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Channel: Il Giornale - Spettacoli
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Amici, Heather Parisi si scaglia ​contro i giudici della commissione

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Parisi: "Sono aggressivi e offensivi". E poi ne ha pure per la Ventura e Bocci

"Devo ammettere che questi professori, quasi tutti, hanno un modo aggressivo, cattivo e offensivo nei confronti dei ragazzi soprattutto quando tocchi anche l'argomento fisico. È orribile, non devi, io mai nella mia vita mai nessun professore o maestro mi ha trattata come io ho visto sabato scorso, non esiste quel comportamento nei confronti dei ragazzi, a me così non piace". La prima puntata del Serale di Amici 2018 scatena la rabbia della "commissaria"Heather Parisi nei confronti dei professori. Il riferimento è soprattutto nei confronti della maestra Alessandra Celentano che ha puntato il dito contro la ballerina Lauren Celentano dicendole che è "in sovrappeso" e precisando che la ragazza “da quando è entrata nella scuola ha messo su qualche chilo, quindi c’è stato un problema”.

Ma la Parisi poi se la prende anche con Simona Ventura e Marco Bocci, componenti della commissione esterna: "Ho paura che stia subentrando una sorta di scusate la parola paraculismo. Io non posso credere che una Simona Ventura che ha un background come il suo esce con "quanto è carismatico Biondo" quando è tutto tranne che questo... O non capisce il significato della parola carismatico oppure mi dispiace ma sta mentendo, il carisma è tutto un'altra cosa". .


Giulia De Lellis faccia a faccia col suo hater. Poi la confessione: "Vittima di stalking"

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L'influencer ha incontrato il suo peggior hater che in questi mesi l'ha pesantemente insultata sui social: "Io ti ho odiato per la frase che hai detto sui gay"

Mary Sarnataro è tornata a parlare degli haters dei personaggi famosi e dopo Eva Henger, Belen Rodriguez, Vladimir Luxuria, è arrivato il turno di Giulia De Lellis.

La iena ha voluto far uncontrare l'esperta di tendenze con un accanito leone da tastiera. Ma prima di farlo, ha voluto fare quattro chiacchiere con Giulia. "Sei mai stata vittima di stalking?", chiede Mary Sarnataro. Ma la risposta di Giulia De Lellis lascia tutti senza parole: "Tre mesi fa un fan sfegatato è riuscito a trovare, non so come, il mio numero di telefono e mi chiamava di notte. Mi diceva cose brutte, si sentiva come se si stesse masturbando, mi diceva che guarda le mie foto, me le descriveva. Mi sono sentita violentata, mi vengono i brividi se penso a quella voce schifosa".

E dopo questa confessione da brividi, la iena Mary Sarnataro le ha fatto leggere alcuni messaggi cattivi e violenti che sono stati scritti sul conto di Giulia. E tra le varie offese e insulti, uno in particolare ha indignato la giornalista che proprio per questo motivo lo ha scelto per l'incontro. "Mi domando come Giulia De Lellis sia libera di camminare in giro per la città senza aver paura di venire sfregiata con l'acido", aveva scritto l'hater contro l'influencer. Un messaggio da brividi che fa davvero accapponare la pelle: "Questa cosa è davvero brutta..."

Così c'è stato il consueto incontro, incontro dal quale l'hater ne è uscito a testa bassa: "A volte siamo dei leoni da tastiera, semplicemente per commentare il programma, ma è sbagliato". Ma prima di fare pace e di promettere di non insultarla più, Giulia De Lellis tira fuori l'asso dalla manica: "Ho scoperto che hai anche fatto il provino del Gf, ma non ti hanno preso. Quindi sotto sotto ti rode un po', vorresti essere Giulia eh?". "Giulia no, però, sì un po' mi dà fastidio. Io prima ti odiavo per quella frase che tu hai detto sui gay, ma non ti voglio bruciare. Pace fatta", ha replicato l'hater. Ma primadi lasciarlo andare, la De Lellis puntualizza: "Se io anche fossi una pompinara non sarebbe problema tuo. Stai attento a quello che scrivi in rete perché altre ragazze potrebbero rimanerci male. A me non frega nulla perché il carattere forte, ma mia madre, mia sorella e mio padre ci rimangono male".

