe Bastianich vuole dire la sua: «Noto che Miss Italia si sta aprendo verso nuovi canoni meno stereotipati e più multiculturali, una scelta che apprezzo», afferma. Ma le novità non stanno solo nei criteri di ammissione: qualche giorno fa Simona Ventura aveva annunciato che le ragazze che arriveranno alla finalissima in diretta TV saranno divise in tre gruppi da undici, ognuno dei quali sarà abbinato a uno dei tre giurati, rendendo di fatto il concorso di bellezza un vero talent show. «Saremo veri e propri tutor per le ragazze», sostiene Bastianich, che si dice certo che tutte le ragazze se la sanno cavare in cucina: «È nel DNA di tutti gli italiani».

Joe Bastianich raggiunge Claudio Amendola e Vladimir Luxuria nella giuria di Miss Italia: "Apprezzo l'apertura a trentenni, curvy e alle straniere"


Melissa Satta e Boateng litigano al ristorante, lui è geloso

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Matrimonio? Sì, ma prima le scenate di gelosia. È bastato qualche sguardo di Melissa Satta rivolto a un altro ragazzo a scatenare la gelosia di Kevin Prince Boateng; tanta tensione tra i due, qualche parola di troppo e una cena al ristorante andata in fumo: una serata per la coppia decisamente da dimenticare.

Sarebbero state alcune occhiate ritenute troppo sensuali lanciate a un certo Alessandro, un avventore del ristorante seduto a poca distanza dal tavolo della coppia, a far ribollire il sangue del calciatore tedesco naturalizzato ghanese in forza allo Schalke 04; secondo quando riportato nella rubrica “Milanospia” di Dagospia, in pochi istanti si sarebbe scatenata una vera e propria lite tra i due innamorati, tanto da spingere Melissa a mandare letteralmente a quel paese il calciatore dal quale lo scorso anno ha avuto il piccolo Maddox Prince. Parole grosse e tanta rabbia avrebbero dunque messo ai ferri corti la coppia che, secondo i bene informati, sarebbe ai blocchi di partenza con i preparativi del matrimonio che dovrebbe tenersi entro il prossimo luglio. Secondo indiscrezioni, a seguire i preparativi dell'evento potrebbe esserci addirittura un reality TV, accompagnato da un contratto milionario firmato con un canale televisivo statunitense.

Prima di vedere i due in abito bianco e smoking, Melissa e Kevin-Prince dovranno dunque risolvere queste piccole scaramucce, secondo i rotocalchi, sempre più frequenti; ad alimentare la curiosità sulla coppia, poi, c'è anche Bobo Vieri: l'ex della Satta, infatti, sarebbe stato avvistato spesso con i futuri sposi, attirando senza mezze misure le critiche dei più maliziosi.

Lite furibonda tra l'ex velina e il calciatore dello Schalke 04: uno scambio di sguardi tra la bella bruna e un giovane avventore del locale fa scattare le ire di lui. Non è la prima volta che la coppia arriva ai ferri corti in pubblico, nonostante le voci sempre più incalzanti del matrimonio tra i genitori del piccolo Maddox Prince

Kendall Jenner troppo magra? Lei non ci sta e mostra il pancino sui social

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Allarme Kendall Jenner. La sorellastra di Kim Kardashian, paparazzata per le strade di New York, appare sempre più magra e smunta. E l'abbigliamento non fa che confermare questa tesi: la maglia grigia aderente e con scollo a barca lascia intravedere clavicole pronunciate e vitino da vespa, mentre i jeans attillati mostrano gambe un po' troppo asciutte. In ogni caso Kendall sembra essere a proprio agio con il suo fisico, tanto da postare su Instagram un selfie del suo pancino nudo. In quanto a magrezza, difficile dire se la modella stia oltrepassando il limite, ma una cosa è certa: in confronto alle maxi forme di Kim, qualsiasi persona potrebbe sembrare anoressica

Allarme Kendall Jenner. La sorellastra di Kim Kardashian, paparazzata per le strade di New York, appare sempre più magra e smunta. E l'abbigliamento non fa che confermare questa tesi: la maglia grigia aderente e con scollo a barca lascia intravedere clavicole pronunciate e vitino da vespa, mentre i jeans attillati mostrano gambe un po' troppo asciutte. In ogni caso Kendall sembra essere a proprio agio con il suo fisico, tanto da postare su Instagram un selfie del suo pancino nudo. In quanto a magrezza, difficile dire se la modella stia oltrepassando il limite, ma una cosa è certa: in confronto alle maxi forme di Kim, qualsiasi persona potrebbe sembrare anoressica - a cura di LaPresse



Il concerto torinese degli U2 messo a rischio dal furto di un pc

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Momenti di ansia per i fan degli U2. Il concerto di questa sera a Torino della band inglese stava per essere cancellato a causa di un furto, ma il tutto si è risolto per il meglio.

Bono Vox e il resto della band, ieri sera, dopo le prove al PalaAlpitour hanno lasciato la struttura, mentre uno tecnici del suono ha dimenticato un portatile sotto a un asciugamano, sopra una cassa.

