Quantcast
Channel: Il Giornale - Spettacoli
Viewing all 39554 articles
Browse latest View live

Temptation Island, il "segreto" del tentatore Andrea

$
0
0

Andrea Delianni è entrato a Temptation Island per gioco, ma grazie a questo reality è riuscito a dimostrare a se stesso di aver superato un grande problema: la balbuzie

La seconda edizione di Temptation Island si è da poco conclusa, ma tra i dodici tentatori che hanno messo a dura prova le sei coppie c'è ne è uno che ha una storia personale da raccontare.

Il suo nome è Andrea Delianni, sulle scene di Temptation Island ci è rimasto poco - solo per metà programma -ma fin da subito è entrato nel cuore dei telespettatori e delle fidanzate. Fin dai primi giorni, infatti, è stato definito il "cucciolo" del reality. Con il suo fare dolce e sensibile ha conquistato tutti.

Ma non è il suo percorso a Temptation Island ad aver attirato l'attenzione su di sé, quanto la sua vittoria personale. Andrea, infatti, è un attore romano che ha tentato di entrare nel reality di Canale 5 un po' per gioco. Passato il primo provino, però, viene preso e qui inizia la sua "battaglia" personale: la balbuzie. Andrea, nella settimana di programma, è riuscito a dimostrare al pubblico e a se stesso di poter rimanere microfonato per 24 ore al giorno senza un'esitazione nel parlare.

Un grande successo per lui, per un ragazzo che per arrivare a questo punto ha dovuto lottare, soffrire e imparare. La sua vita, infatti, è cambiata grazie a Giovanni Muscarà. Giovanni è il suo mentore, l'ideatore del metodo che gli ha permesso di superare la balbuzie. Il metodo è stato studiato al Vivavoce Research Institute, il centro milanese che da oggi all'8 agosto parteciperà - come unica realtà italiana - alla XIII International Conference for Cognitive Neuroscience (ICON) di Amsterdam con un progetto di ricerca nell’ambito dei disturbi del linguaggio.

Il metodo del Vivavoce Institute, basandosi sulla teoria del motor learning, si pone l’obiettivo di rieducare il sistema motorio del linguaggio della persona che balbetta, attraverso l’apprendimento, la coordinazione e la pratica di singoli movimenti e di precisi schemi motori. Ma non solo. Una volta ripresa padronanza dei propri movimenti, e di conseguenza della propria voce, la persona sarà in grado di affrontare le situazioni quotidiane.

Questo è quello che ha fatto Andrea, un giovane ragazzo che già all'età della scuola elementare si è accorto di avere un problema molto forte nel parlare. Crescendo - ha raccontato il tentatore di Temptation Island - ha iniziato ad avere dei veri e propri blocchi. Con la prima fidanzata sono iniziate le prime ansie e il non parlare, mostrando una balbuzie molto evidente. Tra i suoi ricordi più brutti, c'è la sua maturità: un'ora di scena muta, una fatica incredibile nell'articolare il minimo suono.

Un altro ricordo negativo si lega alla fine del suo penultimo corso per la balbuzie. Pieno di aspettative per aver acquisito un metodo (non quello del Vivavoce Institute, ndr) entra in un ristorante per ordinare, ma non riesce nemmeno a pronunciare una sillaba. Poi la svolta, l'incontro con Giovanni Muscarà che gli ha cambiato la vita. "Giovanni - dice il tentatore di Temptaton Island - non ha mai cercato di vendermi un prodotto, mi ha solo detto di provarci con impegno senza darmi un tempo prestabilito, ma lavorando con determinazione e calma sulle mie difficoltà e potenzialità".

Ora Andrea ce l'ha fatta, Andrea ha vinto la sua battaglia: 24 ore di microfono al giorno e nessuno si è accorto di nulla.


Aldo, Giovani e Giacomo verso l'addio: la mossa della Fallisi

$
0
0

Dopo le voci di una possibile rottura del trio di Aldo, Giovanni e Giacomo, arriva un indizio che pare confermi le indiscrezioni

Dopo le voci di una possibile rottura del trio di Aldo, Giovanni e Giacomo, adesso arriva un indizio che pare confermi le indiscrezioni su un probabile scioglimento del gruppo. Come rivelato da novella 2000 negli ultimi tempi Aldo Baglio avrebbe criticato e non poco le scelte artistiche di Giovanni Storti. E adesso come riporta il Corriere.it, un gesto della moglie di Baglio, Silvana (spesso protagonista dei film del trio) potrebbe porre la parole fine al sodalizio. Infatti Silvana Fallisi con Aldo Baglio sta lavorando da tempo ad una sceneggiatura per un film da consegnare ad alcuni produttori. Film che di fatto vedrebbe sul grande schermo solo Baglio senza Storti e Poretti. Una mossa pesante che segnerebbe il debutto da solista di Baglio. E secondo le indiscrezioni sarebbe proprio la moglie di Baglio a spingere l'attore verso lo strappo definitivo. Un colpo di scena nel mondo del cinema italiano che di fatto colpirà e non poco i fan del trio comico.