(Guarda il video)

Isola dei Famosi, Stefano De Martino si commuove facendo gli auguri al figlio

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Il figlio di Belen Rodriguez e Stefano De Martino compie cinque anni. Così l'inviato dell'Isola ha voluto fare gli auguri di compleanno al piccolo Santiago

La semifinale dell'Isola dei Famosiè iniziata col botto e, come al solito, al centro della puntata ci sono i litigi fra i naufraghi, ma prima di cominciare sia Alessia Marcuzzi che Stefano De Martino hanno voluto fare gli auguri di compleanno a Santiago.

Oggi, infatti, il figlio di Belen Rodriguez e Stefano De Martino compie cinque anni. E se in Italia la sua mamma gli ha organizzato una bellissima festa con illusionisti, pagliacci e tanti amici, il ballerino dall'Honduras non può fare altro che stargli vicino col cuore. Così prima di iniziare la scoppiettante diretta dell'Isola, Alessia Marcuzzi ha esclamato: "Prima di iniziare, vorrei fare gli auguri a Santiago che oggi compie 5 anni".

E dopo le parole della conduttrice dell'Isola, anche Stefano De Martino ha voluto fare gli auguri a suo figlio. Senza dire qualcosa in più del dovuto, l'inviato ha scritto sulla lavagnetta "auguri Santi", con un cuoricino rosso. E proprio mentre mostrava alla telecamera la lavagnetta i suoi occhi si sono riempiti di lacrime. "La prima cosa che voglio fare quando torno in Italia? - ha concluso de Martino -. Andare da quel piccolo ometto che è la mia vita".

E dopo questa dichiarazione d'amore, Belen Rodriguez ha condiviso fra le sue storie di Instagram la foto del suo ex marito con in mano la lavagnetta per il figlio Santiago...

Isola, un video inchioda la Mancini. Ferri: "Lei ha detto 'spero che Marco e Jonathan abbiano consumato'"

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"Mica ho detto che Marco è gay", questa frase pronunciata da Alessia Mancini ha fatto infuriare il pubblico e i naufraghi dell'Isola. E ora arriva la verità di Ferri

Il clima nella semifinale dell'Isola dei Famosiè piuttosto bollente, le discussioni durante la diretta sono talmente tante e pesanti che a fatica si capisce cosa succede fra i naufraghi.

Dopo il duro botta e risposta fra Jonathan e Amaurys, "Alessia io me ne voglio andare a casa, non voglio sporcarmi le mani", al centro di una bruttissima discussione ci finisce Alessia Mancini. Il motivo? Durante la semifinale sono state tirate fuori (di nuovo) alcune frasi che la Mancini aveva rivolto contro Marco Ferri e che Jonathan Kashanian aveva rivelato durante la scorsa diretta dell'Isola. "Ho detto a Marco che era magro, mica che sembra frocio", aveva detto Alessia a Jonathan e proprio lui lo aveva rivelato lunedì scorso.

Ma queste parole, la scorsa settimana come questa, hanno fatto parecchio discutere. Nel corso della semifinale, infatti, si è tornati sul tema e Alessia Marcuzzi ha mandato in onda il filmato che inchioda la Mancini. Nella clip, oltre a queste parole offensive, viene mostrato anche che gli altri naufraghi hanno rivelato che Jonathan avrebbe dato un consiglio ad Alessia. Kashanian le avrebbe consigliato, quindi, di chiedere agli operatori di far cancellare quella scena "per non passare come omofoba". Ma la Mancini nega di aver richiesto la cancellazione, "lui me l'ha consigliato, non l'ho fatto", e qui interviene Marco Ferri.

L'ex naufrago dell'Isola ci tiene a precisare che quella frase pronunciata da Alessia Mancini non è stata per niente carina, poi aggiunge: "E' inutile che ora lei (Alessia Mancini, ndr) si nasconda. Quando io e Jonathan siamo andati all'Isola Bonita ha detto 'spero che abbiano consumato'. Quindi qualcosa di infelice lo ha detto e pensato".

