Quantcast
Channel: Il Giornale - Spettacoli
Viewing all 39554 articles
Browse latest View live

Monica Leofreddi saluta il pubblico tra le lacrime

$
0
0

Lacrime in diretta tv. Monica Leofreddi non è riuscita a controllare l'emozione quando si è congedata dal suo pubblico

Lacrime in diretta tv. Monica Leofreddi non è riuscita a controllare l'emozione quando si è congedata dal suo pubblico di Torto o ragione. La conduttrice ha rivolto un messaggio ai suoi collaboratori e ai suoi telespettatori. Un messaggio che per tanti ha il sapore amaro dell'addio: "Evviva tutti quanti voi. Grazie per l'affetto con il quale ci avete sempre seguito. Grazie alla sede di Napoli che è stata in questi mesi la nostra seconda famiglia. Ho avuto la fortuna di lavorare in una squadra che non è solo di professionisti ma anche di grandi persone. Grazie, per quest'anno finisce qui". Le parole della conduttrice hanno comunque lasciato intendere che molto probabilmente il programma non sarà nei palinsesti della prossima stagione. I palinsesti, va precisato, non sono stati ancora approvati in via definitiva, ma di fatto le indiscrezioni vorrebbero la Leofreddi ferma ai box nel corso della prossima stagione.


Tra baci e docce hot, Elettra Lamborghini è incontenibile al Geordie Shore

$
0
0

La ricca ereditiera è conosciuta per il suo eccentrico comportamento e al Geordie Shore non delude le aspettative. Elettra Miura Lamborghini, infatti, con i suoi litigi e conquiste sta facendo appassionare il pubblico al suo personaggio

Elettra Miura Lamborghini è fra le new entry della nuova stagione del Geordie Shore, il programma in onda su Mtv.

La ricca ereditiera è riuscita fin dalle prime battute ad attrarre su di sé l’attenzione. Fra baci lesbo, docce hot e sfuriate con gli altri concorrenti, Elettra Miura Lamborghini ha dato molto di cui parlare. Il bacio con l'altra protagonista del programma, Chloe, non è stato un incidente di percorso. La showgirl, infatti, ha puntualizzato: "Ho deciso di baciare solo le ragazze perché non voglio problemi. Mi piace il pesce, ma anche il pollo".

Ma il suo interesse per le donne ha avuto un breve corso. Dopo le prime uscite in discoteca con gli altri compagni, qualche idromassaggio di troppo, Elettra Miura Lamborghini ha ceduto alle avances di Marty Mckenna. Il bacio appassionato che i due si sono scambiati - come riporta DavideMaggio.it - "è poi sfociato in una doccia particolarmente hot (lui era nudo, lei in mini bikini), con tanto di strusciamenti". E ancora, la ricca ereditiera ha commentato così la virilità del ragazzo: "Lui non ha un baby pene ma una salsiccia, piccola ma grassa".

Il rapporto con Marty, però, stando ad alcune anticipazioni si starebbe incrinando a causa dell’atteggiamento irrispettoso mostrato dal giovane nei suoi riguardi. Il ragazzo, infatti, avrebbe "fatto lo spaccone con alcuni suoi compagni, lasciandosi scappare un dettaglio piuttosto intimo del loro flirt". Presa dalla collera, quindi, Elettra Lamborghini lo avrebbe affrontato a muso duro, dandogli prima del bugiardo e poi arrivando a mettergli le mani addosso.

Alessandra Ambrosio ​e la linea estiva di Xti

Myrta Merlino lascia in anticipo "L'Aria che tira"

$
0
0

Myrta Merlino lascia con due puntate d'anticipo il timone de L'Aria che tira: "Devo occuparmi di questo problema..."

Myrta Merlino lascia con due puntate d'anticipo il timone de L'Aria che tira. La conduttrice verrà sostituita da David Parenzo. I motivi del ritiro sono chiari e lei stessa ha deciso di parlarne col suo pubblico in tv: "La mission principale della mia trasmissione è l’ascolto delle tante storie che hanno man mano riempito la redazione mostrando un paese in balia della crisi, senza bussola e spaventato. Quel paese che gran parte della politica si ostina a non guardare negli occhi”. Poi ha aggiunto: "Quest’anno lascio in anticipo la conduzione di L’aria che tira, che è la mia casa, per occuparmi di un problema familiare”, ha detto la conduttrice sorprendendo il pubblico. “Mi fermo perché ho bisogno di dedicarmi alla mia famiglia. Ho un problema che sento di dover affrontare. Per tutto l’anno ho messo il programma davanti a tutto, ma adesso devo occuparmi dei miei affetti perché se non lo facessi me ne pentirei”. La conduttrice tornerà regolarmente al comando della trasmissione a settembre.

Radiogiornale

$
0
0

C'è una fascia oraria della radio che acquista sempre più centralità nell'informazione degli ascoltatori. È il mattino. Quel pugno di ore tra le 6 e le 9 nelle quali gli ascoltatori sono a decine di milioni, trasformando il segmento in uno dei più pregiati, forse il più pregiato, dal punto di vista pubblicitario. Fino a pochi anni fa, il compito del mattino radiofonico era quello di divertire il pubblico, confidando che l'informazione fosse devoluta innanzitutto alla carta stampata e poi anche alla tv. Certo, ci sono sempre stati i notiziari, anche lunghi, e i programmi di approfondimento tendenzialmente su argomenti di cronaca o di politica. Ma non erano contenitori di notizie, interviste e approfondimenti capaci di dare il punto esatto della situazione sia in materia di politica interna che di cronaca estera. Ora invece sono spesso autentici radiogiornali ragionati che arrivano anche a dettare l'agenda politica. Lo fa da sempre, quasi per ragione sociale, Radio Anch'io condotto da Giorgio Zanchini su Radio1 dal martedì al venerdì dalle 8.30 alle 10. Ed è in crescita esponenziale Non Stop News su Rtl 102.5 condotto dal lunedì al giovedì dalle 6 alle 9 da Giusi Legrenzi, Fulvio Giuliani e Pierluigi Diaco e dal venerdì alla domenica da Barbara Sala e Max Viggiani. Il pregio è l'agilità nell'adattare la scaletta e nel raggiungere ospiti decisivi come il premier oppure il magistrato o ancora il leader politico che, data l'ora, possono prendere posizione sull'argomento del giorno diventando centrali nell'informazione. Un ruolo delicatissimo e svolto con una competenza che fa invidia a molti sedicenti esperti di informazione.