Temptation Island, la tentatrice: "Selvaggia mi ha chiamato, forse lascia Francesco"

$
0
0

Spenti i riflettori su Temptation Island, è la single Desirèe Maldera a scaldare gli animi raccontando di una telefonata che c'è stata tra lei e Selvaggia Roma una volta terminato il programma

Francesco Chiofalo e Selvaggia Roma sono usciti insieme da Temptation Island e, a una settimana dalla fine della messa in onda del programma, a parlare è la tentatrice che ha messo in difficoltà i due fidanzati.

Intervistata da Fanpage.it, la bella Desirèe Maldera ha parlato della coppia e della sua esperienza sull'isola della tentazione. "Temptation Island - dice la Maldera - è un reality e come tale è un ambiente chiuso. È fisiologico che si sviluppi una simpatia nei confronti di qualcuno. Verso Francesco provavo un'attrazione che nell’ultima settimana è sfociata in amicizia. È che a noi donne piace piacere, ma non mi sarei mai potuta innamorare di un uomo che ama un'altra. Se fossimo usciti da single, sarebbe stato possibile frequentarci fuori ma è stato più forte l’amore per Selvaggia, ed è giusto che fosse così".

La single Desirèe non nega di aver provato forti sensazioni dei confronti del fidanzato di Selvaggia Roma, sentimenti che crede siano stati riconosciuti e ricambiati al punto da spingere Francesco a non cercarla mai più una volta terminato Temptation Island."Francesco là dentro era il mio punto di riferimento - continua -. Credo che quello che è accaduto tra noi sia stato più pericoloso di quello che c’era tra Alessio Bruno e Carmen Rimauro. Tra noi c’era un feeling e un affetto tale che una volta finito il reality nessuno dei due si è permesso di contattare l’altro. Ad Alessio era partito l’ormone, mentre tra noi era più questione di complicità e sono certa che quello sia peggio. Al di là di questo, ho avuto la conferma piena che lui ami Selvaggia e che ne sia ricambiato. Credo che nemmeno fuori da quel contesto, senza telecamere, avrebbe ceduto. Diciamo che c’erano tutte le carte in regola perché tra noi potesse succedere qualcosa, ma l’amore ha trionfato".

Ma proprio quando Desirèe sembra tessere le lodi alla relazione tra Selvaggia Roma e Francesco Chiofalo, arriva il colpo di scena. Terminate le registrazioni, Desirèe non ha più visto né sentito Chiofalo. Al contrario, ha confessato a Fanpage di aver chiarito quanto ancora c’era da dire con la fidanzata Selvaggia. Sarebbe stata proprio la compagna di Francesco a cercarla: "Selvaggia mi ha mandato un sms quando il programma è finito. C’era scritto: 'Guarda che a Francesco non saresti piaciuta a causa del tuo stile di vita'. Le ho chiesto subito di chiamarmi perché potesse dirmi a voce quanto voleva dirmi. Siamo state serene entrambe. Le ho spiegato le mie ragioni e lei mi ha detto che aveva visto Francesco abbastanza preso da me. Le ho garantito che poteva stare tranquilla perché, fuori da quel villaggio, ho la mia vita e le ho assicurato che Francesco la ama: lo dimostra il fatto che, pur avendo provato io a spingere fino alla fine per metterlo alla prova, lui è sempre rimasto corretto. Contro Selvaggia non ho nulla. Non si è visto, ad esempio, che bacchettavo Francesco quando esagerava durante i suoi sfoghi o quando le ha dato della mantenuta. Non credo che dureranno, penso che Selvaggia a lungo andare lo lascerà".

Al Bano lascia i social e si sfoga

$
0
0

Dopo le polemiche e gli attacchi per una foto in compagnia di Loredana Lecciso, Al Bano ha deciso di prendersi una pausa di riflessione