Ovviamente la versione di Alessia Mancini è diversa: "Non è vero, io non ho mai detto questo. Jonathan quando è tornato dall'Isla Bonita si è preoccupato di consigliarmi di non andare con Amaurys perché è una situazione molto intima". Ma le due versioni contrastanti non soddisfano il pubblico e in rete gli utenti si sono scatenati: "'Mica ti ho detto frocio' vuol dire 'mica ti ho offeso che ti ho detto che sei gay', indi per cui, secondo la lingua italiana, essere omosessuale è una sorta 'difetto'. Ora, far passare con il sorrisetto questa cosa mi fa alquanto accapponare la pelle".

Isola dei Famosi, Stefano De Martino si fa scappare una parolaccia in diretta

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L'inviato dell'Isola non si è riuscito a trattenere e, quando Alessia Mancini ha detto ai suoi bimbi che sta tornando a casa, De Martino ha esclamato: "E ora sono ca... vostri"

All'Isola dei Famosiè arrivato il tanto atteso momento della prova allo specchio: dopo 77 giorni di reality i naufraghi si vedono allo specchio per la prima volta.

Il concorrente ad aver perso più chili è Amaurys Pérez. L'ex campione di pallanuoto ha perso 23 chili. "Sembro un mostro, sono magrissimo", ha commentato Amaurys. Ma è con Alessia Mancini che Stefano De Martino è stato il protagonista di una terribile gaffe. Quando la showgirl si è specchiata e le è stato comunicato che ha perso tre chili, la Marcuzzi le ha ricordato che è arrivata l'ora di fare gli auguri a sua figlia Mia che appunto compie gli anni il 10 aprile: "Amore tanti auguri, appena torno a casa facciamo una super festa. Sono carica, terminetor sta tornando".

E proprio questa conclusione ha tirato fuori qualcosa di inaspettato a Stefano De Martino: "E ora sono cazzi vostri. Ops, scusate mi è scappata". Insomma, una parolaccia in diretta che nessuno si sarebbe mai aspettato. Una parolaccia che prima ha messo in imbarazzo e poi ha fatto scoppiare a ridere tutto lo studio dell'Isola dei Famosi.

Isola dei Famosi, Bossari alla Venier: "Quando accavalli le gambe si vede tutto"

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Anche in questa puntata dell'Isola dei Famosi c'è stato un momento piccante. Daniele Bossari, infatti, ha fatto notare a Mara Venier che la sua gonna era un po' troppo corta

Come ogni puntata dell'Isola dei Famosi che si rispetti, non poteva mancare un momento hot e la protagonista è ovviamente Mara Venier.

In tailleur con gonna corta rigorosamente di paillettes rosa, Mara Venier, fin dall'inizio della puntata, ha avuto problemi con l'abito. E dopo qualche ora di diretta dell'Isola, Daniele Bossari le ha lanciato una frecciatina: "Da qui vedo una prospettiva Basic Instinct, quando accavalli le gambe si vede tutto".

Stranita dall'osservazione di Daniele Bossari, Mara ha replicato: "Daniele, ma che fai, guardi la zia? Sposta lo sguardo! Potrei essere tua mamma". E dopo una risata generale, Alessia Marcuzzi ha voluto ammonire (scherzando) l'opinionista dell'Isola: "Ma Daniele cosa guardi? Filippa, mi dispiace...".

Insomma, anche questo momento piccante ha caratterizzato la semifinale dell'Isola dei Famosi.

Isola dei Famosi, Jonathan sbotta in diretta: "Mandatemi ora a casa"

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Durante la pausa pubblicitaria, Amaurys ha accusato duramente Jonathan. Così il naufrago dell'Isola si è sfogato: "Io me ne vado, Pérez mi ha detto che quando è stato male io speravo che lui non tornasse"

La semifinale dell'Isola dei Famosiè all'insegna dei litigi, delle dure stoccate e degli smascheramenti e sono proprio questi ultimi a far saltare i nervi di Jonathan.

Il naufrago dell'Isola, in nomination contro Alessia Mancini, ha ribadito che a suo avviso la sua avversaria è soltanto "una bravissima giocatrice". E dopo una serie di accuse e rimpalli di colpa, è arrivato il momento della prima pubblicità, ma una volta tornati in studio è successo l'incredibile. Le telecamere dell'Isola, infatti, hanno inquadrato Jonathan intento a litigare - molto duramente - con Amaurys. Il motivo? Pérez durante il break pubblicitario gli ha rivolto contro parole pesantissime.

