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"Fare pipì nella doccia migliora la vostra vita sessuale": il consiglio del sito di Gwineth Paltrow

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Per migliorare la vostra vita sessuale dovete accovacciarvi sotto la doccia e fare la pipì. È uno dei consigli forntiti dal Goop, il blog di Gwyneth Paltrow, e ripresi dall'Huffington. Assieme a questo insolito consiglio, Goop suggerisce anche alcuni esercizi per attivare il pavimento pelvico, in quanto, tonificandolo, si "migliora la qualità della performance sessuale e dell'orgasmo femminile".

Ed ecco i consigli di Goom: "Cercare di contrarre e poi di rilassare il pavimento pelvico respirando è uno dei più semplici: inspirare rilassando ed espirare contraendo, ripetendolo dalle 5-10 volte (è inoltre un ottimo modo per aiutare a rilassarsi). Anche fare la pipì nella doccia da accovacciate sembra quindi essere utile, visto che la decontrazione dei muscoli è molto più efficace di quanto non avvenga sedute sul water. E considerando che non in tutti i luoghi sono disponibili i bagni, anche un'escursione nella natura o una camminata in montagna diventano buone occasioni per praticare"

Goom, questo il nome del sito della diva, ha fornito una serie di consigli per migliorare la vita sessuale delle donne


"Fabrizio Corona farà il docente a uno stage di comunicazione"

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Fabrizio Corona potrebbe vestire presto i panni dell'insegnante. Come? In base a quanto riporta Dagospia, l’agenzia di comunicazione ed eventi “A&S Comunication & Events” ha pubblicato un annuncio che recita così: "Fabrizio Corona il 3 ottobre terrà uno stage di Comunicazione a Milano, argomenti : 1. Linguaggi Comunicazione e Marketing 2. New media 3. Videocrazia 4. Strategie 5. L'importanza della Visibiltà come acquisirla mantenerla e alimentarla 6. Creare una campagna pubblicitaria di successo off line e on line 7. gestione e sviluppo social network 8 strategie per una campagna web, stampa, tv vincente Alla fine dello stage verrà data una maglieta edizione limitata autografata” per partecipare info e costi scrivere a info@cnmanagement.it organizzatore ufficiale: Alehandro Cardia.”

L'annuncio dell’agenzia di comunicazione ed eventi “A&S Comunication & Events”

I film di Ferragosto

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Ferragosto è sinonimo di vacanze, un termine che ognuno declina nell'accezione che più gli aggrada. Molti si riposeranno a casa, altri andranno al mare, altri ancora raggiungeranno località montane o collinari in cerca di refrigerio, ma, chi non intenda allontanarsi e cerchi una forma di ristoro su cui le condizioni meteo non possano dire la loro, avrà nelle sale cinematografiche un'ottima risorsa.

È di questi giorni, infatti, l'arrivo di due film che sono la quintessenza di un fresco disimpegno per famiglie: "Ant-man", incentrato su un supereroe da fumetto, e "Come ti rovino le vacanze", un road-movie demenziale davvero spassoso.

Il primo dei due è senz'altro non solo il titolo di punta del weekend ma uno dei più attesi della stagione, considerato il dilagante numero di fan che può vantare l'universo Marvel di cui Ant-man è solo l'ultimo fortunato prodotto. La pellicola si presenta come un mix di azione, inventiva e senso dell'umorismo ma, rispetto ad altre edite da quei famosi studi, punta ad intrattenere con meno spettacolarità e più cuore.

Scott Lang (Paul Rudd) ha appena lasciato il carcere ed è pieno di buoni propositi come quello di trovarsi un lavoro. Vuole riabilitarsi agli occhi dell'ex moglie e del nuovo compagno di lei, un poliziotto, in modo da potersi riavvicinare alla figlioletta. Purtroppo tagliare i ponti con le vecchie malsane abitudini non è così facile e ben presto si trova coinvolto in un furto, durante il quale si imbatte in una bizzarra tuta capace di far rimpicciolire chi la indossa. A organizzarne il ritrovamento, solo apparentemente fortuito, è stato il dottor Hank Pym (Michael Douglas) che, da tempo, segue i movimenti di Lang e vuole ingaggiarlo per impedire a Darren Cross (Corey Stoll), suo ex-discepolo, di realizzare un' invenzione pericolosa per l'umanità.

Cinecomic dai toni spensierati ma che si presta, volutamente, a momenti di grande forza emotiva, "Ant-man" mostra un uomo cui non è rimasto altro nella vita se non la volontà di tornare a essere un eroe agli occhi della sua bambina. Non è l'unico genitore in difficoltà cui viene prestata attenzione nel corso del girato: Pym ha un rapporto irrisolto con la figlia (Evangeline Lilly), peggiorato a seguito di un grave lutto familiare. Il film deve molto sia a Rudd sia a Douglas che, con le loro interpretazioni, rendono accattivanti personaggi cui in fase di scrittura non è stato concesso molto spessore psicologico. Il resto è una giostra divertente; tra l'apprendistato necessario al protagonista per prendere dimestichezza con i "poteri" della tuta e il suo familiarizzare con le varie specie di formiche, non si ha tempo di annoiarsi. Insomma, una commedia fantascientifica che diverte con ottimi effetti speciali e non rinuncia a far sfoggio di sensibilità.

"Come ti rovino le vacanze"è invece uno scacciapensieri di tutt'altro genere: irriverente e sboccato. Eppure anche chi di solito non ama la comicità trash farà forse fatica a resistere di fronte ad alcune delle bizzarrie, grevi ma divertenti, di questa commedia on the road. Si tratta del remake di un film che nel 1983 diede il via ad una saga di successo e mischia riferimenti all'originale con altri a pellicole come "Duel" e "Fast and Furious". La trama è davvero basica e serve, in sostanza, a giustificare una successione di siparietti e gag ambientati in diverse location. Rusty Griswold (Ed Helms) è un capo famiglia un po' noioso che, per rompere la monotonia cui condanna da anni la devota moglie Debbie (Christina Applegate) e i due figli James e Kevin, decide per una volta di rinunciare a portarli a trascorrere le vacanze nella solita località di montagna. Quest'anno partiranno da Chicago per raggiungere il parco dei divertimenti Walley World in California. Lungo il tragitto, i contrattempi si sprecheranno, tra mucche cannibali, camionisti pedofili e cognati superdotati (vedi cameo di Chris Hemsworth). Tante risate ma tutte tra il politicamente scorretto e il becero. Consigliato a chi, due estati fa, amò "Come ti spaccio la famiglia".

In questo weekend estivo, al cinema, la parola d’ordine è leggerezza, grazie a due nuove uscite pensate per tutta la famiglia

Gianni Morandi, il web "in ginocchio da te"

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Uno su mille ce la fa. E lui, senza dubbio, ce l’ha fatta. Un mito eterno della musica che non è mai sceso dal dorato Olimpo della celebrità: amato dalle nonne, dai genitori e dai figli. Una gloria che dal bianco e nero delle prime apparizioni tv degli anni '60, è diventata a colori, per poi trasformarsi ancora nel tipico blu di Facebook. Tinte chiare, nitide, senza una sbavatura, come la sua voce. Mani grandi, fisico atletico, naturale simpatia e un enorme talento musicale ed umano: Gianni Morandiè tutto questo.