Nulla di grave per una band di fama mondiale, penserete; basterà ricomprarne un altro. Purtroppo però, il portatile era l'unico su cui era stata caricata l'intera scaletta delle proiezioni, indispiensabili per la buona riuscita dello show; senza, infatti, sarebbe stato impossibile offrire al pubblico lo spettacolo che ci si sarebbe aspettati.

Ad aggravare la situazione, il fatto che nessuno si è accorto dell'assenza del portatile tra la strumentazione della band fino all'ora di pranzo. Quasi impossibile ritorvarlo in così poco tempo o ricostruire la scaletta delle coreografie luminose su un altro pc.

Grazie ad una app installata nel portatile però, è stato possibile rintracciarlo con facilità e le coordinate del luogo in cui veniva segnalata la presenza del pc sono state subito comunicate alle forze dell'ordine che si sono messe all'opera.

Ad aprire la porta alle autorità, alla periferia di Torino, un giovane di 21 anni, assunto al PalaAlpitour come sostituto di un addetto alla vigilanza. Il ragazzo la sera prima aveva trovato il pc e se lo portato a casa. Dopo averlo restituito è stato denunciato per furto aggravato.

Denunciato un addetto alla sicurezza: era riuscito a trafugare il computer con le coreografie delle luci

Ansa

"Ecco cosa fece Belen a mio figlio". La Moric spiega le ragioni del rancore

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La guerra tra Nina Moric e Belen Rodriguez continua, a distanza. Vola di tutto. Insulti, accuse e minacce.

A iniziare ad alzare i toni era stata la modella croata definendo la soubrette argentina un "trans". Anzi, un "brutto trans". Belen aveva replicato bollando la Moric come una matta. Tutto finito? Macchè. Invitata da Giuseppe Cruciani alla Zanzara, la Moric è tornata ad attaccare ha testa bassas. "L’ho chiamata viados, eccome - insulta dai microfoni di Radio 24 - è un viado e basta e mi scuso coi viados per averli paragonati a Belen Rodriguez". Poi rincara la dose: "Lo sa bene lei cosa ha fatto nella vita... lo sa cosa ha fatto con mio figlio". "Non è una bella persona come voi tutti pensate - incalza - quando era con mio figlio girava per casa nuda, Carlos ha avuto gli incubi da quando aveva cinque anni, lei mi minacciava di morte e di portarmi via mio figlio, ma stiamo scherzando? Deve stare zitta, è una strega cattiva e prima o poi verrà fuori...".

Non si placa la polemica tra le due showgirl. La modella croata: "È un viado e basta e mi scuso coi viados per averli paragonati a Belen"

Edoardo Gori beccato con un'altra. Con Aurora è finita?

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La storia d'amore tra Edoardo Gori e Aurora Ramazzottiè davvero finita? Sembrerebbe proprio di sì. Il giovane è stato beccato dagli occhi indiscreti di Oggi mentre si scambiava tenere effusioni con Francesca Costa. Che, per inciso, è una amica delle stessa Ramazzotti.

Aurora non ha commentato ancora commentato il servizio pubblicato da Oggi. Anzi, si è chiusa in se stessa evitando di rivelarci se con Edoardo c'è ancora qualcosa o se è tutto finito. Ormai da diverso tempo circolano, infatti, indiscrezioni sul fatto che la coppia verserebbe in gravi problemi sentimentali. Tanto che alcune voci li danno già per separati. Nei giorni scorsi, però, Aurora aveva smentito. Ma davanti al servizio di Oggi la sua parola diffcilmente basterà a placare il gossip.

Il giovane è stato "pizzicato" mentre si scambiava tenere effusioni con un amica della Ramazzotti

Speciale: 

I giochini della Buccino che distraggono Borriello...

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Dagospia lancia la rubica Fumo di Londra e il primo gossip lo dedica alla coppia Cristina Buccino e il calciatore Marco Borriello, ex di Belen Rodriguez. Ecco cosa scrive su di loro: "Marco Borriello, bonazzo scultore come lo Strangford Apollo al British Museum, sta sempre a sognare. Voleva andare a giocare all’Inter ed è finito a Carpi. Vorrebbe accasarsi con una femmina di gran classe e grande lignaggio e invece si arrotola tra le lenzuola con Cristina Buccino, maga di certi giochetti che lo mandano in area di rigore".

Ecco l'ultimo gossip rivelato da Dagospia...

Le foto hot di Sarah Nile impazzano tra i social

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L'ex Grande Fratello Sarah Nile fa impazzire l'web pubblicando le foto hot delle sue vacanze alle Maldive. Tuffi e foto in topless che sconvolgono i suoi followers che lei per prima stuzzica con la frase ammiccante: "Quindi le sirene esistono davvero?!?".

I suoi followers di Instagram vanno in visibilio per il suo lato b...