"Tiratemi fuori adesso - ha urlato subito dopo il break pubblicitario Jonathan Kashanian - per stare qui, non vedo l'anima al diavolo. Amaurys mi ha detto che io non vedevo l'ora che lui non tornasse quando è stato male. Queste parole mi offendono come persona. Alessia fammi tornare a casa". E dopo questa rivelazione choc, la conduttrice dell'Isola ha chiesto spiegazioni proprio ad Amaurys, "perché queste cose stanno uscendo solo ora?", che subito ha risposto: "Io gliel'ho letto negli occhi...".

Ma queste dure accuse fanno storcere il naso ad Alessia Marcuzzi: "Questa cosa di dire tutto in faccia a Jonathan soltanto ora, fa un po' strano anche a me. Jonathan non mi sembrava così escluso fino allo scontro fra titani e per titani intendo lui e Alessia. Perché non gliele hai dette prima?". Così Amaurys ha subito voluto rispondere: "Dopo la puntata ho detto che avrei chiarito con lui. Sapete che sono stato male, io ho rischiato pesantemente, quindi non ho più chiarito...".

Ma questo duro botta e risposta, non fa cambiare idea a Jonathan, anzi, il naufrago dell'Isola rincara la dose: "Lui sta dicendo queste cose perchè sono in nomination con Alessia, glielo ha detto lei. Ma comunque questo non è più un gioco, è il Trono di Spade. C'è un limite e un'etica, ci sono persone che ci guardano e io non mi sento di superare quel limite, io non mi sporco le mani".

"Solo un giallista può capire il perché di un crimine"

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Lo scrittore napoletano crea un nuovo poliziotto «Sì, è donna, ma non credo alle quote rosa nei libri»

L'ultima cosa che aveva in mente quella sera Maurizio De Giovanni, era di dare vita a un altro personaggio. Doveva consegnare all'editore il secondo capitolo della serie noir-esoterica dei «Guardiani», poi doveva preparare «il Ricciardi» per l'estate - il commissario a cui deve la gloria degli esordi - e c'era anche da pensare al nuovo libro dei Bastardi («Credo di esser l'unico giallista italiano a portare avanti contemporaneamente tre serie»), ma il mistero è imprevedibile, e non esiste una città che sa riservare sorprese come Napoli.

«E così, una sera tardi del dicembre scorso, a Napoli, tornando a casa, in scooter, mentre sto aspettando che si apra il portone, illumino con i fari della moto un'auto in sosta. Dentro c'è una donna, i cui tratti del volto, giovanili, contrastano con i capelli corti, grigi. Non c'era accordo tra le due cose... Lei non guarda verso di me, evita la luce, è indifferente. E io rimango con la mia curiosità: cosa ci fa qui, a quest'ora, una donna che sembra voler sparire?».

E chi era?

«Ecco, appunto. Poco dopo, parcheggiato lo scooter, torno fuori. E non c'è più l'auto. A letto, ho continuato a pensarci. Cosa faceva di notte una donna in auto? Aspettava qualcuno? Perché, così giovane, aveva i capelli grigi? Poi, alla mattina sono arrivate tutte le risposte. Sapevo il suo nome, cosa faceva, chi era... Ero pronto».

A fare cosa?

«A telefonare al mio editore e dire che rinviavo tutti gli altri progetti. E mi mettevo a scrivere una cosa nuova. Quel personaggio era così forte, contrastato, impenetrabile... Dovevo dargli una storia».

Ed ecco Sara al tramonto, la nuova serie di Maurizio De Giovanni che - così annuncia l'editore Rizzoli - «riscrive al femminile il noir italiano». Chi è Sara?

«Una donna poliziotto di 55 anni, che per trenta ha lavorato in una Unità dei Servizi che si occupa di intercettazioni non autorizzate. Lei è la migliore a interpretare il labiale, la postura, i gesti di una persona... Non ha un passato facile: quando entrò in polizia si innamorò del suo capo, di 25 anni più vecchio, e per il quale ha lasciato marito, figli e poi anche il lavoro. Ora lui è morto, e lei è in pensione...».

Ma?