Tutti hanno scritto e riscritto su questo fenomeno social chiamato Morandi, dalle riviste più autorevoli ai piccoli blog: un coro unanime che ha individuato la formula magica dell’immagine social del cantante di Fatti mandare dalla mamma: disponibilità, simpatia, normalità (quasi da anti-divo). E va tenuto conto che non c’è nessuna strategia, come verrebbe subito da pensare, di social media marketing dietro ogni singola pubblicazione sulla sua pagina Facebook. Allora, che tipo di incantesimo ha fatto il cantante di Monghidoro al milione e 800mila fan che ogni giorno lo seguono commentando e cliccando mi piace come un fiume in piena?

L’educazione. Sì, l’educazione è uno dei suoi punti forti. E attrae perché cozza con il registro dei social network sempre più aggressivo e sfrontato. Gianni non perde mai la calma. Gianni non risponde mai insultando. E, soprattutto, risponde sempre. Condivide con i suoi fan momenti della sua giornata, momenti semplici, la normalità dei gesti quotidiani che riescono a mostralo più vicino e reale. Senza forzature. Già perché, anche nella virtualità del web, la sincerità dell’immagine paga. Infatti, nonostante i 50 milioni di dischi venduti, una collezione sconfinata di album prodotti, quattromila concerti, ventuno film, sette fiction, due festival di Sanremo, undici maratone, Gianni Morandi non si è mai montato la testa. E questo è lo zoccolo duro del suo enorme successo fatto anche di una straordinaria adattabilità al cambiamento del mezzo e del linguaggio.

Ogni suo "autoscatto", guai a chiamarlo selfie, postato su Facebook scatena commenti a pioggia. Ed è proprio davanti alle risposte dei fan che Morandi ha dato il meglio di se. Epico fu l’episodio in cui il cantante pubblicò una foto che lo ritraeva in spiaggia per il primo bagno di stagione. Seduto su uno scoglio guardava il mare: ''19 maggio. Riviera romagnola. Qualche ora al mare, anticipo d'estate... Foto di Anna''. Oltre ai numerosi apprezzamenti dei fan, spuntò anche il commento di un certo Emanuele D.V. che scrisse: ''Ciao Gianni, stai attento alle minchie di mare possono essere molto pericolose soprattutto se ti attaccano da dietro... un abbraccio''. Morandi che ormai sembra davvero aver acquisito un’attitudine zen e pacifica, rispose con nonchalance: "Grazie di avermi avvertito Emanuele, non ne conoscevo l'esistenza, tu quante volte sei stato attaccato? Un abbraccio''.

Ora, come si fa a non volergli bene? A non desiderare di mandargli un saluto, un complimento, un apprezzamento sincero?

Una gloria che dal bianco e nero delle prime apparizioni tv degli anni è diventata a colori, per poi trasformarsi in un divo del web

Come è triste naufragar nel mare senza fantasia delle canzoni estive

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Ah, che nostalgia, tintarella di luna, tintarella color latte, tutta notte sopra il tetto, sopra il tetto come i gatti…

Invece oggi due palle e zero fantasia. Il più furbo, ramo hit estive italiane, è Jovanotti, con L'estate addosso , che dal terzomondismo è passato a «la protezione zero spalmata sopra il cuore» (ma che schifo) perché è «vietato non innamorarsi ancora / saluti dallo spazio / le fragole maturano anche qua». Almeno una volta si cantava «Ma 'ndo vai se la banana non ce l'hai?», le fragole nello spazio non so dove le metti.

Non è che le canzoni inglesi siano meglio, ma almeno non si capiscono, infatti se piacciono è meglio non tradurle. J-Ax è in testa col solito rap, contende il primo posto a Jovanotti, perché ha ancora meno testa, per cui il testo di Maria Salvador fa così: «Scendo, moka, radio, (canna) / Salgo, denti, doccia, barba / leggo l'iPhone sulla tazza. / Vendi, compra, Dow Jones, Nasdaq / paga, tassa, broker, banca / tanta, gloria, quanta, ansia / stacco, basta, sbatta, (canna)». Il significato è che se ti fai troppe canne alla fine parli e pensi così, e considerate che il gorilla Koko usa un lessico di ottocento parole e coniuga i verbi. Da notare che Nasdaq fa fico, non sanno neppure cos'è, ma lo stesso Jovanotti dominò l'estate del 2002 con: «Il Nasdaq che crolla, il petrolio che sale / la borsa che scende, la borsa che sale», un economista.

Un'altra hit è Buon viaggio di Cesare Cremonini, il solito refrain del chi si accontenta gode, per cui: «Buon viaggio / Che sia un'andata o un ritorno / Che sia una vita o solo un giorno / Che sia per sempre o un secondo / L'incanto sarà godersi un po' la strada / Amore mio comunque vada / Fai le valigie / E chiudi le luci di casa». Direi di controllare il gas, soprattutto, e comunque ho il sospetto che ci sia anche qui di mezzo una canna, perché un viaggio in un secondo non so che viaggio fai e questi delle canzoni in realtà non si spostano mai, perché: «chi ha detto che quello che cerchiamo / non è sul palmo di una mano / e che le stelle puoi guardarle / solo da lontano». Macché, altro che canne, le stelle nella mano? Ci vogliono le metanfetamine.

E non bastano neppure quelle per i Negramaro, la canzone per la donna amata è Sei tu la mia città e fa così: «La strada si aggroviglia nei tuoi capelli / i lampioni che esplodono come fanali nei tuoi occhi / hai il cuore che sa di asfalto e di preghiere / e le macchine ti attraversano senza più guardare / e sciogliti i capelli nel fango solo se ci riesci / riallacciami i tuoi dubbi alle scarpe / se poi tu non mi credi / se non mi credi». Una città di merda, sarà Calcutta, mica New York. Comunque anche loro devono avere un pusher niente male.

Marco Mengoni invece al suo amore canta che Io ti aspetto e è lì che la aspetta: «Coi sogni piegati in valigia/ Mischiati ai vestiti da scena/ Tu che non hai più niente di noi/ Tu che mi dai assenza e non lo sai/ Che gli occhi si abituano a tutto/ E i piedi si alzano in volo». Io non lo so, ma uno che mi dice che ha i sogni piegati in valigia e i piedi che si alzano in volo lo lascerei subito o gli direi: «Fammi vedere e lanciati dal balcone», fatto sta che il senso è sempre il viaggio da fermi, il poverismo del chi si accontenta gode, o l'abuso di sostanze allucinogene.