Morto il megadirettore dei film del ragionier Fantozzi

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Mauro Vestriè morto. Il giorno dopo l'annuncio che la saga di Fantozzi tornerà presto al cinema, un'altra notizia tocca i cuori dei fan cresciuti con i film del ragioniere più sfigato dell'Italia del boom economico.

L'attore interpretava il cattivo megadirettore che costringeva i propri dipendenti a soporiferi cineforum serali dove, tra i vari film, venne proiettato anche La corazzata Potemkin, che ci regalò una delle più celebri battute del cinema italiano: "Novantadue minuti di applausi...".

Vestri si è spento all'età di 76 anni e in circostante ancora da chiarire. Il suo cadavere è stato trovato nella sua casa romana in stato di decomposizione. Pare infatti che la morte sia avvenuta diversi giorni fa. Secondo fonti stampa non è da escludere l'ipotesi che l'uomo possa essersi tolto la vita, assumendo una dose letale di farmaci.

Intanto la procura di Roma ha disposto l'autopsia per accertare le cause del decesso.

Un episodio che rovina la festa ai tanti che aspettano il ritorno al cinema delle pellicole restaurate che raccontano le avventure del ragioniere Ugo. Il primo appuntamento sarà a fine ottobre (26, 27, 28) con il film "Fantozzi", mentre la settimana successiva (2, 3 e 4 novembre) tornerà in sala "Il secondo tragico Fantozzi".

Mauro Vestri aveva 76 anni. Aveva interpretato il crudele dirigente della saga del ragionier Fantozzi. Il cadavere è stato ritrovato nella sua casa di Roma

Nina Moric in lacrime: "Come avrei potuto fare una cosa simile?"

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"Tutti i giorni vengo insultata, non ce la faccio più. A che pro, avrei potuto dire una cosa simile? Io non lavoro più in tv per una mia scelta ma sono un personaggio pubblico. Per quale motivo, mi sarei dovuto mettere in una situazione simile? Io non sono molto amata. Una persona che non mi ama è andata sul profilo di un ragazzo disabile, l'ha offeso e ha trovato la visibilità". Nina Moric si sfoga davanti alle telecamere di Pomeriggio Cinque, ripresa insieme a Manuel Pecchenini, il ragazzo disabile insultato dal presunto hacker che avrebbe manomesso l'account Instagram della showgirl croata.

"Io - ha aggiunto la Moric - non volevo apparire in tv, non volevo altra pubblicità su questo fatto che mi ha scosso e mi ha fatto male. Ho pianto per 3 giorni, posso avere un carattere particolare però ho un bambino e un cuore, non potrei mai fare una cosa simile, una cosa bruttissima e vergognosa, te lo posso giurare su mio figlio".

La showgirl croata compare a Pomeriggio Cinque in compagnia del bambino disabile insultato su Instagram da un hacker che ha manomesso il suo account

Il film del weekend: "Operazione U.N.C.L.E."

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Guy Ritchie ha diretto, sceneggiato e prodotto l'adattamento cinematografico di una serie televisiva, Organizzazione U.N.C.L.E., andata in onda dal 1964 al 1968. "Operazione U.N.C.L.E.", questo il titolo del suo ultimo film, rispetto alla media delle pellicole a base di agenti segreti, è un tourbillon di personaggi dotati di bellezza, eleganza e modi seduttivi che si muovono in scenari lussuosi. Siamo durante la guerra fredda. America e Russia si vedono costrette a unire le proprie forze in una corsa contro il tempo per evitare una catastrofe mondiale: una misteriosa organizzazione criminale è entrata in possesso di tecnologia nucleare. Nasce quindi una missione congiunta in cui un agente della CIA, Napoleon Solo (Henry Cavill) e uno del KGB, Spy Illya Kuryakin (Armie Hammer), devono loro malgrado fare squadra. Assieme a Gaby Teller (Alicia Vikander), la figlia di un ex scienziato nazista che è stato rapito, i due si troveranno a indagare su Victoria Vinciguerra (Elizabeth Debicki), una seducente quanto spietata italiana. Costumi, scenografie e colonna sonora, studiatissimi, permettono un autentico tuffo negli anni Sessanta.

Dal guardaroba, ai dialoghi pieni di sottili doppisensi e di humor british, alle location sia interne che esterne, tutto ha grande appeal. L'ambientazione vintage è ricostruita con cura maniacale esasperando volutamente lo stereotipo che si ha del lusso di quel periodo. Ma pensare di assistere a una superficiale sfilata di manichini in una cornice dorata, sarebbe un errore: il film è una giostra sofisticata in cui è l'ironia a farla da padrone. Guy Ritchie prende la nostalgia per un'epoca, ne mette in scena i luoghi comuni portandoli fino al parossismo, scimmiotta certe caratteristiche dei film di 007, costruisce situazioni tanto estreme quanto assurde, ma senza mai toccare la parodia o perdere in raffinatezza. Gli stessi protagonisti, l'elegante Cavill e il gigantesco Hammer, più che come due spie rivaleggiano come due primedonne dalle personalità opposte; il loro battibeccare è fresco e divertente, il resto del cast all'altezza. Un piacevole passatempo in attesa dell'uscita del nuovo film di James Bond, "Spectre", prevista per il prossimo 6 Novembre.