«Ma viene richiamata dal nuovo capo della vecchia Unità, una giovane donna. Che le propone di tornare in servizio. Ma in modo particolare... Nel corso di certe inchieste, usando le intercettazioni, spesso i suoi ex colleghi si imbattono in reati che non possono denunciare. E sono stanchi di rimanere testimoni silenti di casi di pedofilia, di violenze private, di sfruttamento della prostituzione... Sara - è la domanda che le rivolgono - sei disposta a occuparti del lavoro sporco?».

E la sventurata rispose.

«Sì. Torna in azione. E la sua caratteristica è che non si fida mai delle verità più ovvie... Un bel personaggio. Non è vero?».

Un personaggio femminile, soprattutto. Poliziotte, investigatrici private, commissarie... Le donne si sono prese il noir italiano. È una moda?

«Le quote rosa del giallo è una bella battuta. Ma parlo per me: è un puro caso. Paradossalmente, poi, il mio personaggio donna è il meno femminile che abbia mai creato. Non ci sono risvolti sentimentali nella mia storia, solo qualche ricordo amoroso...».

Però in Italia il lettore-forte è in percentuale maggiore una donna. Scrivere pensando a loro può essere un vantaggio dal punto di vista delle vendite.

«È vero. Mentre gli uomini prediligono la saggistica, più concreta, la narrativa è letta soprattutto da donne, che sono portate a sognare e a fantasticare, che hanno maggior attitudine con cose che non per forza abbiano un aggancio concreto alla realtà. Però la letteratura è una dei pochi campi in cui non c'è possibilità di predeterminare né il successo di un libro né la validità di una trama o di un personaggio...».

Quindi il destino di Sara ancora non si conosce. Non si sa se diventerà una trilogia, o una serie...

«L'editore, Rizzoli, lo vorrebbe. Ma prima cerchiamo di capire cosa dicono i lettori...».

I lettori dicono che il giallo italiano sta benissimo. Anche all'estero. Qui a Lione, al «Quais du polar», l'Italia è il Paese ospite. I nostri giallisti sono tradotti, pubblicati, intervistati, premiati...

«Sì, è vero. La letteratura nera è il genere italiano che sta meglio in assoluto. Perché sa raccontare la strada, cioè la vita. La gente sente il bisogno di capire cosa succede. C'è un delitto? La cronaca ti dice come è avvenuto. La giustizia chi è il colpevole. Ma il perché è successo... beh, quello lo può raccontare solo un bravo narratore».

Cos'ha di diverso il giallo italiano da tutti gli altri?

«Proprio questo. Che è diverso. Nel senso che è diverso da autore a autore, da regione a regione. Se penso al noir scandinavo, ad esempio, mi vengono in mente libri tutti uguali, almeno nell'ambientazione. Se guardo i nostri gialli, vedo una varietà, dalla Roma di De Cataldo alla Calabria di Criaco, che non ha eguali. E l'aspetto più curioso della faccenda, e che tra noi scrittori non c'è rivalità. Quando siamo in giro per le presentazioni, come qui a Lione, sembriamo una classe di liceo. Non siamo in competizione, semmai complementari».


L'arte va alla guerra Così i cubisti inventarono il camuffamento militare

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Nell'infuriare del primo conflitto mondiale furono i pittori a cercare un modo per proteggere i soldati

Può sembrare buffo ma, all'inizio, non furono i generali a pensarci. E nemmeno i membri di quel colossale apparato produttivo e scientifico che si mise al servizio delle varie nazioni intenzionate a partecipare alla grande macelleria della Prima guerra mondiale. All'inizio, i generali, soprattutto quelli francesi, diedero il via al conflitto con qualche cognizione chiara - almeno quello - sul peso di nuovi armamenti (come la mitragliatrice) ma con nessuna idea di quanto potesse essere importante il camuffamento in una guerra moderna. Ad esempio lo Stato maggiore francese era stato sedotto soprattutto da due idee: l'élan, ovvero lo slancio in battaglia, e il cran, il coraggio. Istruito il soldato ad esercitare queste due virtù, il resto - con una bella offensive à outrance - sarebbe andato a posto da solo. Quando all'inizio del conflitto le fanterie francesi, indossando una divisa blu con un bel kepì rosso andarono all'assalto non andò affatto così. I soldati francesi, visibili da centinaia di metri, vennero abbattuti come birilli. Del resto non andava meglio alle artiglierie francesi, spesso disposte in bella vista a ridosso del fronte. Fu così che, a esempio, l'artigliere di seconda classe Lucien-Victor Guirand de Scévola vide polverizzare le sue postazioni, vicino a Metz. Guirand de Scévola però non era un artigliere qualunque, era anche un famoso pittore ed era molto noto in Francia come ritrattista, tanto da aver già ottenuto la legione d'onore. Fu lì che iniziò a venirgli in mente di applicare le tecniche della pittura alle divise e agli armamenti.