Dopo le polemiche e gli attacchi per una foto in compagnia di Loredana Lecciso, Al Bano ha deciso di prendersi una pausa di riflessione dai socialnetwork. Una pausa dettata dagli insulti e dalle feroci critiche arrivate proprio sui suoi profili. In una lunga nota il cantante spiega i motivi del suo addio: "Carissimi Amici e “Nemici Heaters”, ho deciso di prendere una giusta pausa di riflessione chiudendo i miei profili facebook, instagram e twitter ! I motivi sono evidenziati dalle assurde ed inaccettabili reazioni quotidiane piene di odio, rozzezza e violenza nei miei confronti e dei miei cari". Poi Al Bano aggiunge: "L’architetto Elena Spiga, persona a me cara da quasi 40 anni, ha seguito con amore, dignità e verità il mio profilo e in tutti questi anni tutto ciò che ha scritto è frutto della mia voglia di verità. Metterla in croce come hanno fatto i “nemici heaters” è una ingiustizia che sgomenta la mia mente e la mia esperienza di vita. La vostra è una “Democrazia” senza quelle basi di umanità e signorilità a cui attingere quotidianamente. Lo scrittore William Butler Yets ha scritto: Non previsto, per mancanza di coraggio intellettuale, che il mondo divenisse sempre più feroce. I migliori hanno perso la Fede, mentre i Peggiori ardono di passione rabbiosa!!!". Poi parla delle sue vicende personali: "Dopo un infarto,una ischemia un’ edema alle corde vocali , già sconfitto ci mancava solo questa guerra inutile, disgustosa e vergognosa! Peccato ma da lassù il Buon Dio guarda e Provvede con i Suoi tempi!
Buone vacanza a tutti e rilassatevi se ce la fate!". Infine la conclusione amara: "Ps Chiedo a tutti gli amministratori delle pagine che mi riguardano di rispettare questa pausa di riflessione non pubblicando più nulla".

La sfida hot delle sorelle Ferragni

Le sorelle Ferragni e quella sfida a "colpi di seno" per i fan del web

$
0
0

Le sorelle Ferragni hanno fatto letteralmente impazzire il web con un video pubblicato su Instagram che sottolinea le loro forme

Le sorelle Ferragni hanno fatto letteralmente impazzire il web con un video pubblicato su instagram che sottolinea le loro forme. A postare la clip è stata Chiara Ferragni. Le due sorelle, Chiara e Francesca infatti indossano lo stesso costume e dopo qualche salto si scontrano l'una con l'altra. "Quando sfidi tua sorella che ovviamente ha più tette di te": è il commento con cui Chiara ha accompagnato il video. In pochi istanti la clip ha collezionato più di 20mila visualizzazioni. Chissà cosa dirà adesso Fedez che negli ultimi tempi è molto critico con la sua fidanzata proprio per le foto hot che la Ferragni pubblica sul suo profilo. Solo qualche guiorno fa il cantante aveva criticato la blogger per aver postato un'immagine che metteva in mostra le sue forme mentre si trovava in vacanza in Sicilia. Insomma a quanto pare Fedez è un partner geloso, ma di certo la Ferragni non rinuncerà per lui all'affetto dei suoi follower. (Clicca qui per guardare il video)

[[video 1428642]]

Le confessioni "private" di Malena Mastromarino

$
0
0

Malena Mastromarino si confessa e racconta il suo lato privato e il suo rapporto col mondo del sesso

Malena Mastromarino si confessa e racconta il suo lato privato e il suo rapporto col mondo del sesso. In un'intervista a Gq, la pornodva che lavora al fianco di Rocco Siffredi si lascia andare ad alcune confessioni particolari: "Sono sempre stata bisex e ho sempre provato il piacere di vivere questa mia inclinazione in totale libertà", afferma. Poi racconta le sue prime esperienze sessuali: "Avevo 15 anni e c’era un ragazzino, che feci impazzire per parecchi mesi prima di concedermi. Ricordo anche il dolore e la paura. Da lì alcune esperienze sino a un lungo fidanzamento durato sette anni, di quelli 'in casa', troppo soffocanti per il mio carattere. Lo lasciai e dal giorno successivo iniziai a trasgredire in tutti i modi possibili". E qui arriva il retroscena: "Feci una cosa che avevo sempre sognato, l’amore con una donna, che conobbi grazie a una chat e con cui ho ancora rapporti di amicizia”. infine spiega qual è la prima cosa che nota in un uomo: "Il sorriso e le mani. Mai sceglierei di condividere il mio tempo personale con chi non ha un bel sorriso, o mi farei sfiorare da mani che non mi piacciono. Premetto una cosa rispetto a questo. Sono una grande cacciatrice e non amo l’uomo che mi corteggia. Altra cosa che ammiro in un uomo è l’intelligenza. Poi non deve essere banale”.

Belen Rodriguez, topless rovente a Ibiza

$
0
0

Belen Rodriguez torna ad infiammare i social. E questa volta lo fa mettendo in mostra il suo corpo

Belen Rodriguez torna ad infiammare i social. E questa volta lo fa mettendo in mostra il suo corpo. Appena tornata da Los Angeles dove si trovava per una campagna pubblicitaria, la showgirl argentina si è tuffata nelle vacanze a Ibiza. E così ha deciso di fare un regalo particolare ai suoi fan mostrandosi di spalle in topless. Una foto che ha immediatamente acceso i socil che hanno regalato all'argentina una valanga di like. Resta il dubbio su chi abbia scattato la foto. Infatti negli ultimi giorni si erano fatte insistenti le voci di un possibile riavvicinamento tra Belen e il suo ex marito Stefano De Martino. Poi una foto con Iannone ha spento per qualche ora le indiscrezioni. Ma alcune voci del mondo del gossip insistono sul fronte di una nuova "pax" tra il ballerino e la showgirl. Intanto Belen si gode il relax a bordo piscina nell'attesa che questa torrida estate del gossip possa regalare qualche altro colpo di scena.