Per Emma Marrone ho avuto una piccola cotta, lo confesso, ho guardato tutta la stagione di Amici di Maria De Filippi solo per vedere lei e girandomi dall'altra parte quando appariva Loredana Berté perché mi fa paura e poi ho gli incubi, e però pure Emma con chi si mette? Lei ha Occhi profondi e ecco cosa vede: «Ti ho visto odiare l'amore / fare la guerra alle stelle / sognare senza pudore finalmente / poi dormire / io ti ho coperto le spalle / scoprendo tutto il mio cuore / ma un sogno non si può rifare». Ha fatto la guerra alle stelle, questo qui, sempre queste stelle, a meno che non sia Capitan Harlock o Luke Skywalker. Lei però gli ha scoperto il cuore (senza spalmarlo con la protezione zero di Jovanotti) e è rimasta fregata, ben le sta, e in ogni caso non si schiodano da dove sono, mai.

Allora, scusate, quanto era meglio Soli di Adriano Celentano, dove gli innamorati si chiudevano in casa e chi s'è visto s'è visto, una bugia coi tuoi, il frigo pieno e poi un calcio alla tv, solo io solo tu, mentre «il telefono è volato fuori giù dal quarto piano». Sebbene io mi sia chiesto sempre: e se poi ti viene voglia di guardare la tv, c'era bisogno di prenderla a calci? E chi sarà quel poveraccio che si è beccato il telefono in testa lanciato dal quarto piano da questi due imbecilli? Lui sì che meriterebbe una canzone.

Prendere solo tre parole (sole, cuore e amore), aggiungere un pizzico di immagini "artistiche", insaporire, se piace, con un po' di irriverenza: il cocktail è pronto per essere servito in spiaggia

Il padre di Amy Winehouse: "Pensava di essere incinta"

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"Amy pensava di essere incita prima di morire". Emergono novità sulla morte di Amy Winehouse. A rivelarle è il padre della pop star scomparsa il 23 luglio 2011, a soli 27 anni. Secondo quanto sostiene il signor Winehouse, infatti, Amy all'epoca della tragedia era fidanzata con il regista Reg Traviss e "stavano per sposarsi". "Non si dovrebbe dire", ha rivelato a un certo punto "ma pensò che fosse incinta a un certo punto. Far credere che fosse sola è francamente da criminali", ha concluso. L'attacco è rivolto a un nuovo documentario sulla cantante che ritrae la pop star come una persona sola e senza affetti. Mitch è stato fin dall'inizio molto critico nei confronti del documentario, ravvisando numerosi punti non corrispondenti alla realtà.

"Già dall'inizio la squadra del film aveva un'idea fatta e finita di quello che voleva fare", ha riferito al 'Sun'. "E non ha lasciato che qualcuno si mettesse di mezzo, neppure la verità, neppure gli amici di Amy. Vengo raffigurato come un padre assente, durante i suoi ultimi anni. Si dà l'impressione che la famiglia non ci fosse. Ma io ero lì, eravamo da lei tutti i giorni ed Amy mi telefonava anche sette volte al giorno. Ma di questo nel film non c'è traccia".

Emergono novità sulla morte di Amy Winehouse. A rivelarle è il padre della pop star scomparsa il 23 luglio 2011, a soli 27 anni

"Così trasmetto in tv la moda italiana a 150 milioni di cinesi"

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Ci sono 280 milioni di persone che ogni giorno guardano i programmi della televisione italiana. No, non è la Rai, come diceva il titolo di una famosa trasmissione, ma il frutto del lavoro di un gruppo che ha la sua sede in centro a Milano. Davanti alla Borsa, per la precisione. Piazza Affari. E che trasmette dall'America fino alla Cina contenuti che spaziano dalla nautica al fashion, il tutto rigorosamente made in Italy. Sul Giglio Group insomma, come dice il video che lo presenta, «non tramonta mai il sole». E su Alessandro Giglio splende evidentemente una stella che lo ha portato ad essere l'uomo della televisione nel mondo: «Come definirei il mio gruppo? Sicuramente il leader di un settore che ci siamo creati da soli, sfruttando ciò di cui siamo campioni riconosciuti dappertutto: la nostra innata qualità per la bellezza. La verità è che poi siamo noi italiani a non credere mai nell'Italia. In tv trasmettiamo fiction importate da chissà dove pensando di essere più internazionali. Gli internazionali, invece, siamo noi».

In pratica, tanto per capire il business, ora che c'è stato il passaggio dall'altra parte della piazza per l'approdo nel listino delle contrattazioni, la sua azienda è finita nel mirino di Prima Tv Spa, la società controllata da Tarak Ben Ammar e da Naguib Sawiris che puntano ad acquisire una corposa partecipazione. E quindi, tanto per capire il personaggio, questa è la sua scheda sul sito di Confindustria Radio Televisioni: «Genovese, classe 1965. Dopo aver conseguito la Laurea Magistrale in Scienze dello Spettacolo e Produzioni Multimediali, diplomato presso l'Accademia Nazionale d'Arte Drammatica, un master alla LUISS in Management ed un corso di specializzazione al Commercial Theater Institute di New York, ricopre vari incarichi tra cui: Vicepresidente nazionale UNAT- AGIS, membro del Comitato tecnico del Ministero del Turismo e dello Spettacolo e General manager per l'Europa della MGE».

Altro da dichiarare?

«In realtà bisogna partire da tanti anni fa, da quando - e soprattutto come - ho cominciato: a 18 anni con Maurizio Costanzo. Anzi: direi grazie a Maurizio Costanzo».

La televisione coi baffi...

«Altroché. Una vera scuola: Costanzo mi ha insegnato cosa vuol dire essere davvero un professionista. Prima di allora non ero mai stato in uno studio televisivo e ho scoperto cosa vuol dire lavorare davvero: lui era – e sicuramente lo è ancora – una vera macchina da guerra. In servizio 16 ore al giorno e senza problemi. E poi Costanzo mi ha fatto conoscere Alberto Silvestri».

Il suo autore storico.

«E il mio vero maestro. Un uomo di grande cultura che veniva dal teatro, che aveva frequentato gente come Marcello Marchesi e Flaiano. Conoscere lui mi è servito più di tanto altro, anche perché poi ho lavorato anche per il teatro con Giuseppe Patroni Griffi».

Nella sua carriera c'è anche la Carrà.

«Di più. Sono stato il produttore di Carramba che sorpresa , Raffaella è una vera professionista che ha una cura del dettaglio pazzesco. Anche questo è un particolare che non avevo e che ho dovuto imparare. E quindi dovevi continuamente starle dietro, perché per lei era tutta una prova, un test, non c'era spazio per l'improvvisazione. Tutte cose che ormai la tv di oggi ha perso».

Un vero trampolino di lancio.

«In realtà è stato l'inizio del declino, quantomeno per la televisione italiana. Dopo Carramba si è cominciata a vedere la crisi: budget che calavano, pochi spazi per l'innovazione. Così decisi di passare da autore ad editore e mi inventai Music Box, il canale interattivo che andava sulla piattaforma Sky. Il problema è poi stato l'arrivo del digitale terrestre che ha trasformato la tv e dunque servivano idee nuove».

Ad esempio la nautica.