Con le sue parole: «Allo scopo di deformare totalmente l'aspetto di un oggetto io dovevo utilizzare i mezzi che i cubisti invece usavano per rappresentarlo». Con questa intuizione l'arte andò alla guerra. Guirand de Scévola era abbastanza famoso per farsi ascoltare, la situazione della Francia abbastanza disperata perché si tentasse di tutto. Il pittore iniziò con alcuni esperimenti, mimetizzando un pezzo di artiglieria usando dei pannelli mobili di tela. Risultò irriconoscibile alla ricognizione aerea nemica. Poco dopo si iniziò a mimetizzare i cannoni verniciandoli. E in breve il «fai da te artistico» si trasformò in una vera e propria branca militare.

Il 12 febbraio 1915 il generalissimo Joffre diede ordine che venisse stabilita una sezione camouflage ad Amiens. E da quel momento per i francesi, impantanati nelle trincee, il camuffamento iniziò a diventare un arma vitale, altro che élan. Nel maggio 1915 durante la battaglia dell'Artois iniziarono a comparire nelle trincee francesi gli «alberi»-posto di osservazione: finti vegetali con periscopio all'interno, realizzati così bene da sembrare vere piante, già danneggiate dal tiro dell'artiglieria. Nel frattempo nasceva il corpo dei Camoufleurs. Entro il 1917 la Francia ne schierava più di 3mila e cercava di far pesare militarmente la sua superiorità artistica. Tra i nomi celebri: Jacques Villon, André Dunoyer de Segonzac, Charles Camoin e Charles Dufresne. Si arrivò addirittura a reclutare scultori perché fabbricassero pupazzi da mettere nei posti d'osservazione per attirare il fuoco dei cecchini. Ad esempio il cubista André Mare (1885-1932) era il genio riconosciuto dell'occultamento dei posti di osservazione: fu mandato a collaborare anche con gli inglesi e gli italiani. Venne ferito da uno shrapnel sul fronte della Piccardia mentre montava uno dei suoi posti di osservazione «invisibili».

Ecco, il modello francese si diffuse subito tra gli alleati. Però alla fine quelli che ottennero il risultato più strepitoso furono un gruppo di pittori inglesi, forse artisticamente meno noti dei colleghi francesi, e capitanati dall'acquarellista Norman Wilkinson e il vorticista Edward Wadsworth (1889-1949). Il vero dramma bellico per l'Inghilterra era l'assedio dei sommergibili tedeschi. L'ammiragliato guidato da Winston Churchill si interrogava sin dall'inizio della guerra su come nascondere le navi. Ma era praticamente impossibile, anche a causa degli altissimi pennacchi prodotti dalle caldaie a carbone. L'intuizione di Wilkinson fu quella che la nave non andava nascosta quanto piuttosto renderne la forma ben poco interpretabile. Grazie a delle «strisce» molto simili a quelle delle zebre i pittori inglesi fecero sì che la forma delle navi e la loro velocità fossero difficilmente comprensibili. Lanciare dei siluri nella Prima guerra mondiale comportava calcolare esattamente la rotta della nave e la sua distanza. La zebratura pensata dai vorticisti la trasformava in una forma confusa provocando errori di valutazione nel puntamento nemico. Quanto la tecnica funzionò? Non si riuscì mai ad arrivare a una statistica precisa ma gli stessi comandanti degli U-boot tedeschi confermarono che colpire le navi mimetizzate era molto più complesso.