Quegli «atti osceni» di Oscar Wilde

$
0
0

Tony Kushner ha elevato inni a proposito de I tre processi di Oscard Wilde, il testo di Moises Kaufman appena presentato col sottotitolo Atti osceni. Con mestiere degno di Agatha Christie i due registi dell'operazione italiana, Bruni e Frongia, dentro un'aula di tribunale simile a un cimitero con arredi e altri mobili simili a bare grottescamente scambiati di segno, presentano il signore del massimo sberleffo ottocentesco nei panni di un dandy alla moda che travalica i secoli compiacendosi, come appare nella lusinghiera interpretazione di Giovanni Franzoni, di creare continuamente attorno ad ogni parola lo spazio Che è lo spazio giocoso di un'inedita messinscena teatrale. Perché sia il nemico giurato di Wilde, ossia il marchese di Queensberry, sia gli altri avvocati timorosi testimoni del famoso atto contro natura allora chiamato omosessualità i quali velano l'accaduto con parole alate sperando di confondere l'imputato, appaiono sinistri e risibili come e più delle streghe del Macbeth. Lo spettacolo assume quindi l'andamento, al di là della conclusione tragica che sappiamo, di un lungo scherzo con brio. Tanto più che, come la storia ci insegna, Wilde, sottoposto ad accuse che a parole dimostrano solo il suo divertissement nei confronti della platea che ieri lo accusava e oggi fanno solamente sorridere, giostra con abilità il proprio ruolo di sottile umorista nei confronti della regina Vittoria, per quello che era considerato un vizio impuro, al punto da contagiarne l'intera nazione.

I TRE PROCESSI DI OSCAR WILDE - Spoleto, Auditorium della Stella- Festival dei due Mondi.

Così un ragazzo di (in)successo diventò per caso un fenomeno

$
0
0

Voce acerba e chitarra grezza. La futura star Elvis Presley era snobbata da tutti. In un cofanetto i primi passi pop del re del rock

Tra i suoi preferiti c'era lo Statesmen Quartet, un gruppo gospel dai vestiti sgargianti che cantava e si agitava correndo sul palco. Quelle canzoni e quelle evoluzioni piacevano da matti al giovane Elvis Presley che, superando la naturale timidezza, girava armato di chitarra e non perdeva occasione di cantare e suonare. La voce tenorile era acerba, la chitarra grezza ma lui interpretava alle ragazze brani come My Happiness (che poi fu la sua prima incisione in assoluto) e i successi di star dei B movies come It Wouldn't Be the Same (Without You) e I'll Never Let You Go di Jimmy Wakely. Questi brani pop, nella versione del futuro re del rock'n'roll, si possono ora ascoltare nella versione originale - quella che Elvis pagò di tasca sua per incidere i cosiddetti «acetati» - nel triplo cofanetto Elvis Presley. A Boy From Tupelo. The Complete 1953-1955 Recordings, arricchito da una documentazione fotografica e bibliografica.

Erano i primi passi nel mondo della musica di Elvis, e i risultati non erano poi tanto incoraggianti. Però qualcosa cominciava a muoversi... Il 9 aprile del '53 Elvis partecipò a un talent show (sì, esistevano già all'epoca) nell'auditorium della Humes High School. Sul programma c'era scritto «il chitarrista Elvis Prestly» e l'esibizione non andò male. «Non ero popolare a scuola - ricordava di quell'evento Elvis - non avevo mai appuntamenti con le ragazze. Poi ho partecipato a quel talent e ho suonato la prima canzone, Till I Waltz Again With You di Teresa Brewer. È stupefacente quanto sono diventato popolare da quel momento in poi». Popolare tra i ragazzini, non presso il resto del pubblico. Elvis ci provava con la gloriosa etichetta Sun Records di Sam Phillips, ma la sua musica non aveva ancora personalità: era pop melodica e venata di country come ce n'era tanta, e migliore, in giro... Per questo pagò 3.98 dollari per registrare il suo disco, che conteneva My Happiness (un successo da classifica che nel 1948 era stato inciso da quattro artisti differenti) e That's When Your Heartaches Begin, hit degli Ink Spots del 1940. La leggenda racconta che Elvis incise il disco come regalo per il compleanno della mamma, ed è vero... ma in realtà era l'ennesimo tentativo per farsi notare da Phillips, cui aveva lasciato il suo indirizzo e il suo recapito. Infatti qualche mese dopo, nel gennaio '54, Presley «pagò» il suo secondo disco, stavolta un successo recente come I'll Never Stand In Your Way di Joni James e It Wouldn't Be the Same (Without You) del già citato Wakely. Come potete ascoltare nel cofanetto, si tratta di ballate melodiche e melense per voce e chitarra.