Pellicola spionistica ricca di azione e ironia, che punta sul fascino visivo sfoggiando stile patinato e dettagli raffinati

Travaglio si crede un divo e attacca Vespa e Ferrara

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Vanesio. Il direttore del Fatto Quotidiano, Marco Travaglio, concede una lunga intervista al settimanale Visto e cerca di mostrare il suo lato umano. Prima però non si esime dal prendere in giro i principali giornalisti italiani (non per nulla la sua ultima fatica letteraria si chiama Slurp). "Se avessimo avuto una stampa critica e libera magari avremmo avuto un governo migliore e avremmo conosciuto tante verità. Bruno Vespa, abilissimo, ha lo stesso percorso giornalistico di Giuliano Ferrara. Non c’è un governo che non abbiano incensato entrambi. Poi Vespa scrive un libro all’anno e, a seconda del governo in carica, elogia il potente di turno. Si tratta di giornalisti che stanno sempre dalla parte del potere, cioè dalla parte sbagliata. Indro Montanelli diceva che quando il politico ricopre un incarico di potere, è proprio in quel momento che bisogna diventare scettici e diffidenti nei suoi confronti".

Ed è qui che Travaglio ripercorre l'inizio della sua carriera: "Ero un ragazzino di belle speranze, avevo ventitré anni e scrivevo su un settimanale di Torino Il Nostro Tempo Gli ho scritto, ci siamo incontrati a Milano e gli ho lasciato degli articoli. Da lì ha iniziato a farmi scrivere come corrispondente da Torino e successivamente mi ha portato con sé a La Voce. Ho avuto la fortuna di frequentarlo dall’86-87 al 2001 fino a un mese prima che morisse. Credo che gli piacesse che fossi un rompiscatole. Era un uomo generoso, che ha sostenuto tanti giornalisti emergenti: tra cui me e Peter Gomez. Gli piaceva molto l’uso che facevo dell’archivio, cioè le affermazioni dei politici che conservavo e che a distanza di tempo mettevo a confronto sottolineandone l’incoerenza. Infatti diceva che io uccidevo non con la spada ma con l’archivio".

E quando gli chiedono se si consideri l’erede di Montanelli, il direttore del Fatto risponde: "Lui era altissimo, ma in compenso io ho qualche capello in più. Scherzi a parte, un uomo così ne nasce uno ogni millennio. Chiunque si paragoni a Montanelli è un poveretto, lui è un genio, io sono una persona normale".

E sulla sua vita privata dice: "Il grande pubblico ha iniziato a conoscermi nel 2001, quando i miei due figli Alessandro ed Elisa erano piccoli. Quindi hanno sempre convissuto col fatto di avere un papà conosciuto. Non mi ritengo ‘famoso’, perché non faccio vita di società, me ne sto per i fatti miei. Sono e resto un giornalista. I miei figli hanno pagato un prezzo alto: avrei voluto essere più presente, ma il lavoro mi porta a stare sempre in giro . Comunque devo dire che ormai si sono abituati. Vivo tra Torino e Roma, dove si trova la redazione del Fatto Quotidiano. Con la mia famiglia sto dal sabato al lunedì, mentre il resto della settimana lo passo a Roma. Nonostante queste difficoltà abbiamo un bellissimo rapporto, anche se ho sempre un forte senso di colpa nei loro confronti".

Infine, Travaglio rivela i suoi gusti musicali: "Sono un sorcino doc: dei 50 concerti in cartellone nell’ultimo tour ne ho visti 11. Ma amo moltissimo anche Paolo Conte e Franco Battiato. Poi adoro Raffaella Carrà, sono innamorato pazzo di lei, è simpatica e di una bravura assoluta. E poi legge il Fatto Quotidiano. Ho gusti musicali onnivori, la musica in casa mia c’è sempre stata".

Il direttore del Fatto se la prende con Vespa e Ferrara, poi svela il lato umano: "Ho un forte senso di colpa verso i miei figli"

Si affascia alla finestra e spunta lo slip bianco: l'ex velina Giulia Calcaterra è hot

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In una sera d'estate, Giulia Calcaterra si affaccia alla finestra per prendere una boccata d'aria. È una notte serena e fa caldo. Esce con addosso una camicia da notte di seta. Sotto è quasi nuda... si intravede appena lo slip bianco. Postato su Instagram il selfie hot ha subito fatto il giro del web. E i fan dell'ex velina hanno apprezzato. Probabilmente anche i vicini...