Anche i tedeschi, per altro arrivati al conflitto con divise decisamente più razionali, mobilitarono gli artisti e gli ingegneri per portare avanti il mimetismo. Ma furono azioni più sporadiche. Il pittore Paul Klee si occupò di camuffare aerei. L'espressionista Franz Marc (1880-1916) realizzò grandi tele con la tecnica del puntinismo per nascondere le artiglierie, sosteneva che il modello più efficace fosse un telone «in stile Kandisky» efficace che ingannava tutti i ricognitori aerei al di sopra dei 2mila metri. Morì a Verdun nel 1916. La pittura a volte può ingannare il nemico, ma non sempre basta. Riuscì però anche a migliorare la condizione dei feriti dopo la guerra. La scultrice statunitense Anna Coleman Ladd - di cui parla anche la graphic novel War painters 1915-1918. Come l'arte salva dalla guerra (Comicout, pagg. 96 euro 19,10) di Laura Scarpa che sarà in libreria a breve - sviluppò una incredibile tecnica per creare maschere che ricostruivano parti del volto deturpate.

Gazebo e la "Italo disco" che fece ballare il mondo ma non piaceva agli snob

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Torna l'autore di "I like Chopin" e celebra un'epoca: "Negli anni '80 si suonava, oggi no"

Maguarda chi si risente: Gazebo, proprio lui, quello di I like Chopin, uno dei brani che si sono incatenati per sempre agli anni Ottanta e li riaccendono appena parte «quel» piano. Ora lui, che in realtà si chiama Paul Mazzolini e ha 58 anni, ritorna alla «base» e pubblica Italo by numbers nel quale canta super classici di quel periodo come Easy lady di Spagna o Self control di Raf, Tarzan boy di Baltimora e pure People from Ibiza di Sandy Marton. Un'epoca raccolta in un disco. La dance italiana. Suoni patinati, spesso artigianali, immagini cotonate e pronunce inglesi non sempre corrette (Gazebo a parte, che è quasi madrelingua).
«Nel mio disco i suoni sono ovviamente nuovi ma ho utilizzato gli strumenti di quell'epoca che è stata, tanto per intenderci, una delle ultime nelle quali i musicisti suonavano per davvero», spiega lui, educatissimo e preciso, che nel tempo è diventato anche produttore discografico: «Alla fine degli anni Ottanta è arrivata la house e noi siamo stati messi da parte in quattro e quattr'otto. Ho avuto momenti difficili, sono passato da cantante sul palco a fonico dietro il mixer. Insomma ho fatto un'altra gavetta. Ho lavorato con tanti artisti, ad esempio Patty Pravo per l'album Oltre l'Eden..., e poi ho aperto uno studio di registrazione qui a Roma. «Remember that piano...», cantava nel 1983 il bel ragazzo nato a Beirut da un italiano e da una americana che diventò uno dei best seller nel mondo (otto milioni di copie vendute solo con quel singolo) e la scintilla per l'esplosione di un fenomeno musicale che, ovviamente, allora la critica italiana snobbò come provinciale. «In realtà quel brano andò al primo posto in tanti paesi come il Giappone, il Brasile, la Spagna, la Germania e Honk Kong. E ancora oggi mi accorgo che la conoscono tutti, dal Kazakistan a Rio De Janeiro».
Quelle note, e quelle di Spagna, Tracy Spencer, P.Lion e via dicendo, oggi sembrano la colonna sonora della spensieratezza e attirano anche chi allora neppure era nato: «In effetti ho molto riscontro dagli adolescenti», conferma lui che, dopo la mitragliata del primo successo, ha riassettato la propria vita su ritmi più accettabili: «Sono nati i miei due figli (Gabriel, oggi di 28 anni, e Eva di 23 - ndr), li portavo a scuola e quel tipo di quotidianità mi ha senza dubbio fatto diventare migliore». Nel frattempo la musica cambiava (si fa per dire) e quella fase fu velocissimamente chiusa nel baule dei ricordi, superata dalla house e poi da tutte le sue derivazioni. Paul Mazzolini ha smesso di essere Gazebo ventiquattr'ore al giorno, ed è diventato un esploratore musicale che si è addentrato un po' ovunque, persino nel progressive, lasciando che la «italo disco» seguisse il proprio corso nelle anse della memoria collettiva per poi tornare a germogliare. «Il mio penultimo album è stato del 2015. Ho utilizzato tanti strumenti elettronici che suonavamo negli Ottanta. E la differenza con i suoni di oggi è clamorosa, visto che sembra tutto così preconfezionato... Così mi è venuta voglia di riscoprire brani come Tarzan boy. Non ho cambiato nulla, ho voluto mantenere persino le imprecisioni linguistiche degli originali (ad esempio in Happy children ci sono alcuni svarioni di inglese)». Però Italo by numbers - che ha anche l'inedito La divina ispirato all'incontro con un vecchio professore di musica caduto in disgrazia - non è soltanto la classica operazione vintage per nostalgici dei bei tempi. È il grimaldello per riaprire con più obiettività una fase musicale che è stata decisiva per la musica da ballare di tutto il mondo. «Effettivamente chi produce dischi oggi non sembra avere il background musicale che avevamo noi, che partivamo dalla melodia. Ora vedo un approccio molto meno musicale e, posso dirlo?, anche meno poetico». Senz'altro più standard. «Gli anni Ottanta per me sono stati la luce. I Novanta, il buio. Poi dal Duemila in avanti hanno iniziato a richiamarmi per concerti e serate un po' dappertutto».
Oggi, dall'alto degli oltre dodici milioni di dischi venduti, Paul Mazzolini è più brizzolato del ragazzo scintillante di I like Chopin ma ha anche firmato la pace con il proprio destino: «Sì, per me I like Chopin è diventata quasi come una gabbia, ma non riesco a odiarla. Anzi, guardando in quali gabbie meno belle sono costretti tanti miei colleghi, le sono molto riconoscente». E non è l'unico. Appena dopo l'uscita di Italo by numbers, pure Fiorello ha subito invitato Gazebo al Rosario della sera su Radio Deejay, quasi a celebrare non solo il ritorno di un artista ma pure il restyling definitivo di una musica che avevamo solo fatto finta di dimenticare.