Il sogno di Elvis era diventare un cantante, e le sue speranze erano affidate a Marion Keisker, fedele segretaria di Phillips, che lo incoraggiava. Elvis provò a fare la voce solista per i Songfellows (una costola dei Blackwood Brothers) ma fu subito allontanato. Elvis raccontò in seguito che i Songfellows gli dissero perentoriamente: «Non puoi cantare». Ma in realtà furono molto più gentili e gli comunicarono che la sua voce non era ancora matura. Tentò anche con la band di Eddie Bond allo Hi-Hat Club di Memphis, ma il proprietario del locale lo invitò a non presentarsi più. Insomma il giovane collezionò una bella serie di delusioni, ma il suo destino stava per legarsi indissolubilmente con quello di Sam Phillips, l'uomo che avrebbe lanciato anche Johnny Cash, Carl Perkins e tanti maestri del blues. Successe che Phillips ricevette un demo da Nashville, dal produttore di successi Red Wortham... Un'altra ballata melodica, in cui però Phillips sentì quel certo non so che... Poiché non riuscì a identificare il cantante, decise di mettere alla prova Elvis facendogli incidere quel brano, intitolato Without You.

Elvis cominciò ad esibirsi un po' ovunque nella zona di Memphis, ma Phillips non aveva ancora deciso cosa farne. Parlò di lui con il chitarrista degli Starlite Wranglers, Scotty Moore, che voleva entrare nel business discografico, e gli diede il numero di telefono del ragazzo.

Scotty Moore, uno dei più apprezzati chitarristi della storia, invitò Elvis a casa sua domenica 4 luglio 1954, per presentargli il contrabbassista Bill Black. Elvis si presentò indossando un abito rosa pallido e fece sentire ciò che sapeva fare, e Moore commentò: «Suonava solo brani lenti, nulla di veloce. Ok ha una bella voce, è un buon cantante, se si trova il materiale giusto!». Da qui la storia si confonde con la leggenda e con il fato. Elvis, Scotty e Bill si presentarono in studio alla Sun Records e cominciarono a suonare un repertorio country basato sulle canzoni di Eddy Arnold e Hank Snow e brani come Harbor Lights (incluso nel cofanetto) di Sammy kaye. Poi in una pausa Elvis cominciò a fare il matto e ad agitarsi eseguendo That's All Right del bluesman Arthur «Big Boy» Crudup. Gli altri due gli andarono dietro in una sarabanda infernale e Sam Phillips disse: «Cosa state facendo?». «Non lo sappiamo», risposero i tre. «Bene, cercate di rifarlo immediatamente», disse Phillips, che si domandava come chiamare quella musica.

Morto il maestro Bruno Canfora: sue diverse sigle di successo di fortunati programmi tv

$
0
0

Il maestro Bruno Canfora, 92 anni, scrisse canzoni cantate, negli anni Sessanta, da Mina, Rita Pavone, Rocky Roberts e le gemelle Kessler

Il direttore d'orchestra Bruno Canforaè morto a 92 anni nella sua casa di Valnestore, alle porte di Perugia, dove viveva da dopo il ritiro dalle scene. La famiglia ha celebrato le esequie in forma privata, con una cerimonia religiosa nel cimitero del paese.

Con le canzoni di Canfora sono cresciute generazioni di italiani, fischiettando e ballando i suoi motivi, all'epoca cantati da grandi interpreti come Mina, Rita Pavone, Rocky Roberts e le
gemelle Kessler. Si devono a Canfora infatti, le musiche di sigle televisive e di canzoni italiane diventate famose nel mondo come "Fortissimo", "Il ballo del mattone", "Il geghegè". Per Mina il maestro Canfora arrangiò, tra le altre, "Mi sei scoppiato dentro il cuore", "Due note", "Sono come tu mi vuoi", "Vorrei che fosse amore", "Zum zum zum", e "Brava", di cui scrisse anche le parole.

Diresse l'orchestra dei più popolari programmi televisivi degli anni Sessanta, da Studio Uno, a Senza Rete, Sabato Sera, e varie edizioni di Canzonissima. Ma fu anche direttore artistico del Festival di Sanremo.

Beatrice Borromeo mamma bis: così festeggia il secondo anniversario di matrimonio

Pupo ricoverato dopo un malore: annullate date del tour

$
0
0

Il cantante si è sentito male dopo un concerto a Castiglione della Pescaia: dovrà essere operato per alcuni calcoli

Un malore dovuto ad alcuni calcoli ha portato in ospedale Pupo, impegnato da un mese e mezzo in un tour tra Italia, Russia e Paesi ex sovietici.