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La Calcaterra pubblica su Instagram una foto ad altissimo contenuto erotico

Le star snobbano il Lido, le fan lo assaltano

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nostro inviato a Venezia

Hollywoodiani lontani dal Lido. Chiuso il Des Bains e con l'Excelsior sempre meno in spolvero, le grandi star del cinema - con le feste e le cene esclusive che si portano dietro - gravitano sempre più attorno al Canal Grande: scendono al Cipriani, al Gritti, al PalazzinaG, al Danieli, o scelgono il sempre più trendy JW Marriott Venice, sull'isola delle Rose. E al caro vecchio Lido restano l'imbarcadero del Casinò per le foto e il Palazzo del Cinema per il red carpet. Le star americane, sempre più blindate a Venezia, qui vengono solo per il photo call e la «prima». Senza mancare però di dare spettacolo. Almeno a guardare cosa è successo questa settimana.

Suite&sacchi a pelo Le ragazzine «deppiane» che hanno preso posto davanti alle transenne al palazzo del Cinema giovedì notte per il red carpet di Johnny Depp di venerdì sera, hanno battuto, a memoria storica, uno dei record della Mostra in quanto a fanatismo. Mentre loro preparavano i sacchi a pelo, il loro idolo entrava all'Hotel Cipriani alla Giudecca, nella suite che fu di George Clooney. Quando si svegliava, a mezzogiorno inoltrato le ragazzine avevano già superato le 12 ore di attesa. Quando è sbarcato al Lido le ore erano arrivate quasi a 20. Questo sì che è amare il cinema.

Chi troppo chi niente Mentre Johnny Depp riceveva il bagno di folla più hollywoodiano che ricordi Venezia, durante la conferenza stampa del loro Black Mass la collega Dakota Johnson, oscurata dal divo, è stata scambiata dalla moderatrice dell'incontro per Dakota Fanning, una delle attrici della celebre saga Twilight . Vampiresco il sorriso imbarazzato con cui l'attrice ha risposto alla gaffe.

Rivedersi sul red carpet Robert Pattinson, leader per gli ultimi 5 minuti di The Childood of a leader , tra le star più attese di Venezia, alla fine ha dato forfait. Ieri a presentare il film c'era solo la protagonista femminile Berenice Bejo. Sfumata così la paparazzabile reunion sul red carpet con la sua (ex) compagna di Twilight e sua (ex) fidanzata Kristen Stewart, qui a Venezia per Equals . Cose da fantascienza.

Che (brutto) stile Leone d'oro per la star maschile peggio vestita al regista Jonathan Demme, presidente della giuria Orizzonti: infradito, pantaloni della tuta, cappellino. Perché? Non si sa (l'ex Monty Python Terry Gilliam, in kimono, si porta a casa comunque una nomination). Leone d'oro per la star femminile peggio vestita a Emily Watson, protagonista di Everest . Al Lido si era visto tutto. Tranne il collant color carne.

Che (bello) stile Leone d'oro per la star maschile più elegante a Jake Gyllenhaal (non per lo smoking: era più bello quello Valentino di Mark Ruffalo) per i capelli gellati. Dandyssimo. Leone d'oro per la star femminile meglio vestita all'attrice Amber Head. Venerdì in abito nero lungo e ieri a fiori ha dimostrato più sex appeal del marito Johnny Depp.

Party spaziale L'Excelsior ha ospitato, come di consuetudine, la festa d'inaugurazione istituzionale. Ma il party più «in» è stato quello intitolato Spaces offerto, la sera prima, dalla rivista Variety all'Hotel Danieli per festeggiare il presidente di Giuria, il regista di Gravity Alfonso Cuaròn. Il quale però non arrivato, causa ritardo del volo. Apprezzatissimo da tutte le star il cocktail in suo onore «Bellini spaziale» con pesche e more di colore blu.

Premio al peggior vestito a Demme, meglio vestita Amber Heard

Speciale: 

L'arte non ha genere. "The Danish Girl" fa innamorare tutti

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da Venezia

Due pittori, marito e moglie, nella Danimarca del primo '900. Einar è un apprezzato paesaggista, Gerda una ritrattista che fatica a imporsi. È convenzionale, ma senza troppo crederci, potrebbe essere moderna, ma le mancano soggetto e motivazioni. L'Europa del Nord è rigida, austera e protestante, Copenaghen non è Berlino, tantomeno Parigi... Potrebbero continuare così in eterno, innamorati e complici in un gioco di coppia dove arte, passione e successo marciano su binari separati, non fosse che Gerda ha un piglio più virile di Einar, delicato e sognante come la sua pittura. Così, quasi per gioco, lei si sorprende a sottolineare la femminilità di lui, l'androginia, la purezza dei lineamenti, un certo gusto per il travestimento. Trova, insomma in lui la modella che ha sempre sognato, quella in grado di spingerla in un'avanguardia dove i generi sessuali si mischiano, i costumi si liberano, le regole si infrangono. Ma Einar si rende conto che la «Lili» immaginaria e immaginata dei ritratti a cui presta volto e fisico è molto più di un travestimento e/o una finzione. È la propria essenza nascosta, negata o lasciata assopire nell'infanzia e nell'adolescenza, ha un'anima imprigionata in un corpo e in un genere che non sente più come suo...