«Dopo Ballando con le stelle ora mi dedico al teatro»

$
0
0

Nino Spirlì

Non controlla le pause: le domina. Con antica sensuale maestria, padroneggia i silenzi e le argentine esuberanze del racconto. Mentre dice di sé, ti penetra quanto la lama della passione e ti sconvolge ogni naturale caos interiore. Giusy Versace non è una donna noiosamente qualsiasi, di quelle che incontri nei corridoi del Palazzo, o ai convegni sull'essere donna, o nelle aulemagne delle baronie universitarie. Questa Femmina d'altri orizzonti sa di giardini primordiali, di frutti rubati, di perfidi diabolici serpi tentatori. «Per una donna le gambe rappresentano molto dal punto di vista della femminilità. Aprire un guardaroba e dover rinunciare, di colpo, a tante cose, dalle minigonne ai tacchi alti, è stato decisamente un momento impegnativo per una donna. E riuscire, oggi, a distanza di qualche anno, ad indossarli di nuovo è, per me, un piacere ritrovato. Riesco anche a ballarci e chiedo spesso al mio tecnico di taroccarmi le caviglie e aggiustare le inclinazioni per poter osare un tacco sempre più alto. Ed è stata proprio la partecipazione a Ballando con le Stelle, il mio momento OFF più significativo. Non avrei mai pensato di poter anche solo partecipare, dopo l'incidente, ad una gara di ballo e, alla fine, perfino vincerla. Indossare un meraviglioso paio di gambe da ballo, come fossero scarpette da danza, ma col tacco altissimo, e volare nell'aria a inseguire le note musicali. OFF OFF OFF!!! » E ride. E ride anche quando le chiedo come si senta, in questi giorni di prove, sapendo che mancano poco meno di due settimane al suo debutto come attrice teatrale. «Mi tremano le gambe che non ho!».Ed esplode un'altra risata argentina E ti annichilisce la densità della risata. Solo Maria Callas riusciva a farmi confusamente innamorare così profondamente. E l'imperfetto è al posto giusto. E, mentre ci diamo appuntamento al Teatro Manzoni di Milano per il prossimo 14 giugno, quando, con la regia di Edoardo Sylos Labini, andrà in scena con lo spettacolo tratto dal suo libro autobiografico Con la testa e con il cuore si va ovunque, mi abbandono con un sorriso necessariamente autoironico all'impossibile sogno del miracolo della mia eteroriconversione.

Nell'arte va di moda il plagio

$
0
0

Un buon compositore non imita: ruba. Queste le parole del grande Igor Stravinskij che devono essere state prese alla lettera da molti artisti negli ultimi anni. Tra i casi di plagio che hanno suscitato più critiche vi è anche quello riguardante Francesco Renga, che nel 2002 portò al festival Tracce di te, pezzo che risultò davvero troppo simile a Due grosse lacrime bianche cantata da Iva Zanicchi nel 1969 e come non ricordare I Sottotono con Mezze verità la cui melodia era simile a quella degli N Sync con Bye bye bye. Il caso imperversò in molte puntate di Striscia la notizia. Il duo rap, composto all'epoca da Tormento e Fish, ebbe anche uno scontro fisico con Valerio Staffelli, inviato che consegnò loro il Tapiro d'Oro. I ritornelli non sono identici, le assonanze, però, sono evidenti. In queste ultime settimane anche il «plagio» di Marie Le Pen il cui staff copiò un minuto e mezzo di discorso di Fillion. Terminiamo con un'opera teatrale moderna, Nerone messa in scena in modo pop da Edoardo Sylos Labini e adesso «copiata» da Divo Nerone. Insomma copiare può andar bene ma almeno si riconoscano i diritti d'autore e qualche sesterzo.

Van de Sfroos, in stile «beat»

$
0
0

Arrivano (con marchio blasonato) i racconti del cantautore-scrittore

Angela Lonardo

Talvolta le canzoni sono limitanti per chi racconta storie: in tre o quattro minuti non riescono a contenere la ricchezza di situazioni e personaggi. È la volontà di non essere prigionieri del tempo, nonché di un solo linguaggio, che ha spinto big della nostra musica, da Guccini a Ligabue, a fare il grande salto nell'editoria. Di questo esercito di cantautori-scrittori fa parte anche Van de Sfroos, anche se accomunarlo agli altri è sbagliato. Il suo è un caso a parte perché ricerca musicale e letteraria in lui hanno proceduto sempre di pari passo. «Perché sali sul palco?» gli chiese il suo agente letterario al loro primo incontro. «Perché nessuno mi fa scrivere libri» la risposta di Van de Sfroos. Di libri, poi (dopo l'esordio con un volumetto di poesie e il poema Capitan Slaff), ne ha scritti due: Le parole sognate dai pesci e Il mio nome è Herbert Fanucci, entrambi editi da Bompiani. E con il suo passaggio a La nave di Teseo, che lo conduce nel mondo degli intellettuali a tempo pieno, subito dopo l'estate arriverà il terzo: una raccolta di racconti. «Sono sempre stato uno scrittore occasionale, in stile beat generation, con taccuini dove tutto era flusso e poi si trasformava in qualcosa di più lineare» dice il contastorie del lago partito dal teatro canzone. Come con le sue canzoni, anche su carta fotografa un mondo reale: c'è chi ha cercato fortuna in America, chi ha combattuto guerre nascosto in una cantina, chi ha mille segreti nella mente e un grosso peso sul cuore. Le sue sono storie bizzarre ma vere, di cui fiuta la forza narrativa e arricchisce di particolari come un maestro della scrittura. E la musica, in questi casi, ce la mette il lettore.