«Ad esempio: altro settore in cui siamo maestri nel mondo. Giglio Group è nato nel 2003, abbiamo cominciato a lavorare con Yacht&Sail e nel frattempo, nel corso degli anni, abbiamo cominciato a produrre contenuti per altre piattaforme. Tutto questo è diventato Nautical Channel che ora è distribuito in tutto il mondo ed ha milioni di spettatori. E poi anche Acqua , il canale nato dalle ceneri di Yacht and Sail e che con Play.me è sono visibili in Italia sul digitale terrestre. Ma soprattutto c'è Giglio Tv ».

Cioè la tv del fashion.

«Che sta riscuotendo grandissimo successo in Cina, dove abbiamo la maggior parte del nostro business. Anche in questo caso produciamo contenuti e abbiamo accordi con la televisione di Stato. Ovviamente, visto il numero della popolazione, facciamo numeri incredibili: abbiamo un programma settimanale che è visto da 150 milioni di spettatori. Si chiama Made in Italy, naturalmente».

Centocinquanta milioni?

«Sì, centocinquanta. Lì la tv non è più in salotto, è dappertutto».

E come si riescono a raggiungere 280 milioni di telespettatori al giorno in tutto il mondo?

«Ovviamente facendo produzioni di qualità. Il resto lo fa il fascino italiano».

Una curiosità: dicono che fare affari con i cinesi sia dura.

«Guardi, io di cinese ne ho sposata una e dunque... L'ho conosciuta a Milano però, lavorava per una società sponsor in Formula 1. Poi ci siamo frequentati a Shanghai e adesso ho anche figli. Cinesi».

Sì, ma il business?

«È semplicissimo, perché le nostre culture sono in realtà molto più vicine di quanto si pensi. Per essere chiari: è più facile capirsi con un cinese che con un tedesco. Diciamo che con i cinesi bisogna avere pazienza».

In che senso?

«Innanzitutto: non ci vuole un traduttore ma un negoziatore. La differenza? Il primo ripete senza capire il contesto, il negoziatore sa invece esattamente cosa e come va tradotto l'italiano al cinese. E questo è l'errore fondamentale che fanno molte aziende che vanno là a trattare. Insomma: bisogna evitare quello che io chiamo lost in translation ».

Altro consiglio?

«Non diventare matti per la mancanza di sequenzialità».

Sarebbe a dire?

«I cinesi sono circolari: se si trattano dieci punti, noi quando siamo arrivati all'ultimo pensiamo che quelli prima siano dati per fatti. Loro invece ricominciano da capo e noi, appunto, diventiamo matti. Però c'è una cosa su tutte: i cinesi rispettano i contratti che sono a loro vantaggio. Se pensiamo di fregarli, ci fregano loro».

Mica scemi...

«Appunto. In Cina i contratti valgono come una nostra lettera d'intenti, ma questo vuol dire che loro sono pronti a rinegoziarli anche se glielo chiediamo noi. Ci vuole realismo e buona fede, pensare loro non come fornitori ma partner».

Risultato: un successo. Ma la tv italiana che fine farà?

«È un momento difficile. La crisi del mercato della pubblicità ha portato i grandi gruppi a farsi del male, l'avvento della banda larga cambierà tutto lo scenario. E aumenteranno i produttori di contenuti e di eventi».

E quindi il Giglio Group...

«E quindi stiamo per espandere il canale nautico in Sudamerica e in Canada, ma il vero core business resta in Cina. E saremo sempre più multimediali, le svelo un anteprima».

Dica.

«In Cina, dicevo, la tv la guardano tutti su tablet o smarphone. Così stiamo sperimentano il second screen , ovvero la possibilità di accedere ai dettagli, per esempio di un vestito che sta sfilando in video, semplicemente toccandolo. Con la possibilità a quel punto di comprarlo immediatamente online».

Fantascienza...

«Ma và, funziona. Garantito».

Sicuro?

«Sicuro. Anche quello è made in Italy...».

Ha iniziato con Costanzo, prodotto la Carrà, ha canali di fashion e nautica visti in tutto il mondo: "Il segreto? Semplice: il made in Italy"

Star Wars sbarca nei parchi divertimento Disney

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Buone notizie per i fan di Star Wars: gli eroi della saga, i cui diritti ora sono in mano alla Disney, arrivano nei parchi divertimento della casa di Topolino.

Lo ha annunciato Robert Allen Bob Iger, presidente e amministratore delegato della The Walt Disney Company, indicando il Walt Disney World Resort di Orlando e Disneyland di Anaheim come location delle nuove attrazioni ma senza specificare i tempi di realizzazione. Le due sezioni dedicata a Star Wars saranno ciascuna di oltre 52mila metri quadrati: si tratterò di un "nuovo mondo, emozionante come quello dei film", popolato di alieni e droidi. Dal 1987 nei parchi Disney c’era solo lo Star Tour come attrazione ispirata a Guerre Stellari, ma con l’acquisizione di LucasFilm nel 2012 una maggiore integrazione era prevista.

L'annuncio: a Orlando e in California due nuove sezioni dedicate alla saga di George Lucas


Michelle Hunziker: "Io non maltratto la mia cagnolina, smettete di inventare"

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Scintille tra Michelle Hunziker, il direttore di DiPiù, Sandro Mayer e gli animalisti. A scatenare la polemica la copertina del settimanale dedicata alla showgirl in spiaggia che la ritrae accanto al suo cagnolino sommerso dalla sabbia. L'immagine ha scatenato le rimostranze dell'Aidaa (Associazione italiana difesa animali e ambiente), che ha segnalato la conduttrice svizzera alla procura di Milano. E così dopo gionri di polemiche arriva la dura risposta su Facebook: ""Capisco che trovare notizie a ferragosto sia difficile ma esiste un limite anche all'ansia di vendere a tutti costi i giornali", scrive.

"Eppure è tale la preoccupazione del direttore Mayer di non vendere che non esita a inventare che avrei maltrattato la mia amata cagnolina Lilly! L'invenzione è talmente stupefacente che mi farebbe ridere se non si trattasse di una cagnolina che è a tutti gli effetti parte della mia famiglia e sulla famiglia non amo le invenzioni! Basta dunque caro direttore di emulare Archimede Pitagorico altrimenti il suo giornale finirà per sembrare un pessimo fumetto! Buon ferragosto da Lilly!". Insomma a quanto pare il caso sembrerebbe chiuso. Ma di certo gli animalisti vigileranno ancora sulle foto di Michelle col suo cagnolino.