Il cantante è stato ricoverato dopo essersi sentito male nella notte mentre era in Toscana e sarà sottoposto a intervento chirurgico.

Solo ieri sera si era esibito con gli Skorpions alla Capannina di Castiglione della Pescaia (Grosseto). Annullata la data di mercoledì prossimo a Merano, in dubbio i successivi concerti.

Nel noir "Ozark" la provincia Usa fa proprio paura

$
0
0

Tra situazioni surreali e impreviste, dialoghi talora poco centrati, lunghe attese sulle quali costruire una suspense a metà tra noir e family drama, il debutto di Ozark su Netflix ha incuriosito non poco. Dieci episodi di circa un'ora ciascuno, ideati da Bill Dubuque e Mark Williams, con Jason Bateman protagonista - l'attore è specializzato in ruoli comici e leggeri - anche produttore e regista di alcune puntate.

Ecco dunque Martin Bryde, consulente finanziario che lavora a Chicago, cinico ai limiti dell'indifferenza che mentre parla con i clienti guarda filmini porno. Un'occupazione ordinaria, non fosse che l'uomo è in realtà un riciclatore di denaro sporco per un cartello messicano comandato dallo spietato Navarro. Qualcosa non ha funzionato, sono spariti tanti soldi, eppure Martin riesce a convincere il boss che esiste un'ultima possibilità. C'è un paesino, Ozark, sulle rive di un lago, dove poter riprendere in santa pace l'attività criminosa e restituire a Navarro la somma mancante. E così in poche ore Martin si trova costretto a trasferire la famiglia incredula nella profonda provincia del Missouri.

Al di là degli intrecci, dei nuovi personaggi, dei continui colpi di scena, Ozark introduce due aspetti molto interessanti. La famiglia non è un nido, non c'è niente di rassicurante, anzi è il teatro di continui conflitti, ipocrisie, situazioni di comodo dove è preferibile far finta di non vedere piuttosto che affrontare la dura realtà. Wendy, la moglie, tradisce il marito con un avvocato, nonostante lui sostenga di esserle stato fedele per 22 anni; Charlotte, adolescente eternamente in crisi, scontenta, decide di chiamare i genitori per nome e solo a tratti riscopre di essere figlia; in quanto al piccolo Jonah, vive in un mondo a parte, isolato dagli altri. Eppure, nonostante questa famiglia tutto sia tranne un modello, Martin è chiamato a proteggerla ritrovando insperati equilibri.

Altro tema, la profonda, incolmabile differenza tra la metropoli e la provincia in America, due mondi distinti che non si parlano, hanno abitudini e linguaggi diversi, risultano parti di epoche lontane. Se Chicago è business, finanza, industria, corruzione e malavita, una città dove tutto è possibile in simultanea, nel paesino del Missouri sembrano essersi dati appuntamento gli strambi, i mezzi matti, ciascuno alle prese con le proprie manie e ossessioni. In un insieme di situazioni che ricordano Fargo e, in generale, il cinema dei fratelli Coen, sono esilaranti i tentativi di Martin di impartire lezioni di economia ai suoi nuovi concittadini, i quali a migliorarsi proprio non pensano. Eppure, stupidi non sono affatto. Ci sono mondi, insomma, in cui la globalizzazione, la tecnologia, la modernità non sono ancora arrivate e tale apparente ingenuità della way of life di provincia continua a essere un incredibile archivio di storie, cinematograficamente parlando.

Iannone cade ancora dalla moto. Tutti questi fallimenti sono colpa di Belen?


Capolavori di Mozart da Glyndebourne

$
0
0

Narra Rudolf Bing, leggendario sovrintendente del Met, allora giovane tuttofare (responsabile produzione, biglietteria, trasporti e contratti) del neonato Festival di Glyndebourne, che il patron John Christie si occupava anche di strappare i fili d'erba fuori posto. A un americano che gli domandava come fosse riuscito a ottenere un prato così immacolato, rispose: «È facile, basta falciarlo per duecento anni». «Questo senso della qualità, la preferenza del vero aristocratico per la perfezione, circondava tutti a Glyndebourne», sottolineava Bing. Mentre in questo periodo estivo i gentiluomini tornano a sedersi su quel prato per l'irrinunciabile picnic fra gli atti di Traviata, Don Pasquale e Clemenza di Tito, un cofanetto Warner raccoglie cinque capolavori di Mozart, made in Glyndebourne, che hanno rivoluzionato il modo di fare l'opera in Inghilterra (registrati prima e dopo la guerra). Merito di Fritz Busch, «grande direttore, uomo di coraggio, persona retta, gentile, piena di calore umano e cordialità.» A quasi settantacinque anni di distanza quel Mozart rimane un miracolo in equilibrio fra leggerezza e drammaticità. Nelle parole di Bing par vedere «Busch al lavoro con l'orchestra, con il suo tipico misto di energia e cortese ironia alla prima prova aveva alzato la bacchetta, poi aveva lasciato cadere le braccia lungo i fianchi e senza che una nota fosse uscita da nessuno strumento in tono di rimprovero aveva esclamato, nel suo inglese stentato e marcato: È già troppo forte».