Quando lo scatto è una missione

$
0
0

In mostra a Milano le opere della ex fotomodella Mjriam Bon

Barbara Silbe

Anima sensibile quella di Mjriam Bon, mossa dalla determinazione tipica di chi ha vissuto intensamente fino a prendere coscienza di sé e del mondo. Modella a 16 anni, dopo aver lavorato per i più grandi nomi del fashion system e aver posato davanti all'obiettivo di chissà quanti fotografi, sceglie di stare dall'altra parte della fotocamera e diventa una ritrattista ora celebrata da una mostra aperta durante il Phifest, bel festival internazionale e indipendente giunto alla seconda edizione e ospitato a Base Milano fino al 5 giugno. «Attraverso la fotografia ho acquisito la mia consapevolezza - esordisce l'artista -; ho sempre avuto la passione per questo mestiere, quando ero modella fotografavo colleghe, persone, backstage. Tre anni fa ho capito che era questa la mia strada, la moda ha smesso di interessarmi e sono passata al ritratto. Riesco a vedere tutto attraverso un volto». Gente comune, ballerine, attori, fermati in inquadrature strette dalle quali emerge il bisogno di scavare fino a trovare una storia da raccontare. «Mi piace mettere idealmente i soggetti con le spalle al muro, senza lasciare vie di fuga apparenti, per poi metterle a loro agio fino a tirar fuori una storia. Esco sfinita da ogni sessione, cercare la loro fiducia è come fare una seduta psicologica. Vivo questo mestiere come una missione e ho scelto il ritratto come main concept del mio lavoro perché è l'ambito che mi dà di più». Mjriam Bon è anche impegnata nel sociale per associazioni no profit contro i disturbi alimentari. La mostra 30 Shadows of urban attitude è in partnership con il marchio Neubau ed è un esperimento sociale che disegna pensieri e sguardi attraverso le lenti.

Lo Giudice, l'artista geologo che trova l'«Eden» nei colori

$
0
0

«I colori sono degli esseri viventi, degli individui molto evoluti che si integrano con noi e con il tutto» diceva Yves Klein, padre del Nouveau Realisme e dell'arte «immateriale». L'immaterialità del colore dove «prima, non c'è nulla, poi c'è un nulla profondo, poi - diceva sempre Klein - una profondità blu» continua a folgorare sulla via di Damasco anche gli artisti contemporanei ed è alla base della ricerca di Marcello Lo Giudice, artista geologo al quale il Museo Maxxi di Roma dedica la personale intitolata Eden, pianeti lontani.

In mostra solo tele monocrome di grandi dimensioni che accompagnano lo spettatore in un vortice di pigmento e materia. Gli studi scientifici, dice, hanno dato il «la» alla sua arte: «Studiando geologia, paleontologia e geografia fisica ho conosciuto meglio il nostro pianeta. Analizzando i minerali al microscopio, in particolare, ho scoperto le meravigliose cromie che ci sono dentro un millimetro di zolfo, di calcite o di magma. Al microscopio vedi i più bei capolavori dell'arte contemporanea». Del resto, diceva un illustre chimico, se è vero che tutti godono esteticamente della forma, solo gli scienziati entrano in sintonia con i meandri della materia. Il richiamo all'alchimia della materia è il primum movens che ispira la serie degli Eden in mostra al Maxxi, una serie di monocromi che tuttavia lasciano spazio a stratificazioni «telluriche», per usare un aggettivo che il grande critico francese Pierre Restany usò parlando delle opere di Lo Giudice. Paesaggi geologici su cui spicca Eden Vulcano, opera recentemente esposta al Russian State Museum di San Pietroburgo.

Il pigmento blu, tanto caro a Klein, è ben presto divenuto la cifra distintiva dell'artista siciliano; quel colore che forse più di ogni altro riesce a incarnare un ideale di infinita contemplazione, di unificazione tra cielo e mare. Un colore che spesso fa capolino anche nelle sculture, malgrado sia l'oro a rappresentare la sua opera tridimensionale più significativa: ovvero il Cantico delle creature realizzata con 7000 api che testimoniano l'impegno dell'artista sui problemi che affliggono il pianeta. L'attenzione all'ambiente e al sociale valsero a Lo Giudice la nomina di Artista della Croce Rossa e fu alla base nel 2013 dell'adesione alla Fondazione Principe Alberto II di Monaco e al progetto Save Mediterranean Sea con cui l'artista sostiene attraverso le sue opere la ricerca biomarina. L'artista geologo amico della natura rappresenta un felice caso di outsider rispetto al sistema dell'arte, da anni largamente apprezzato dal mercato internazionale e la cui opera è finalmente consacrata da un importante museo italiano.

"Ecco il bello della mia libertà: non dire per forza cose di sinistra"

$
0
0

L'artista riparte in tour con Fedez e poi torna solista: «Ora sono papà e ho smesso di fumare tutto. A mio figlio dovrò spiegare alcuni miei testi...»