The Danish Girl di Tom Hooper, ieri in concorso, si basa su una storia vera, quella dell'artista Einar Wegener che fra le due guerre assunse il nome di Lili Elbe, raccontò in un diario pubblicato postumo, Una donna dentro un uomo , il processo di trasformazione, si sottopose a rischiosi interventi chirurgici conclusisi tragicamente. Da questa vita, molti anni dopo, quando per il mondo transessuale Einar-Lili aveva assunto le dimensioni di un'icona, la pioniera del transgender, lo scrittore David Ebershoff trasse liberamente un romanzo, La danese (edito da Guanda), su cui si basa il film.

Girato da un premio Oscar (per Il discorso del re ), interpretato da un altro premio Oscar, Eddie Redmayne (per La teoria del tutto ), The Danish Girl è un prodotto sontuoso, mai banale, un po' ruffiano. Più o meno tutti vorremmo che gli altri fossero felici, che ognuno potesse realizzarsi, che non ci fossero limiti alla felicità... «Certo, la chiave del film sta nell'amore e nella compassione» dice il regista. «L'accettazione delle differenze, la capacità di andare in soccorso dell'altro: sotto questo aspetto Gerda è una figura esemplare. Ma è anche un film sul potere dell'arte. Einar intraprende un viaggio-ricerca in virtù dell'immagine che pittoricamente la moglie fa di lui. Entrambi, a un certo punto, si rendono conto che nulla potrà essere più come prima, ma è nella reciproca fiducia e affetto che ciascuno accetta il cambiamento».

Alicia Vikander dà alla sua pittrice un piglio mascolino, ma senza mai cadere nel ridicolo, Amber Heard è Oola Paulson, ballerina e amica di famiglia che «non giudica, ma aiuta il protagonista a essere se stesso, contro le convenzioni sociali», Matthias Schoenaerts il compagno d'infanzia di Einar. È comunque Redmayne l'attore intorno al quale ruota tutto il film. «Rispetto a un personaggio come lo scienziato Stephen Hawking di La teoria del tutto , si trattava di rendere qualcosa di completamente diverso. Mi ha molto aiutato l'incontro con alcuni transgender, la loro disponibilità, la loro apertura. È un film che volevo fare da molti anni, una storia esemplare, raccontata in una sceneggiatura perfetta». Negli anni Sessanta del '900, l'inglese James Morris, che aveva fatto la Seconda guerra mondiale come ufficiale, da giornalista aveva seguito la spedizione inglese sull'Himalaya, era un affermato scrittore di cose militari e di libri di viaggio e un marito e un padre esemplare, decise di cambiare sesso e nel giro di un decennio divenne Jan Morris. Il perché di quel cambiamento, le paure e le speranze a esso connesse, le affidò a un libro che aveva per titolo Conundrum . Parola di origine incerta, sta per enigma, mistero, dilemma... Appunto.

La storia vera del pittore Wegenere che divenne donna è un prodotto sontuoso. Il protagonista Eddie Redmayne: "Lo sognavo da tempo"

Speciale: 


Torna l'Ice Bucket Challenge. Hugh Jackman rilancia l'iniziativa

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Con un video su Twitter in cui si lancia un secchio di ghiaccio addosso, seduto in una vasca da bagno l'attore australiano Hugh Jackman ha voluto dare il proprio contributo per la campagna di quest'anno a favore della raccolta fondi per i malati di SLA, che tanto aveva fatto discutere l'anno scorso.

L'iniziativa è stata rilanciata a luglio di quest'anno a Boston dai suoi ideatori, ma non ha riscosso lo stesso successo mediatico della prima edizione.

Nell'estate del 2014, infatti, personaggi dello spettacolo, della cultura e della politica di tutto il mondo, si erano cimentati nell'Ice Bucket Challange, particolare doccia ghiacchiata per sensibilizzare l'opinione pubblica nei confronti dei malati di SLA che hanno bisogno di assistenza costante e della ricerca scientifica alla quale servono fondi continui per trovare una cura.

Il divo hollywoodiano nel suo messaggio sui social ha ricordato le associazioni che in Autralia si occupano di assistere chi è affetto da quelle malattie che portano alla perdita di sensibilità e controllo del sistema muscolare.

"So di essere in ritardo, ma questo è l'Ice Bucket Challenge 2015. continuate così"è stato il suo messaggio prima di procedere, completamente vestito, ad una doccia ghiacciata.

L'attore australiano sponsorizza la raccolta fondi per la Sla con una doccia gelata sui social network

A tavola con gli U2. "Il rock non è per adulti"

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nostro inviato a Torino

Allora mentre Bono si accomoda a tavola, Larry inizia a parlare, poi ci pensa Adam, infine The Edge. Tutti gli U2 al completo è una rarità e alla tavola del Badessa in centro a Torino ieri è andato in scena uno dei più divertenti scambi di idee che la storia del rock italiano ricordi. Dopotutto, come ha spiegato The Edge parlando sotto alla sua solita berciola scura, «ogni nostro concerto è una lunga conversazione con il pubblico».