Massimo Cotto racconta il rock come un romanzo

$
0
0

Gian Paolo Serino

Rock Therapy. Rimedi in forma di canzone per ogni malanno o situazione: devo ammettere che trovandomi davanti al titolo di questo libro (Marsilio, pagg. 492, euro 16,50) pur conoscendo la serietà di Massimo Cotto ho avuto qualche dubbio. Titolo e copertina non aiutano, la quarta di copertina è ancora peggio: «Canzoni per tutte le esigenze: antidepressive, per combattere i mali, per cancellare le rughe» e amenità simili. Scoraggerebbero chiunque e, invece, già leggendo le prime pagine si comprende come Massimo Cotto, conduttore radiofonico di Virgin Radio e ottimo critico musicale (all'attivo oltre 60 libri tra cui la biografia scritta con Paolo Conte, primo traduttore dei testi di Tom Waits, Bruce Springsteen, Grateful Dead e Janis Joplin) non abbia pubblicato la solita playlist, ma un vero e proprio romanzo.

Basti leggere il brano: Dance me to the end of love, canzone consigliata di Leonard Cohen: «Los Angeles splende come il Delta del Mississipi quando Leonard Cohen mi apre la porta di casa esattamente a metà tra le colline di Beverly Hills e l'asfalto di downtown. Sono le 10 del mattino del 17 gennaio 1992. Mi accoglie come un vecchio amico che conosce da sempre. Prepara la colazione, poi ci sediamo al tavolo della sala. Inizia così l'intervista più bella della mia vita. Cohen è semplice come il catechismo».

Ecco bastino queste poche righe perché Cotto dia un perfetto ritratto di Los Angeles (alla James Ellroy) e soprattutto umano del cantautore americano. Più che immagini è lo stile a regalare sensazioni. E poi quell'ultima frase. «Cohen è semplice come il catechismo». Spiega tutta l'opera di Cohen in due righe. Cotto non è un critico musicale: è un poeta-romanziere che ha seguito la voce anziché la penna. O in Kingsdom of rain di Mark Lannegan: scrive «Evocando inquietudini alla Nick Cave, minimalismi di desolazione alla Cohen, digressioni metropolitane ci sono echi di colore e abissi in bianco e nero, c'è lo splendore della nuda canzone, paesaggi al finestrino e istantanee di un panorama privato. Le sue storie raccontano di voli brevi e cadute lunghe, anime sempre fuori mano ma mai fuori fuoco, fuochi d'autunno e aria di neve in un crepuscolare che inchioda».

Gli esempi sarebbero tanti in un libro che alla genialità sregolata del linguaggio di Lester Bangs coniuga il rigore di Raymond Carver: entrambi più che all'osso mirano al midollo della scrittura. E del lettore.

Addio a Bruno Canfora l'ultimo maestro che fece "suonare" la tv in bianco e nero

$
0
0

Il compositore diresse a Canzonissima e a Sanremo. Con brani diventati mitici

Il volto magari no, ma la sua musica la riconoscerete alla prima nota. Se ne è andato Bruno Canfora, l'ultimo grande maestro della tv in bianco e nero, autentico simbolo di quel periodo indimenticabile e irripetibile che rese grande la televisione e tutti i pianeti della sua galassia, come il pop. Tanto per capirci, c'è la sua firma in brani come Il ballo del mattone o Il geghegè e pure nel Da-da-un-pa0 che ha reso immortali le gemelle Kessler (tra l'altro avvistate l'altro giorno in grande spolvero all'inaugurazione del Centro Zeffirelli di Firenze). Era un signore alto con i baffoni e la riga a separare in due i capelli, milanesissimo classe 1924 ma poi obbligato a girare dappertutto, persino in Germania dove suonò alla fine degli anni Quaranta.

Ma le sue radici erano alla Scala dove con il fratello (che poi fu primo fagotto dell'Orchestra per decenni) aveva studiato oboe e, grazie al suo insegnante, si era avvicinato a quel tipo di musica «negroide» che allora il regime vietava: il jazz. Finita la guerra (durante la quale la Wehrmacht lo obbligò a suonare in un'orchestra a Padova), Canfora cresce nell'universo Rai (allora Eiar) fino a diventare negli anni Sessanta il portavoce di una musica che ha colorato un'epoca. C'era lui a dirigere l'orchestra in Studio Uno e Canzonissima (già dall'esibizione 1959 con Nino Manfredi, Paolo Panelli e Delia Scala) oppure nelle tante produzioni del regista Antonello Falqui, un altro grande di quel periodo.