Alla fine arriva il J-Ax che non t'aspetti. E il bello di esser nuovi (parafrasando il titolo del suo ultimo disco da solista, Il bello d'esser brutti) è che non sei diverso da prima, sei solo più completo. «Son papà da poco e ho anche smesso di fumare. Di fumare tutto. Ed è successo naturalmente», spiega lui che in quel «tutto» include anche la cosiddetta «maria». Un colpo di scena. Dopo il doppio platino per il disco Comunisti col Rolex registrato con Fedez e un tour di indubbio successo, ora è a casa con suo figlio e si prepara alle undici date grazie alle quali dal 19 giugno girerà di nuovo l'Italia scatenando come sempre il finimondo. Di biglietti venduti. Di entusiasmo. E, manco a dirlo, di polemiche e bagattelle social. Insomma, la tipica tabella di marcia di chi, come dicono i colti, polarizza il pubblico. Pro o contro. Buono o cattivo. Ma comunque al centro dell'attenzione.

Però, caro J-Ax, dovrebbe esserci abituato.

«In ogni caso è sempre intenso come ai tempi di Tranqi funky con gli Articolo 31».

Appunto.

«Però in questo tour, nel quale concerto dopo concerto è cresciuto l'affiatamento con Fedez, da una parte ogni sera c'erano grandi numeri e dall'altra ogni giorno una polemica qualsiasi, persino sui nostri firma copie».

Nel frattempo è diventato papà.

«E vedo il mondo con occhi diversi».

Ad esempio?

«Per tutta la vita ho trovato noiosi i padri che ti costringevano a vedere le foto dei figli, adesso no... Cambia il tuo punto di vista e inizi a preoccuparti del loro futuro, dalle cose più banali fino al riscaldamento globale. E inizi anche a rivedere il tuo passato».

Per spiegarglielo?

«Beh da Tocca qui fino a Maria Salvador, ho molti testi sui quali dovrò dare spiegazioni». (sorride - ndr)

E come farà?

«Diciamo che il punto fermo è che l'abuso di qualsiasi sostanza è sbagliato. Poi la prenderò alla larga parlando di libero pensiero e libertà di agire».

J-Ax liberale.

«Preferisco libertario. Parto da sinistra, ma dopo tanti viaggi in Usa ora mi identifico con le idee del Left-libertarianism».

Traduca.

«In sostanza, sono d'accordo che ci debba essere il welfare con la sanità pubblica eccetera. Ma non è necessario arrivare al 70 per cento di tasse come da noi, basta il 10 per cento».

«Dalla lotta di classe alla botta di tasse», come cantate in Senza pagare da Comunisti col Rolex. In un post su Facebook si schiera per la difesa armata dei cittadini.

«Attenzione: non è una presa di posizione contro i clandestini o un invito a sparare al Rom, questa è roba da disinformazione. In realtà parto dal presupposto che dentro casa mia io sono il re. E lo stato ha fallito nell'intento di garantire molti diritti fondamentali ai cittadini. Tra questi la difesa. E quindi a questo punto credo che ogni uomo possa essere il re del proprio castello e mandare via chi vuole oppure non farlo entrare».

Le danno del qualunquista.

«Io sono incolto e ignorante rispetto a tante voci che si sentono opinion leader. Ma parlo senza filtri ideologici, cercando di usare buon senso».

In Italia si rischia comunque di essere etichettati.

«Infatti trovo assurdo dire soltanto cose di sinistra se poi, come nel mio caso, parlo di difesa personale. Tutto voglio essere considerato tranne che un cantante della sinistra oppure un reazionario».

Sul web c'è la critica facile (e gratuita).

«Da trent'anni vedo gente che cerca di emergere criticando in ogni modo. Sono i più facili da comprare. Prima c'erano i giornali specializzati, poi c'è stato un momento di stanca. Ma, come si dice volgarmente, gli stronzi vengono sempre a galla. Oltretutto adesso l'hating ti rende virale».

Gira voce che il protagonismo di Fedez all'Arena di Verona (la proposta di matrimonio a Chiara Ferragni) l'avrebbe infastidita.

«Ma secondo lei Fedez non me l'aveva chiesto prima? Sono romantico e ho detto di sì».

Avete fondato la Newtopia che ha lanciato, tra l'altro, Rovazzi.

«Viene spesso scambiato per un cantante, ma lui è un musicista audio visual sulla falsariga del trio The Lonely Island al Saturday Night Live.

Insieme avete appena prodotto il nuovo brano di Sergio Sylvestre.

«Abbiamo aderito alla campagna Tuborg Open elaborando un beat di Major Leazer».

Il vostro tour finisce il 3 settembre. Dopo una settimana si «dovrebbe» votare.

«Beh sarà divertente vedere sui cartelloni elettorali se i candidati hanno superato o no la prova costume... A parte gli scherzi, sarebbe bello votare il prima possibile ma non credo proprio accadrà».

E poi?

«Adesso sto scrivendo i featuring che mi hanno chiesto, tanto per dire, programmi tv, un gruppo underground e un trio di comici. E poi sia io che Fedez ci concentreremo sui nostri nuovi dischi solisti...».

"La scienza cerca gli alieni con Newton e Leopardi"

$
0
0

In «Un mondo di mondi», scritto col fisico Sindoni, il filosofo fa il punto sulla vita fuori dalla Terra

L'idea che la vita sulla Terra sia stata portata da creature provenienti da un altro pianeta è comune ai miti e alle leggende di quasi tutte le civiltà del passato. Da certezza condivisa e tramandata nelle società arcaiche, la possibilità di una vita extraterrestre è diventata una ipotesi scientifica al vaglio della comunità internazionale di fisici, astronomi e matematici, che hanno impostato programmi e avviato ricerche per verificarne la fondatezza. Il filosofo della scienza Giulio Giorello ha scritto, insieme con il fisico Elio Sindoni, un saggio sulla ricerca della vita intelligente nell'Universo intitolato Un mondo di mondi (Raffaello Cortina Editore, pagg. 142, euro 16), in cui analizza le ipotesi aperte dalla caccia all'extraterrestre.