Scintille tra Michelle Hunziker, il direttore di DiPiù, Sandro Mayer e gli animalisti. A scatenare la polemica la copertina del settimanale dedicata alla showgirl in spiaggia che la ritrae accanto al suo cagnolino sommerso dalla sabbia

"La musica classica? Era morta ed è rinata"

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Frasi sospese, silenzi. Vaporosità, ombre e luci nordiche. Melodie che girano in tondo, ipnotiche e sognanti. Questo stile ha fatto la fortuna di Ludovico Einaudi, pianista e compositore. Sessant'anni il prossimo 23 novembre, è figlio dell'editore Giulio e nipote di Luigi, di fatto il primo presidente della Repubblica italiana. Un avvio jazz, studi classici, frequentazioni di teatri e sale come la Scala e la Royal Albert Hall, ma anche di manifestazioni come l' iTunes Festival di Londra in compagnia di Amy Winehouse, Mika e Lady Gaga... Una montagna di dischi venduti. Brani finiti nelle colonne sonore di celebri film («Quasi amici»). Pubblico e critica divisi in due, di qua ammiratori incondizionati, di là detrattori incalliti. Quest'estate ha portato in giro per le arene d'Italia il penultimo disco, In a Time Lapse , una delle tappe significative è stata il Festival lirico di Macerata nella sezione Off. Einaudi è inclassificabile, versatile senza confini, un po' classico, un po' jazz, un po' new age. Un po' Off, appunto.

La sua estate 2015 è segnata da un tour nelle arene d'Italia. Lei ama i bagni di folla?

«Mi piace l'idea di suonare in luoghi che abbiano una cornice storica, il caso dello Sferisterio di Macerata. D'estate, poi, si crea un'atmosfera speciale, intrigante per chi sta sul palcoscenico ma anche per il pubblico. Recentemente sono stato in Inghilterra, in una tenuta alle porte di Oxford, anche lì si è creata un'atmosfera magica. Trovo affascinante la combinazione di atmosfere estive con le architetture cariche di storia».

È finito nel cartellone, pur Off, di un festival lirico. Le piacciono le contaminazioni...

«Certo che sì. Più che di contaminazioni, parlerei però di operazioni trasversali».

Lei stesso definisce la sua musica «trasversale». Che sta per...?

«Con il termine voglio esprimere l'idea d'apertura. In questo senso, anche Mozart è trasversale».

Mozart?

«Sì, e pure Strawinsky. Entrambi hanno scritto musiche che vanno oltre la sfera classica, pura e ortodossa, abbracciando il folclore. Creano collegamenti con altri mondi. Non hanno scritto una musica chiusa in se stessa, ma stratificata. Che è poi l'obiettivo del mio comporre».

Comporre in modo stratificato: cosa vuol dire?

«Vuol dire creare un linguaggio che contenga memorie di cose che vivo e ascolto, amalgamate e rimodellate, un insieme di suggestioni di ciò che amo».

Che cosa si augura di suscitare in chi l'ascolta?

«Vorrei che la mia musica provocasse una scintilla».

Quali artisti hanno avuto questo effetto su di lei?

«Ultimamente l'architetto danese Olafur Eliasson. Ho trovato geniale la sua installazione alla Tate Gallery, un bagno di sole in un luogo chiuso come la Tate. In questi mesi mi sento quasi soggiogato da un libro come Gli Elementi di Euclide».

Mondi lontani tra loro.

«È importante cogliere spunti da contesti diversi, meglio ancora se opposti, per poi assimilarli al proprio lavoro. Bisogna tenere la testa sempre aperta, pronti a cogliere le diverse sollecitazioni e fonti di ispirazione».

Quindi è Euclide la fonte di ispirazione di questo periodo?

«Effettivamente è l'ispirazione scientifica a dominare il progetto cui sto lavorando».

Un nuovo disco in arrivo?

«Se tutto va bene, sarà in circolazione dal 18 ottobre, sempre per l'etichetta discografica Decca. Ci sto ancora lavorando quindi è prematuro parlarne».

Ci dica almeno il titolo...

«Si chiamerà Elements . E all'uscita discografica seguirà un tour, con debutto in novembre a Parma».

Mentre le tappe di Macerata e Caracalla erano centrate su «In a Time Lapse».

«Sono state la conclusione del lungo tour iniziato nel 2013. Nel frattempo il progetto si è evoluto, raffinato, il gruppo con cui ho concluso il mio viaggio musicale aveva raggiunto un livello di affiatamento incredibile».

Uno dei temi portanti di «In a Time Lapse» è il tempo. Ha detto che «solo quando ci rendiamo conto di quanto il tempo è limitato, lo canalizziamo verso le cose che contano veramente». Ovvero?

«Nel momento in cui decidiamo di vivere la vita fino in fondo, la prendiamo o la riprendiamo in mano evitando di farcela scivolare addosso. Ogni tanto pensi di avere il controllo della situazione, ma poi ti risvegli e vedi che non è così, quindi scatta un qualcosa che ti riporta alla realtà, e reagisci».

C'è qualcosa di personale in tutto questo?

«In parte. Io ho sempre cercato di vivere fino in fondo. Forse da giovanissimo non fu esattamente così, come capita a tanti giovani si vuole capire meglio, si attende. Il rischio è che quell'attesa diventi uno stato d'esistenza: si aspetta ciò o chi non arriverà mai».

Si direbbe che il pericolo è stato poi sventato...

«Sì, poi sono entrato nel vivo dell'azione. E mi sono ritrovato».

I suoi studi sono stati ortodossi, così come tante frequentazioni artistiche. Cosa la intriga del mondo della musica classica? Cosa invece non la convince?

«Il mondo della musica classica ha molte sfaccettature. Mi piacciono le istituzioni che dimostrano apertura, non troppo abbottonate, dove si sente il respiro della vita. Ci sono stati periodi in cui la classica aveva preso le distanze dal mondo e dalla vita, col risultato che la gente più giovane si era allontanata. Però c'è stata un'evoluzione rispetto al passato. Sono convinto di una cosa: dove l'approccio alle cose è diretto, la risposta arriva prima e meglio».

Ha detto che «la musica popolare è il sangue che scorre dentro le mie vene». Che cosa voleva dire?

«La musica popolare rappresenta la vita di tutti. È come la lingua che parliamo quotidianamente. Lì scorrono i sentimenti e le emozioni vere. Per questo affascina. È genuina e sincera, diretta. Musicisti come Strawinsky e Mozart lo capirono e sono stati grandi anche perché hanno saputo nutrirsi della quotidianità, trasferendola nella propria arte. Credo che in musica debba esserci un'elaborazione intellettuale, che va benissimo, ma l'arte per essere tale deve poter contenere tutto: la mente, il cuore, il corpo. Quando tutte queste componenti sono assieme, è il massimo».

Einaudi è un cognome importante. È stato uno sprone o un freno?

«Da ragazzi, un cognome così può pesare un poco. Poi, nel momento in cui si trova la propria strada, che nel mio caso era pure diversa da quella della politica o dell'editoria, allora si sgombra il campo d'ogni preoccupazione, e si procede convinti».

Che cosa ricorda delle frequentazioni di casa Einaudi?

«Ho un ricordo molto vivo delle visite di Italo Calvino. Era una sorta di zio, rispetto ad altri scrittori era molto attento al mondo dell'infanzia. Voleva sempre scambiare qualche chiacchiera con noi bambini. Dal padre aveva ereditato la passione della botanica, così ci portava piantine misteriose, da Paesi lontani, spiegando come accudirle e farle crescere. Non parlava mai di libri, ma di fotografie, di fiori, di piante...».

Ci sono trascorsi musicali nella sua famiglia?