Stavolta gli U2 conversano nei palasport, il loro show è lungo e pieno come quelli che hanno tenuto qui a Torino, gli arrangiamenti sono molto più rock e l'attitudine è essenziale come ai tempi di Under a blood red sky del 1983. Dal vivo neutralizzano Sunday bloody sunday e Mysterious ways , castrate e dilatate, ma danno forza al loro repertorio, specialmente a quello più recente. Dice Larry Mullen jr, batterista per professione e collante della band per vocazione, perfettamente britannico nell'accostare tortelli e cappuccino a tavola: «Durante il tour negli Usa ci siamo accorti che i più giovani conoscevano le canzoni del nuovo disco Songs of innocence ma non Beautiful day , per dire». Il segno del tempo che passa. «Noi abbiamo due case, una in Irlanda e una sul palco che gira per il mondo» dice Bono, sempre plateale. Potrebbe fare l'attore. «Perché che cosa sono già?» sorride lui.

Da ragazzo aveva una Fiat 127, che distrusse in un incidente «perché forse andavo troppo veloce e mi sono schiantato contro un palo del telegrafo». Poi incontrò la moglie Ali e, nella prima settimana di fidanzamento, le regalò The man machine dei Kraftwerk e «proprio in quel periodo grazie ai Clash capivo che cosa fossero i sandinisti e Bowie mi faceva scoprire Brecht». 1978, per intenderci. Nel frattempo gli U2 hanno venduto oltre 150 milioni di copie, guadagnato 22 Grammy Awards (record!) e suonato di fronte a centinaia di milioni di spettatori (ben 26mila solo nei due concerti di Torino organizzati da Live Nation). «Qui, visto il calore del pubblico, abbiamo dovuto ricalibrare i suoni, e abbiamo adattato il concerto alla realtà perché siamo una band europea». Ossia: «Ci occupiamo anche del problema dei problemi, l'immigrazione». Già durante il concerto, sul megaschermo passano frasi chiare e immediate tipo «Voglio una casa mia», oltre a immagini che non hanno bisogno di spiegazioni: città mediorentali distrutte dai bombardamenti (probabilmente la siriana Kobane) e prigionieri dietro a filo spinato quasi come ai tempi di Bergen Belsen. «Queste persone non sono migranti, non usate questa parola. Sono rifugiati. È gente che fugge la violenza», dice Bono.

«Nel nostro concerto vogliamo evitare le risposte strillate, quelle da comizio, perché è facile fare domande e dare risposte così». In effetti gli U2 stavolta sono molto cauti nel fornire una chiave di lettura. Presentano il problema, che è sotto gli occhi di tutti. Ma non si allontanano molto dal «we're one but not the same», che è un verso di One e anche il germoglio da cui nasce la formula di Coexist , la coesistenza alla base del penultimo tour e, sotto sotto, anche di questo. E allora, mentre al brasato si accompagna un piemontesissimo Nebbiolo servito con la dovuta cautela, Bono benedice il film sul rap Straight outta Compton che uscirà in Italia il primo ottobre e The Edge fotografa lo stato del rock: «Se sei davvero rock'n'roll, non puoi crescere, il rock non si può fare con la testa da adulti». Però, fateci caso, tutti ammettono che «la storia degli U2 è molto legata ai libri, da Alice nel paese delle meraviglie fino alla Divina Commedia ». Grazie a queste letture, e non solo all'ascolto di grandi dischi, gli U2 oggi hanno la capacità (e il coraggio) di abbinare la musica a convinzioni che sono molto meno progressiste di quanto si creda. In fondo, loro sono la band del buon senso, non della politica. «È difficile credere in Dio se tuo figlio viene stroncato dalla droga - dice Bono - a meno di non capire che non è stato Dio a ucciderlo ma solo la droga». E mentre Bono parla a modo suo, ossia da istrione, gli altri della band lo seguono e annuiscono. Larry scherza sui 40 anni che gli U2 festeggeranno il prossimo anno («Come in ogni matrimonio, preferiamo celebrare i 50 anni», allude) e The Edge conferma che «non l'abbiamo ancora comunicato ufficialmente ma faremo altri concerti in Italia probabilmente nell'estate 2016». Nel frattempo uscirà Songs of experience che sarà più compatto, più rock e, come minimo, altrettanto vivo perché, fateci caso, gli U2 sono l'ultima band degli anni '70 che non ha ancora smesso di esser giovane.

In un intenso pranzo la band si racconta: mentre Larry Mullen da buon inglese mangia tortelli e cappuccino, Bono passa dai ricordi alla politica

Ansa

La Rai industria culturale? Non si direbbe...

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La questione è complicata e spero di riuscire a riassumerla correttamente. Carlo Conti fa mille mestieri con abilità ed è giusto che la Rai lo sfrutti: ha la sua bella convenienza. Ma ci sono cose nella frenetica attività del rinomato conduttore fiorentino che non riusciamo a capire. A parte la decina di trasmissioni di successo che ha recato, e ancora reca, la sua firma, c'è un programma in cui egli compare, poi scompare lasciando il posto a Fabrizio Frizzi, quindi torna senza un vero perché.