Professor Giorello, che cosa possono dirci oggi un fisico e un filosofo della scienza sull'ipotesi dell'origine extraterrestre della vita?

«Innanzitutto che a questa domanda non c'è ancora una risposta. Ciononostante, non dobbiamo mai smettere di cercare, consapevoli che ci avventuriamo in un territorio molto difficile e delicato, che non fu indagato nemmeno da Darwin. Infatti, quando scrisse il trattato sull'origine delle specie, non si chiese quale fosse l'origine della vita, che è una delle domande più affascinanti e più difficili a cui, in ogni tempo, provarono a rispondere scienziati, filosofi e letterati».

Quindi, la materia non è riservata ai soli scienziati...

«Beh, uno dei primi a occuparsene in modo scientifico fu un filosofo presocratico, Anassagora, il quale con la teoria della panspermia ipotizzò che i semi della vita fossero presenti, in numero infinito, in tutto l'Universo. Dopo di lui, oltre a scienziati come Copernico e Galileo, Keplero e Newton, a interrogarsi sulle ipotesi di vita diversa da quella che conosciamo sul nostro pianeta furono anche molti letterati, dall'Ariosto a Edmond Rostand, da Shakespeare al nostro Leopardi, ambedue tra i miei poeti preferiti».

Non condivide, dunque, l'idea che una irriducibile diversità contrapponga letterati e scienziati?

«No, non direi, soprattutto visti i tentativi di conciliazione provenienti dalla cultura moderna, a partire dall'intuizione molto interessante di Giacomo Leopardi, un patito dell'astronomia, fortemente affascinato da chi aveva rinnovato la cultura astronomica, come Copernico e Newton, che lui definisce esploratori dell'Universo e delle sue leggi esattamente come Magellano, invece, lo fu del globo terrestre».

Quando parliamo di vita intelligente, ne abbiamo una definizione precisa?

«Sono due parole molto complesse, anche perché potremmo ipotizzare l'esistenza di forme di una vita talmente diversa da essere inimmaginabile. Le leggi fisiche sono uguali per tutto l'Universo, ma non sappiamo se questo vale anche per le leggi biologiche. Questo non ha fermato la ricerca scientifica - scientifica, ripeto! - della vita nello spazio. A questo proposito, nel libro raccontiamo i tentativi effettuati da una scienza che nacque alcuni decenni fa, e che prende il nome di bioastronomia o esobiologia. Da quasi quarant'anni un organismo ufficiale, la International Astronomical Union's Commission, indaga sulle possibilità di vita extraterrestre».

Con quali risultati?

«Siamo passati dalla possibilità di vita extraterrestre alla probabilità di essa. Fin dagli anni '60, un astrofisico americano, Frank Drake, che sia io che Sindoni incontrammo più volte, è un entusiasta promotore del tentativo di entrare in contatto con forme di vita intelligente su altri pianeti che, essendo extrasolari, sono molto, forse troppo lontani per avviare un dialogo con loro, ammesso che esistano. Margherita Hack espresse più o meno la stessa idea: la vita nella nostra galassia esiste, probabilmente esisteranno pianeti abitati da esseri viventi e intelligenti, ma è improbabile che abbiano contatti con noi in tempi ragionevoli...».

Che cosa possiamo fare, dunque?

«Ripeto: mai smettere di cercare, dato che la ricerca è sempre un bene, anche se rimane solo a livello teorico. Ci cambierebbe molto l'idea che esistano esseri intelligenti su qualche pianeta extrasolare, in qualche modo ci sprovincializzerebbe, però, un conto è ipotizzare la loro esistenza, un conto è trovarli. Non guardiamo, Sindoni e io, a pseudo resti di ipotetici marziani che qualcuno ritiene aver trovato in qualche deserto americano. A questo proposito, non ci sono, finora, prove empiriche. Aggiungo che non è neppure detto, anzi, è molto improbabile, che l'eventuale vita extraterrestre sia simile alla nostra. L'idea di esseri antropomorfi è ridicola, ed è probabilmente dettata dalla voglia di riprendersi una rivincita su Copernico, che aveva tolto la Terra dal centro del mondo, mentre noi, con l'idea di un antropomorfismo extraterrestre, riaffermiamo la nostra centralità come specie».

Niente prove empiriche, scarse probabilità di trovare vita extraterrestre. Qual è allora la ragione di occuparsi di questo argomento?

«È una grande avventura umana che merita di essere raccontata. Ci riporta alla domanda su noi stessi, sul significato che diamo alla nostra esistenza e a quello che crediamo di essere; nel caso specifico, Sindoni è un credente, io no, però entrambi siamo sempre pronti a rivedere le nostre posizioni, che qui abbiamo cercato di esporre nel modo più chiaro e semplice possibile».