«Da parte di mia madre. Lei suonava il piano e suo padre, Wando Aldrovandi, era un direttore d'orchestra».

L'incontro determinante della sua carriera quale è stato?

«Quello con il mio maestro Luciano Berio. È stato il punto di svolta, mi ha aiutato a trovare la direzione giusta. Mi ha insegnato tante cose. Peraltro anni fa tenne a battesimo il mio primo lavoro per orchestra, in Trentino. Mi ha sempre incoraggiato».

Lei ha detto che per concentrarsi davvero, non c'è bisogno di guardare fuori. Ma di guardarsi dentro. Eppure alcuni dischi sono nati da viaggi. Penso al viaggio in Africa, per esempio.

«Verissimo. Ma tutto dipende dai periodi. In questa fase, per esempio, ho bisogno di viaggiare dentro».

... accompagnato da Euclide...

«Esattamente».

Come è la vita del compositore Einaudi? Artista tutto sregolatezze o di quelli che fa ferrei programmi?

«Ho giornate piene di cose e impegni, con programmi che si spingono fino al 2017. Quindi sì, è tutto molto programmato... Però mi ritaglio del tempo per stare anche nella mia casa di campagna, nelle Langhe».

L'area del Barolo come buen retiro...

«Da sempre. Tra l'altro proprio in questi anni sta vivendo un periodo di ripresa e ricchezza, la cosa mi rende felice».

Il suo Barolo preferito?

«Quello di Mascarello, mio grande amico e grande produttore. Straordinario come il suo vino».

Allievo di Luciano Berio, nipote di un presidente della Repubblica, figlio di un grande editore, scrive composizioni che sfidano ogni etichetta: «Il suono è trasversale, è una lingua che parla del mondo. Come facevano Mozart e Strawins...

Dramma per Morgan Freeman: accoltellata la nipote

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La nipote di Morgan Freemanè stata ammazzata a coltellate a New York. Come riferisce il Daily Best, il corpo dell'attrice Èdena Hinesè stato trovato in una strada nei pressi della sua abitazione a Washington Heights.

Accanto alla ragazza c’era un trentenne, il suo ex fidanzato, che urlava frasi di segno religioso. L’uomo stato prima fermato e poi trasferito al Columbia Presbyterian Medical Center.

Hines era la nipote della prima moglie di Freeman, Jeanette Adair Bradshaw. "Il mondo - ha dichiarato l’attore - non conoscerà mai il suo talento e quando aveva da offrire". Èdena Hines era rientrata da poco nella Grande Mela, dalla quale se ne andò "insoddisfatta",come scrisse sul proprio blog, due anni fa. A New York interpretava il ruolo di Cece in Landing Up, un film sulla vita quotidiana dei giovani a Manhattan.

Il corpo di Èdena Hines è stato trovato in una strada nei pressi della sua abitazione a Washington Heights

Estate 2015, la coppia scoppia: ecco i VIP che si sono lasciati

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Fonte foto: 
Reuters, Olycom, LaPresse
Estate 2015, la coppia scoppia: ecco i VIP che si sono lasciati 1
Sezione: 

Sono tantissime le coppie che si sono dette addio per sempre in questa estate 2015: ecco tutte le separazioni e i divorzi VIP

"Il matrimonio è la tomba dell'amore", dice un vecchio detto. A leggere le riviste di gossip di queste settimane verrebbe quasi da modificare il detto, perché la vera tomba dell'amore è l'estate. Sono tante le coppie VIP che hanno deciso di separare le proprie strade con l'arrivo della bella stagione. E così, sia a Hollywood sia a casa nostra, sono tante le celebrità che si godono i mesi più caldi dell'anno da single: da Patrick Dempsey a Gwen Stefani, da Paola Barale a Ben Affleck, fresco di divorzio da Jennifer Garner. Si sono lasciati anche Sean Penn e Charlize Theron e Gwyneth Paltrow e Chris Martin, ma è single anche Britney Spears.

Estate 2015, la tomba dell'amore: le coppie VIP che si son dette addio

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L'estate 2015 rischia di passare alla storia come quella del record di coppie VIP scoppiate. L'elenco, tra personaggi di casa nostra e altri internazionali, è davvero lunghissimo. C'è Patrick Dempsey, il quale sta vivendo un vero e proprio annus horribilis segnato dagli addii al set di "Grey's Anatomy", la serie TV che gli ha dato popolarità in tutto il mondo, e alla ex moglie Jillian Fink, sposata nel 1999. C'è Kate Moss, che avrebbe appena chiuso il proprio matrimonio con il musicista Jamie Hince. Si sono rotte tre solidissime - all'apparenza - coppie di bellissimi dello showbiz hollywoodiano: Charlize Theron e Sean Penn, e lui pare sia finito di nuovo tra gli obiettivi di Madonna, sua ex storica; Ben Affleck e Jennifer Garner, forse per il tradimento di lui anche se i due continuano a frequentarsi per amore dei figli; e Gwyneth Paltrow e Chris Martin, separati da un annetto ma giunti quest'anno al divorzio ufficiale. A proposito di popstar, brutto periodo per Gwen Stefani, che si è appena separata dal marito Gavin Rossdale; e per Britney Spears, che ha rotto con l'ex fidanzato Charlie Ebersol.

Ma anche i VIP italiani non se la passano molto bene. È finita la storia d'amore tra Paola Barale e Raz Degan, annunciato con un malinconico post su Instagram da parte di lei, che poche settimane dopo è partita per registrare "Pechino Express" insieme all'amico storico Luca Tommassini; ma anche quella tra Roberto Mancini e Federica Morelli, che hanno "confermato" la separazione tramite un botta e risposta non particolarmente cordiale sulle agenzie di stampa. Insomma, almeno stando a questi VIP, è l'estate la vera tomba dell'amore.

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Tante le coppie che si sono separate in questa estate 2015: da Ben Affleck e Jennifer Garner a Charlize Theron e Sean Penn, fino a Paola Barale e Raz Degan

Elisabetta Canalis e Maddalena Corvaglia, sfida allo specchio a pancia nuda

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Un'amicizia fra donne cementata dalla maternità. Maddalena Corvaglia è sempre più vicina alla sua ex collega ex velina come lei Elisabetta Canalis. La ex fidanzata di George Clooney è in dolce attesa e la Corvaglia è andata a trovarla a Los Angeles con la figlia. E' scattato il selfie davanti allo specchio: una di fronte all'altra, pancia a pancia, anzi 'pancione contro pancia'. La Canalis. La foto è stata pubblicata dalla Canalis su Instagram insieme a quella fatta con le sue ospiti che ha commentato così: "Quanto posso essere felice che Maddalena e Jamie sono venute a trovarci?"