Elegantissimo nei gesti e nella gestualità da direttore, Canfora aveva quel tocco austero ma disinvolto tipico di chi, forgiato dalla sofferenza della guerra, si era calato prima di altri nello spirito del tempo, sganciandosi dal formalismo musicale di metà Novecento e affacciandosi al melting pot di generi e cifre che arrivava dal mondo anglosassone. Mai rock, sia chiaro. Ma tanto swing, questo sì.

Non a caso, tutti i grandi interpreti degli anni Sessanta e Settanta sono stati almeno una volta al suo fianco. Da Domenico Modugno con Come si fa a non volerti bene del 1965 a Un disco per l'estate fino a La vita interpretata anche dall'inarrivabile Shirley Bassey a Sanremo del 1968. E persino uno dei grandi tormentoni del Festivalbar, quel Stasera mi butto di Rocky Roberts, è stato firmato da questo gentleman che, alla vigilia dei 93 anni, si è spento in silenzio scegliendo un funerale privato e lontano dalla nostalgia.

Dopotutto, la sua musica era tutt'altro che nostalgica. Sensuale in Sono come tu mi vuoi di Mina. Scatenata in Fortissimo. E persino orientale in Anata to watashi che scrisse per la tournèe giapponese di Mina e che poi raggiunse un bel consenso anche da noi. In poche parole, la musica perfetta per quella fase che oggi ricordiamo solo come il boom economico degli anni Sessanta ma che è stata - mai dimenticarlo! - una fucina creativa così fertile da germogliare ancora oggi. Non è un caso, tanto per dire, che molti «stacchetti» tv siano tuttora quelli originariamente pensati da Bruno Canfora.

Perciò c'è da capire perché, dopo l'ultima apparizione tv nel 1995 su Raiuno, e dopo aver diretto a Sanremo, alla Mostra di Venezia e persino all'allora Eurofestival, il maestro abbia deciso di ritirarsi e di vivere per la prima volta lontano dai riflettori. Una lunga vecchiaia che non ha spento le luci sul suo successo, proprio come capita ai simboli. Segnano un'epoca e poi rimangono immortali con quella, senza più bisogno di mostrarsi in pubblico oppure di cercare visibilità tutti i costi.

A Ron Wood togliete tutto ma non il ciuffo

$
0
0

Ron Wood ha rifiutato la chemio per curare un tumore. Ma ora sta bene e sarà in tour

Rockstar si diventa ma rocker si nasce. A Ron Wood, che è da oltre quarant'anni nei Rolling Stones, a maggio è stato trovato un nodulo al polmone. Una visita di routine prima dell'ennesima tournèe (la band sarà a Lucca il 23 settembre) e la diagnosi devastante: bisogna rimuoverlo. «C'è stata una settimana in cui tutto era appeso a un filo e avrebbe potuto essere la fine», ha raccontato lui al Daily Mail. Come sempre in questi casi, bisogna mettere in conto tutto. E anche a lui il medico ha ovviamente prospettato tutte le eventualità da affrontare: «Ho accettato tutto tranne una cosa: niente chemioterapia, non volevo perdere i capelli. Non avevo paura che non funzionasse, ma non volevo perdere i miei capelli, questi capelli non sarebbe andati da nessuna parte».

Una posizione molto in linea con quello che Ron Wood e i Rolling Stones rappresentano da così tanto tempo: nessun compromesso, la vita si vive senza condizioni. Ora Ron Wood sta bene, gli hanno tolto il nodulo (e una piccolissima parte di polmone), non ci sono degenerazioni e, controlli a parte, è ritornato alla sua vita ben poco normale, anche se ormai ha smesso di fumare e l'ultimo ricovero in clinica gli ha levato anche la dipendenza da alcol e droghe. Anche gli eccessi, si sa, fanno i conti con l'anagrafe.

La foto hot di Sharon Stone che ha impazzire i fan

$
0
0
Fonte foto: 
Instagram
La foto hot di Sharon Stone che ha impazzire i fan 1
Sezione: 

Sharon Stone non ha mai perso il fascino che l'ha portata a farsi conoscere. Dal successo di Basic Instict ne è passato di tempo. Eppure, la diva di Hollywood a 59 anni continua a fare impazzire i fan con le sue foto. L'ultima, pubblicat su Instagram, la ritrae in collant a rete e abitino

Viewing all 39554 articles
Browse latest View live


<script src="https://jsc.adskeeper.com/r/s/rssing.com.1596347.js" async> </script>