Muore Jeffrey Tate, maestro amatissimo

$
0
0

Aveva diretto anche l'orchestra della Rai. Era in visita all'Accademia di Bergamo

Un grande della musica se ne è andato all'improvviso mentre parlava, assaporava la sua musica. È morto Jeffrey Tate, direttore d'orchestra inglese, per una malore mentre era in visita all'Accademia Carrara di Bergamo. Aveva 74 anni. Inutili i soccorsi prestati dagli operatori del 118. Tate ha diretto alcune delle principali orchestre del mondo, dalla London Symhony ai Berliner. In Italia era stato direttore musicale del San Carlo di Napoli e direttore dell'Orchestra Sinfonica della Rai che insieme alla Direzione di Rai Cultura «esprimono il loro più profondo cordoglio». «Il grande direttore d'orchestra inglese - è scritto in una nota - è stato Primo direttore ospite della compagine sinfonica della Rai dal 1998 al 2002, e successivamente Direttore onorario fino al 2011». Avrebbe dovuto dirigere il concerto in programma giovedì prossimo all'Auditorium Rai Arturo Toscanini di Torino, che sarà a lui dedicato. «Restano indimenticabili tutti i suoi numerosissimi concerti sul podio dell'Orchestra Rai, con la quale ha interpretato al più alto livello pagine del repertorio inglese, capolavori di Bach, Bruckner, Mahler, Schumann e Wagner, del quale eseguì anche I maestri cantori di Norimberga in forma di concerto».

Nato il 28 aprile 1943 a Salisbury, Tate era stato a lungo ricoverato per la spina bifida e la cifosi di cui soffriva dalla nascita. Aveva studiato pianoforte e composizione al Trinity College di Cambridge e si era laureato in medicina, anche se poi aveva scelto di concentrarsi sulla musica classica, la sua grande passione. Il direttore aveva già avuto due gravi crisi, ad Amburgo e a Napoli, in cui aveva rischiato di morire. Aveva un debole per la musica che si avvicina alla morte: «È la mia parte oscura, wagneriana», aveva spiegato in un'intervista, «nelle mie condizioni c'è un modo diverso di guardare alla vita, sei più indipendente. Sul piano artistico, è molto utile».

Il film del weekend: "Wonder Woman"

$
0
0

Una spanna sopra gli altri film di supereroi grazie alla presenza di un Femminile pieno di grazia, forza e innocenza

"Wonder Woman" non è solo il migliore tra i film di supereroi prodotti fino ad oggi dall'Universo Cinematografico DC, (del resto i precedenti non brillavano per qualità), ma è un invito a riscoprire le caratteristiche divine del Femminile attraverso un personaggio credibile e potente.
La Principessa Diana (Gal Gadot) cresce sulla segreta isola di Themyscira nel regno delle Amazzoni, popolo di donne guerriere che la protegge e la addestra al combattimento. Il suo destino si compie quando Steve Trevor (Chris Pine), una spia americana in servizio durante la Prima Guerra Mondiale, precipita col suo aereo su quelle coste. Diana ne ascolta i racconti e decide di seguirlo nel mondo esterno, convinta di poter porre fine al conflitto bellico sconfiggendo quello che ne ritiene il responsabile, il malvagio dio Ares.
Dopo un prologo dalle atmosfere fiabesche, dedicato alle origini del mito, l'azione si sposta in una grigia e fumosa Londra. Il peplum diventa quindi un war movie dalle sfumature romantiche.
Patty Jenkins, già regista di "Monster" nel 2003, dirige la splendida e magnetica Gal Gadot in un'opera di certo lontana dalla perfezione, penalizzata dall'estrema semplicità della trama e dalla presenza di antagonisti monodimensionali, di dialoghi poco ispirati e di una computer grafica mediocre. Eppure si sorvola abbastanza facilmente su tutti questi difetti grazie al carisma di una protagonista in grado di emanare grazia, forza e innocenza, conquistando lo spettatore alla sua causa e alla sua visione dell'esistenza.
Il fascino ipnotico di Wonder Woman (che però nel film non viene mai chiamata così) sta tutto nella meraviglia che si legge nei suoi occhi. Vergine del mondo, armata di un cuore gentile e appassionato, nel suo viaggio Diana conoscerà il lato feroce dell'uomo e questo la condurrà a perdere l'innocenza. Ma nel tragitto il pubblico, attraverso il punto di vista puro e incontaminato di lei, avrà riscoperto l'orrore nauseabondo di atrocità cui si è assuefatto da troppo tempo. Grazie all'immedesimazione, infatti, il messaggio antibellico del film è dirompente.
"Wonder Woman" non è quindi solo il racconto di formazione di un'eroina ma una rieducazione sentimentale dello spettatore: gli ideali e la speranza di questa creatura, la volontà e la determinazione con cui difende quello in cui crede, fanno innamorare della vita, luci e ombre comprese.
Interessante anche la riflessione circa la natura del male, laddove ci si interroga se origini da un principio astratto, d'ascendenza ultraterrena, o alberghi nelle profondità dell'essere umano.
Gal Gadot è regale e semplice allo stesso tempo, indossa la propria magnificenza estetica con naturalezza e noncuranza proprio come farebbe una creatura divina per nascita.
L'attrice sa prestarsi al registro comico, nei siparietti legati al continuo stupirsi di Diana, commuove per il modo in cui rende palpabile il suo candore, ed è convincente nel ricordarci che il femminile diventa guerriero sempre per difendere ciò che ama (e quindi per ragioni molto diverse da quelle maschili).
Vedere nel personaggio un'icona d’emancipazione femminile è corretto ma anche riduttivo, perché Diana è un modello positivo, quanto a forza e indipendenza, per chiunque.
Il suo animo puro e sognante, testardamente ingenuo, incapace di restare indifferente di fronte ai soprusi, è espressione di un idealismo alieno più che demodé. Eppure è proprio l'effetto straniante che si percepisce di fronte a tanta assenza di malizia e possente purezza morale che rivela quanto ci sia bisogno di confrontarsi con questo tipo di bellezza.