Un'amicizia fra donne cementata dalla maternità. Maddalena Corvaglia è sempre più vicina alla sua ex collega ex velina come lei Elisabetta Canalis. La ex fidanzata di George Clooney è in dolce attesa e la Corvaglia è andata a trovarla a Los Angeles con la figlia. E' scattato il selfie davanti allo specchio: una di fronte all'altra, pancia a pancia, anzi 'pancione contro pancia'. La Canalis. La foto è stata pubblicata dalla Canalis su Instagram insieme a quella fatta con le sue ospiti che ha commentato così: "Quanto posso essere felice che Maddalena e Jamie sono venute a trovarci?" - a cura di LaPresse



Maddalena Corvaglia bella acqua e sapone al risveglio in camicia da notte

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La ex velina Maddalena Corvaglia non ha paura della prova risveglio e si scatta un selfie appena lasciate le braccia di Morfeo. Eccola vestita solo con una candida camicina da notte. Lo posta su Instagram e scrive commentandosi da sola: Sono in stato comatoso. Chi dorme non piglia pesci, dice il proverbio. Non è vero. Maddalena che abita a San Francisco non trascura l'amica Elisabetta Canalis in dolce attesa e la va a trovare con sua figlia a Los Angeles. Ai follower di Maddalena lo scatto del risveglio piace: qualcuno scrive ' sei più bella senza trucco'. Per chi non ama la Corvaglia acqua e sapone su Instagram c'è anche quella in versione maquillage. Non c'è che l'imbarazzo della scelta

La ex velina Maddalena Corvaglia non ha paura della prova risveglio e si scatta un selfie appena lasciate le braccia di Morfeo. Eccola vestita solo con una candida camicina da notte. Lo posta su Instagram e scrive commentandosi da sola: Sono in stato comatoso. Chi dorme non piglia pesci, dice il proverbio. Non è vero. Maddalena che abita a San Francisco non trascura l'amica Elisabetta Canalis in dolce attesa e la va a trovare con sua figlia a Los Angeles. Ai follower di Maddalena lo scatto del risveglio piace: qualcuno scrive ' sei più bella senza trucco'. Per chi non ama la Corvaglia acqua e sapone su Instagram c'è anche quella in versione maquillage. Non c'è che l'imbarazzo della scelta - a cura di LaPresse



Janice Dickinson, l'ex supermodella in posa al mare

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Un tempo era bellissima, ora i segni dell'età cominciano a vedersi. Stiamo parlando dell'ex supermodella e star dei reality tv statunitensi, Janice Dickinson, 60 anni. In spiaggia mostra il proprio corpo senza vergognarsi (come è giusto che sia) delle rughe o del fisico che non è più quello di una volta. Ride e salta davanti ai fotografi, non curandosi affatto dei tempi andati.

Anche se il fisico non è più quello di una volta, la supermodella lo sfoggia comunque con orgoglio

La polizia contro il film sul rap

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Debutto boom al box office Usa per Straight Outta Compton , il film di F. Gary Gray (dal 1° ottobre in Italia) su origini, ascesa e declino degli N.W.A. (Niggaz with Attitudes), storico collettivo gangsta rap in cui hanno militato tre dei padrì del genere, Dr. Dre, Ice Cube ed Eazy-E: risultato, incasso da 56,1 milioni di dollari. Scivola al secondo posto Mission Impossible - Rogue Nation con Tom Cruise (17,3 milioni di dollari; 138,4 in totale). Ma il botto, inatteso almeno nelle proporzioni, è stato immediatamente seguito da una polemica che ha visto intervenire addirittura il Los Angeles Police Departament (la polizia di Los Angeles) con la «scomunica» della pellicola. Come mai? Il collettivo rap aveva ottenuto un grande successo nel 1988 con l'album Straight Outta Compton , nel quale raccontava la vita delle periferie-ghetto di Los Angeles (Compton, appunto) con una crudezza mai udita prima d'allora. La canzone Fuck Tha Police , sulle violenze della polizia locale, valse alla band un richiamo ufficiale dell'FBI. Ora suona nuovamente attuale, dopo gli scontri razziali esplosi negli Usa in seguito ai fatti di Ferguson. Secondo quanto riportato dal sito Tmz, se ne è accorta anche la polizia di Los Angeles. «È un momento terribile per lanciare un film come questo», ha affermato Dennis Zine, ex consigliere comunale di Los Angeles, e leader del Los Angeles Police Protective League (l'equivalente del sindacato). Straight Outta Compton rischia di «alimentare l'avversione contro gli agenti», compromettendone la sicurezza. La pellicola ritrae i poliziotti come «macchine» che seviziano innocenti. Le critiche sono rivolte anche allo studio Universal, accusato di realizzare profitti giocando con la sicurezza degli agenti. Negli Usa, Straight Outta Compton ha goduto di una eccezionale copertura mediatica, finendo in copertina su Rolling Stone e Billboard , e in prima pagina su molti quotidiani. Diversissime le traiettorie degli ex componenti della band (scioltasi nel 1992). Dj Yella e Mc Ren sono sostanzialmente usciti dalle mappe, se non dalle scene. Eazy-E è morto nel 1995 di Aids. Ice Cube, dopo una carriera solista di eccellente livello artistico, si dedica principalmente alla attività di attore. Dr. Dre è diventato uno dei produttori più famosi al mondo (Eminem, tra gli altri clienti). Dopo aver creato, insieme con Jimmi Iovine, le cuffie e il servizio di musica in streaming «Beats», ha venduto tutto quanto ad Apple al prezzo di 3 miliardi di dollari. Come autore, ha realizzato pochi album ( The Chronic è però considerato una pietra miliare dell'hip hop). In questi giorni esce il suo nuovo cd. Titolo? Compton .

Sorpresa, "Straight Outta Compton"è campione d'incassi. Ma il sindacato degli agenti: "Incita all'odio contro di noi"

Netflix va alla guerra con i bimbi soldato E nelle sale si trema

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Un altro sbarco dall'Africa nera. Al Lido, però, dove il drammatico Beasts of No Nation , firmato da Cary Fukunaga, noto regista della prima stagione di True Detective , sarà in concorso. Se ne parla da mesi, di questo primo film originale targato Netflix, il servizio di streaming che ha sganciato 12 milioni di dollari per assicurarsi i diritti dell'omonimo romanzo dell'autore nigeriano Uzodinma Iweale su cui si basa ( Bestie senza una patria , Einaudi, 2006). E in America fa discutere la scelta di un'anteprima globale in streaming, a ottobre, subito dopo la competizione veneziana e la première al festival di Toronto.

Ma perché tanta aspettativa e una campagna promozionale così aggressiva, che ha scatenato il boicottaggio del film, molto violento, da parte delle più importanti catene distributive americane, insofferenti alla concorrenza del video on demand? Intanto, si tratta di un'operazione di alto profilo, che prenota l'Oscar e che, se tutto va bene, potrebbe apportare cambiamenti significativi nei circuiti della distribuzione. E poi c'è l'iconico Idris Elba come protagonista: è un signore della guerra, che arruola e forma bambini-soldato (forse) in Ghana, oggi, durante una non ben precisata guerra civile: sangue, fucili, brutalità. In una scena-clou, Elba incoraggia un ragazzino di nome Agu (l'esordiente Abraham Attah, 14 anni) ad ammazzare senza pietà un soldato nemico fatto prigioniero. Per incoraggiarlo, il comandante gli dà un calcio, dicendo: «Forza, ti hanno ucciso papà e mamma. Che aspetti?». Il ragazzino, infatti, esita, machete in mano: il suo faccino intimorito contrasta con la violenza della situazione. Ma infine, incurante delle urla del prigioniero, vibra il colpo mortale. Non è forse quel che ci mette sotto gli occhi l'Isis? Sta di fatto che Agu, dopo che i guerriglieri hanno brutalmente ucciso suo padre e sua madre, viene arruolato a forza tra i mercenari. Una bestia tra le bestie senza una patria.