Una girandola ubriacante. Ci riferiamo all 'Eredità, gioco a premi di Raiuno (precede il telegiornale), che va in onda da parecchi anni. Non è il solito quiz: si tratta di indovinare alcune parole legate ad altre, e chi ne imbrocca di più (compresa l'ultima) vince del denaro, di solito qualche migliaio di euro. I concorrenti si scannano, ma questo è scontato: è il bello di tutte le gare, comprese quelle televisive. Il problema è un altro. Perché Conti, a un certo punto dell'anno, si stufa di dirigere il gioco (che pare inventato dalle maestre dell'asilo Mariuccia) e sparisce? Gli subentra il collega Frizzi, il quale non cambia una virgola e va avanti imperterrito a porre domande agli ospiti con notevole soddisfazione del pubblico, che, stando ai dati di ascolto, è assai numeroso.

Ciò conferma che la gente è di bocca buona, almeno in certi orari, e si accontenta di poco. Se, come nel caso dell 'Eredità , ogni sera le si offre la stessa zuppa, il suo palato si abitua talmente al sapore da non poter fare a meno di gustarla. Evidentemente, in tivù la ripetitività non è stucchevole, ma rinfranca l'apprezzamento del popolo per i piatti della casa, qualunque sia il cuoco che li cucini. Tanto è vero che durante l'estate, chiusa in frigorifero l 'Eredità, è stato scongelato un surrogato, Reazione a catena , affidato a un altro chef di sicuro rendimento, Amadeus, praticamente la medesima brodaglia con i medesimi ingredienti: parole in maschera che gli ospiti si impegnano a scoprire. La squadra che ne scopre di più si aggiudica il grano (come direbbe Razzi). Quasi mai cospicuo per effetto di tagli apportati in conseguenza degli errori commessi.

Per motivi incomprensibili a chi sia avvezzo alla logica cartesiana, lo spettacolo suscita interesse nella massa dei telespettatori, al punto che l'ex monopolio, allo scopo di non deluderli, ha deciso di trasferire quattro puntate in prima serata, oltre metà settembre: una sorta di gran finale tra campioni. Siamo curiosi di verificare se nella nuova collocazione nel palinsesto il programma otterrà ancora picchi di audience da brivido. Nell'eventualità, saremo costretti ad allargare le braccia e ad ammettere che la banalità, quando sia elaborata con professionalità sopraffina, paga assai di più dell'originalità.

Niente di male. Un'antenna che si rispetti non deve soltanto informare, approfondire e interpretare le notizie, favorire il dibattito e il confronto delle idee, ma anche intrattenere con garbo a costo di buttarla sul ludico. Certo è che quando leggo che la Rai è la più importante industria culturale d'Europa, sono assalito da vari dubbi.

Quanto ad Amadeus ho l'obbligo di riconoscere la sua bravura: pochi come lui sono in grado di friggere l'aria e di renderla respirabile; egli poi ha una capacità straordinaria di sorridere anche nei momenti in cui, durante la trasmissione, prevale un diffuso senso di tristezza. Beato lui se si diverte in un contesto simile. Noi, con tutta la buona volontà, non ce la facciamo.

La gente è di bocca buona, almeno in certi orari, e si accontenta di poco

Elisa ha detto sì. Ecco le foto delle nozze

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Elisa ha detto sì. Ecco le foto delle nozze 1
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Sui social network, i fan condividono le foto del matrimonio del loro idolo. Ieri a Grado, in provincia di Gorizia, si è celebrato il matrimonio della cantante Elisa e in tanti sono accorsi ad immortalare l'evento

Sui social network, i fan condividono le foto del matrimonio del loro idolo. Ieri a Grado, in provincia di Gorizia, si è celebrato il matrimonio della cantante Elisa e in tanti sono accorsi ad immortalare l'evento.

Le nozze di Elisa. Fiori d'arancio per la cantante di Monfalcone

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Elisa Toffoli, in arte semplicemente Elisa, si è sposata ieri, in provincia di Gorizia. Ad aspettarla all'altare, mentre lei - facendo fede al proprio stile rock - arrivava in chiesa su una moto, c'era il compagno di una vita (stanno assieme da oltre 13 anni) e chitarrista della sua band, Andrea Rigonat.

Nella basilica di Sant'Eufemia, a Grado, insieme agli sposi c'era il gotha dell'industria musicale italiana: la produttrice storica che ha scoperto la cantante, Caterina Caselli, e tanti colleghi. Ligabue, Tiziano Ferro, Laura Pausini, Alessandra Amoroso, Foiroella Mannoia, Francesco Renga, Emma Marrone e altri erano tutti lì per celebrare una delle voci più apprezzate della musica italiana.

Insieme ai personaggi famosi, altre due persone molto importanti, i figli della coppia: Emma Cecile, di cinque anni, e Sebastian, di due.

Amici e colleghi al matrimonio della cantante. Stile rock e informale per Elisa che arriva in moto e brinda in piazza con i fan

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