Il Volo confessa: "Facciamo sesso solo dopo i concerti"

$
0
0

Intervistati dal settimanale Nuovo, i tre tenori de Il Volo hanno svelato alcuni retroscena della loro vita privata: "Per cantare con la tecnica tenorile si usano molto i muscoli addominali, per questo non possiamo avere rapporti prima dei concerti"

Dopo la vittoria al Festival di Sanremo la carriera de Il Voloè decollata, i tre tenori sono diventati vere e proprie star internazionali.

Tournée, concerti live, cerimonie ufficiali, insomma Il Volo sono diventati un punto di riferimento nel mondo. In un'intervista al settimanale Nuovo i tre cantanti si sono lasciati andare e hanno fatto una confessione un po' particolare. I componenti del gruppo, infatti, hanno svelato una loro abitudine piuttosto intima: prima di ogni concerto si guardano bene dal fare sesso.

Dietro questa scelta, però, c’è una ragione ben precisa. "E’ una regola scientifica – spiegano al settimanale Nuovo –. Per cantare con la tecnica tenorile si usano molto i muscoli addominali. Se si hanno rapporti sessuali prima, si potrebbe perdere la tonicità. Insomma, fare il tenore in questo senso è una bella rottura di scatole. Però finito il concerto i muscoli possono lavorare: e questo lo possiamo assicurare".

E dopo questa confessione privata, rivelano anche qualche chicca sulla loro vita lontano dai riflettori, lanciando una chiara frecciatina a Fedez. "Facciamo tutte le classiche cavolate da ventenni - dicono - ma le etichette ci infastidiscono, non vogliamo essere omologati agli altri. Non siamo mica Fedez, siamo il Volo".


Selfie, il programma della Ventura vince la serata in termini di ascolti

$
0
0

Selfie - Le cose cambiano è passato dal lunedì al venerdì sera tenendo incollati al piccolo schermo più di due milioni e mezzo di telespettatori

Lo spostamento al venerdì in prima serata di Selfie – Le cose cambiano ha permesso al programma condotto da Simona Ventura di vincere la serata in termini di ascolti tv: la quarta puntata dello show ha fatto registrare un ascolto pari a circa 2 milioni e mezzo di spettatori.

Selfie - Le cose cambiano, quindi, è stato il programma più visto della serata, anche se ha fatto uno spinoso testa a testa con il film trasmesso su Rai1, La memoria del cuore. Ma nonostante tutto il programma di Simona Ventura ha vinto e il suo passaggio dal lunedì al venerdì è stato un boom di ascolti.

Nel corso della quarta puntata, infatti, a tenere incollati gli spettatori alla televisione è stato un battibecco tra Alex Belli e Platinette. I due si sono scontrati duramente sul tema "l'abito fa il monaco sì o no?". Platinette si è subito battuta contro l'apparenza: "Bisogna insinuare il dubbio che alcuni lavori necessitano di competenze. Io sono un cesso rispetto alla media. Io allora dovrei stare chiuso in casa, a mangiare come un bulimico come ho fatto per anni, e a non fare il mio lavoro".

Ma Alex Belli ha replicato spiegando che anche l'occhio vuole la sua parte: "Purtroppo la verità è questa. A un colloquio di lavoro tra due persone con le stesse competenze una persona che ha un bell'aspetto fisico viene presa". Peccato, però, che Platinette non la pensi al suo stesso modo e con una battuta piuttosto velenosa mette l'attore alle strette: "E allora ciò vorrebbe dire che tu reciti perché sei bello?".

La reazione di Alex Belli non si è fatta attendere tanto e subito si è scagliato contro Platinette: "Ma non dobbiamo parlare di noi. Dobbiamo parlare della vita reale della gente. Gli attori brutti esistono e lavorano anche più di me, non è quello il problema. Noi dobbiamo parlare delle persone che si rivolgono a Selfie e noi siamo qui apposta per dare una mano". "Che generoso…", ha esclamato Platinette per liquidare l'attore piuttosto rancoroso.

Naike Rivelli simula il sesso orale: "Chi vince il pene d'oro?"

$
0
0

La figlia di Ornella Muti è tornata a dividere l'opinione pubblica con un filmato piuttosto spinto. Naike Rivelli, infatti, nel video pubblicato sui social simula il sesso orale

Naike Rivelli sa bene come far parlare di sé, dopo la proposta "incedente" a Carlo Conti e le decine di video provocanti, l'ultimo filmato su Instagram ha scatenato gli utenti in rete.

La figlia di Ornella Muti ha condiviso tramite il suo profilo Instagram un video di pochi secondi. Nel filmato Naike Rivelli ha in mano un calippo e prima di mangiarlo, si diverte a provocare i suoi fan. Dopo aver mostrato il ghiacciolo in camera e aver aggiunto qualche effetto nel video, la showgirl si lascia andare a simulazioni piuttosto spinte.

Naike Rivelli, infatti, con il calippo in mano simula l'atto del sesso orale. Ma non solo. Oltre alla simulazione, la figlia di Ornella Muti si diverte a pronunciare qualche frase che lascia poco all'immaginazione: "Questa è la nuova me. Dopo il partito dell'amore, arriva il partito del calippo". Al video, poi, La Rivelli allega una frase facendo la parodia al tapiro di Striscia la Notizia:"Chi vince il pene d'oro?".