Comandato dall'attore preferito di Obama, inglese figlio di Eve, ghanese, e di Winston, nato in Sierra Leone, abituato a muoversi tra Miami, Los Angeles e Atalanta, dove ha tante case quanti figli nati da matrimoni e relazioni vari, l'intenso Agu dà corpo alla dolorosa vicenda dei tanti, troppi bambini-soldato arruolati dai signori della guerra. E risulta molto concentrato Idris Elba, col basco stile Pantera Nera di traverso, gli occhiali da sole a goccia, cattivissimi, e l'eterno mitra a tracolla. Detestabile, ma bravo. E ancora più bravo è il piccolo Abraham Atta, magari l'ennesimo bambino che corre agli Oscar con la sua carica di sincerità artistica. Poiché il Pentagono ha sposato la linea dura della destra contro l'Isis, che forma i cosiddetti «cuccioli del califfato» a combattere con armi automatiche, a resistere a dolore e fatica, a tagliare la gola o sparare alla testa di ostaggi inermi, ecco che il dramma dei «piccoli mujaheddin» ha trovato il suo film-manifesto. E c'è da scommetterci che i membri dell'Academy premieranno soprattutto il contenuto politico del film di Fukunaga: vedere bambini frustati e sottoposti al lavaggio del cervello, indigna e sconvolge.

Resta il problema di mostrare il film al maggior numero di persone: la gran parte degli spettatori Usa è ancora abituata alla piattaforma tradizionale, cioè la sala. Il regista ha le idee chiare. «Non sarà Leonardo DiCaprio a salvare l'Africa. Qui, ho usato un cast africano. E il film ha un soggetto davvero difficile. Potrebbe essere uno di quei classici lavori che a qualcuno piace e qualcun altro trova troppo impegnativo. Ma credo nella forza di Netflix e ci sarà chi dice: “Ok, me lo vedo”. Spero che, una volta agganciati, gli spettatori non se ne andranno», ha dichiarato Fukunaga al Tribeca Film Festival. Perché scomodarsi ad andare in sala, se con 6 dollari al mese ci si può assicurare qualsiasi film, da guardare sul laptop, comodamente sdraiati sul divano? Beasts of No Nation è stato scelto dal gruppo Netflix come film-esperimento e, a tal proposito, Fukunaga dichiara: «La scelta è dei consumatori. Per una forma d'arte, è la più grande sfida democratica chiedere al pubblico di riflettere sul fatto che esso è responsabile della morte del cinema e della gente che lo fa».

Il primo film prodotto dal servizio di streaming sarà in concorso a Venezia Le maggiori catene distributive Usa minacciano di non farlo mai vedere

Kylie Jenner, porno da 10 milioni: proposte indecenti per i suoi 18 anni

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Neo diciottenne ma già richiestissima dalle riviste patinate e amatissima dai fan. Kylie Jenner, sorella minore di Kendall e sorellastra di Kim Kardashian, fa parte di una famiglia che ha i riflettori costantemente puntati addosso; ma anche lei stessa, in prima persona, ha un folto pubblico che la scruta e la segue. E che, evidentemente, vorrebbe vederla impegnata in avventure piuttosto "al limite": subito dopo il compleanno che l'ha introdotta nella maggiore età, infatti, Kylie ha ricevuto la prima "proposta indecente" ufficiale della sua vita. Una proposta che giunge da ben tre mittenti: Brazzers, uno dei siti pornografici più noti e visitati al mondo, la Vivid Entertainment e la BangYouLater, compagnie del settore hard, hanno infatti proposto alla giovane Jenner di cimentarsi in un film porno.

L'account social di Brazzers ha scritto un tweet decisamente molto esplicito: «Ehi Kylie, ora che hai finalmente 18 anni cosa ne dici di utilizzare quelle labbra?». Nel giro di qualche giorno il cinguettio è stato ripreso oltre 47.000 volte, segno che la Kylie non è solo un personaggio "televisivo" ma anche un vero e proprio sogno erotico per moltissimi internauti. Ben più concreta, invece, è stata la proposta di Steve Hirsch, fondatore della Vivid Entertainment. Che ha avanzato l'idea di un film porno di Kylie col fidanzato, il rapper Tyga, accompagnandolo con un assegno da dieci milioni di dollari.

Meno cospicua ma comunque interessante l'offerta di BangYouLater, che ha chiesto un video di Kylie senza veli in cambio di "soli" due milioni di dollari. La Digital Playground, invece, ha offerto alla giovane di diventare la sua "donna immagine": ben poca cosa, insomma, rispetto alle altre offerte. Per il momento la diciottenne non ha risposto a nessuno. I fan possono per ora consolarsi con il suo account Instagram: non ci sono immagini così hard, ma Kylie è sempre molto provocante.

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Kylie Jenner compie 18 anni e le società del settore hard le propongono di realizzare un film porno in cambio di dieci milioni di dollari

Aurora Ramazzotti: "X-Factor? Non prendetevela subito con me"

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"Che dire? Sono emozionata e spero di poter condividere con voi il mio piccolo contributo per una cosa così grande, per uno splendido viaggio". Così Aurora Ramazzotti ha risposto alle critiche che le sono state mosse la scorsa settimana dopo l’annuncio (anticipato dal settimanale "Chi") del suo esordio in tv alla conduzione della striscia quotidiana di X Factor. La figlia di Michelle Hunziker e di Eros Ramazzotti inoltre ha pubblicato sul suo profilo Instagram una foto accompagnata da una didascalia eloquente: "Amore contro il resto del mondo".

Poi il settimanale diretto da Alfonso Signorini nel numero in edicola domani anticipa in esclusiva la nuova avventura della figlia di Michelle Hunziker ed Eros Ramazzotti, pubblicando in anteprima le foto che segnano l’esordio di Aurora anche nel campo della moda. La ragazza sarà infatti testimonial per la campagna autunno inverno di SH, la linea giovane del brand Silvian Heach. Nel giro di un mese, Aurora Ramazzotti si è così trovata proiettata verso il mondo delle celebrities, ma lei, che si trova in vacanza a Formentera con gli amici senza il fidanzato Edoardo Gori ("Ma non è vero che ci siamo lasciati e io non sono single", ha rivelato), si schermisce dicendo: "Sono solo agli inizi. Non prendetevela subito con me".

Così Aurora Ramazzotti ha risposto alle critiche che le sono state mosse la scorsa settimana dopo l’annuncio del suo esordio in tv

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