Il video della showgirl ha ottenuto centinaia di commenti nel giro di poche ore. Tra chi la critica e chi la insulta, c'è anche chi la sostiene e si diverte grazie ai suoi filmati. (Guarda il video)

#blackbeltmouth #cinturaneraintv Who Wins The Golden Penis ??? Chi Vince Il Pene D'Oro?? #calippocrazia #calippocratiche #italia #tv #trash #corruzzione #veline #velone #vallettopoli #stran #iere #politica #miconsenta #arrampicata #fallica #muoio #rido #almeno #lasciatevi #prendere #ingiro @littlehiltonboy @dagocafonal @gossiptvofficial @algidaitalia @125p

Un post condiviso da Naike Rivelli (@naikerivelli) in data: 3 Giu 2017 alle ore 02:30 PDT

Temptation Island, Oscar Branzani e Eleonora Rocchini non sono nel cast

$
0
0

L'ex corteggiatrice dI Uomini e Donne ha spiegato in una diretta Instagram che lei e il suo fidanzato non andranno a Temptation Island: "Non ho motivo di parlare con altri ragazzi"

Eleonora Rocchini e Oscar Branzani non parteciperanno alla prossima edizione di Temptation Island.

A negare le voci sempre più insistenti sulla loro partecipazione al programma che mette a dura prova le coppie è stata proprio l'ex corteggiatrice di Uomini e Donne. Eleonora, infatti, nel corso di una diretta Instagram ha spiegato che lei e il suo fidanzato Oscar Branzani non sono nel cast di Temptation Island per ovvi motivi.

"Non mi interessa flirtare con altri ragazzi - dice la Rocchini -. L’amore della mia vita l’ho già trovato. Non ho bisogno di fargli del male, facendogli vedere che magari parlo con qualcuno di cui non mi frega un cazzo, ma magari ci devo parlare perché il contesto mi obbliga a stare a contatto con dei ragazzi di cui, ripeto, non mi fotte un cazzo. Quindi preferisco stare a casa mia a godermi la mia storia. E se deve finire, finisce fra le mura di casa e non in televisione. Quel programma non fa per me. Amo la persona con cui sto e non ho bisogno di fare Temptation Island".

Eleonora Rocchini, poi, ha anche spiegato che lei e Oscar Branzani non hanno partecipato alle ultime puntata di Uomini e Donne dedicate alle coppie perché avevano impegni di lavoro. Non ci sarebbero, quindi, problemi con la redazione del programma come, invece, aveva sospettato qualcuno in rete.

Temptation Island? Piccolo estratto della diretta di Ele di ieri sera. Tra poco troverete la versione integrale sul nostro canale scorrete per vedere il video completo #eleonorarocchini #oscarbranzani #temptationisland #uominiedonne #questashipnonèpertutti

Un post condiviso da Eleonora e Oscar (@eleonoraoscarofficial) in data: 2 Giu 2017 alle ore 00:24 PDT

"Ecco cosa c'è dietro le gaffe dei concorrenti dell'Eredità"

$
0
0

Cosa c'è dietro le numerose gaffe del quiz show di Rai Uno l'Eredità? Lo spiegano gli autori e il conduttore del programma

Cosa c'è dietro le numerose gaffe del quiz show di Rai Uno l'Eredità? Di fatto gli scivoloni in studio dopo la tv diventano veri e propri tormentoni sul web. E così adesso provano a dare una spiegazione gli autori del programma a Tv Sorrisi e Canzoni: "Noi non ci annoiamo mai. Questo programma è un po’ lo specchio dell’Italia. Nel copione di ogni puntata ci sono un centinaio di domande di tutti i tipi. Noi lo diamo al notaio prima dell’inizio della trasmissione e poi le cose vanno da sé. L’imprevedibilità è sovrana. A volte domande difficili hanno risposte immediate e altre più semplici non trovano soluzione". Poi Mario D’Amico, Emanuele Giovannini, Umberto Sebastiano e Leopoldo Siano spiegano cosa c'è dietro le gaffe: "Per i giovani gli eventi storici anteriori al 1980 sono confusi, anzi tra il 1930 e il 1950 c’è proprio una 'nebulosa'. Per le generazioni più anziane le difficoltà arrivano dalla musica recente e da Internet". Infine interviene sulla vicenda anche Fabrizio Frizzi: "E' vero che alcuni concorrenti le dicono 'grosse', ma sottolineare l’errore in quel momento sarebbe come sparare sulla Croce Rossa. Preferisco non mortificarli".

«Riccardo III», una toccante elegia del male

$
0
0

Chi è Riccardo III? Un mito più che un uomo, un essere deforme che finge l'eliminazione del suo stesso sangue costringendo al matrimonio la vedova del suo più mortale nemico. In definitiva siamo nel silenzio della ragione, nell'attuazione massima del crimine. Ci sono state innumerevoli edizioni di questa tragedia che hanno tentato di spiegare ciò che è inspiegabile, ovvero il sinistro fascino del male assoluto che si insinua come un venefico fluido. Perché il gioco della dialettica è stato trascinato via dalla persuasione che, non potendo lottare contro il male assoluto, si culla in movimenti subdoli e accattivanti insiti nel vangelo dell'autodistruzione. Un attore singolare come Lars Eidinger si muove sulla «non scena» dello spettacolo diretto da Thomas Ostermeier, balzando davanti a noi e rimpicciolendosi nel sapiente gioco delle luci, accattivandosi ogni spettatore, come se la battaglia mortale con le parole che segnano queste mirabili ossessioni fosse già vinta prima che i concetti vengano espressi dalla roca balbuzie che si libra nella sua gola. Una regia strepitosa, come l'inedita riscoperta della lingua materna spostata su un asse che rinvia al dissesto del mondo che conosciamo. Dove il delitto progettato e concluso dai docili addetti dello sciancato diventa come in Genet un campo di fiori, dove le minime alterazioni diventano pugnali che alla fine dell'eliminazione di ogni ostacolo vivente si muta in una sontuosa giostra di colori. E il male regna e ricopre la terra del canto luttuoso della parola.

RICCARDO III - Piccolo Teatro Strehler, Milano.

Viewing all 39554 articles
Browse latest View live


<script src="https://jsc.adskeeper.com/r/s/rssing.com.1596347.js" async> </script>