Da Nelson a Costello Le star cantano gli inediti di Cash

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Era un duro nell'arte (andate a vedere il testo di Cocaine Blues dove il protagonista racconta, dopo un tiro di coca, di come abbia ammazzato la sua donna con un colpo di pistola e sia stato condannato a 99 anni di carcere duro) e nella vita

Antonio Lodetti

Era un duro nell'arte (andate a vedere il testo di Cocaine Blues dove il protagonista racconta, dopo un tiro di coca, di come abbia ammazzato la sua donna con un colpo di pistola e sia stato condannato a 99 anni di carcere duro) e nella vita. Il suo sguardo sembrava scolpito nel monte Rushmore ed è stato il primo degli «outlaw», dei fuorilegge del country, insieme a personaggi come Willie Nelson e Kris Kristofferson. E proprio due monumenti come Nelson e Kristofferson, insieme ad altri artisti come Elvis Costello e Alison Krauss, celebrano il vecchio Cash con l'album Forever Words. La solita rivisitazione? Il solito album tributo? Niente di tutto questo. I grandi nomi della musica hanno messo in musica poesie, note, scritti, lettere inedite nate dalle mani di Johnny e raccolte scrupolosamente dal figlio (e produttore) John Carter Cash. Cash junior aveva già pubblicato nel 2014 Out AMong the Stars, l'evocativo album di inediti di Cash in cui c'era anche un duetto con Elvis Costello.

Non si può proprio dire che Costello appartenga al mondo country, ma la sua duttilità (che comprende anche il mondo dell'Opera) lo ha spinto a cimentarsi anche questa volta con uno dei suoi personaggi preferiti, e qui innerva con i suoi ritmi la dolce I Still Love You. Molte delle canzoni dell'album traggono ispirazione dal libro Forever Words: The Unknown Poems, altre provengono dagli archivi segreti del giovane Cash, che pare abbia nei suoi archivi un immenso tesotro di scritti e canzoni. È un disco per superfan di Cash, che va oltre le canzoni ma si apre con una sorta di preghiera,: Forever/I Still Miss Someone, con i suoi vecchi amici Willie Nelson che recita il testo mentre Kristofferson suona la chitarra (tra l'altro I Still Miss Someone è l'unico accenno al repertorio classico di Cash). Nostalgia? Bieca operazione commerciale? Ciascuno la pensi come crede ma questi brani sono ben costruiti e ricchi di pathos, come l'aggressiva Jellico Coal Man che vede al microfono T Bone Burnett. Le tante voci qui impegnate evocano lo spirito e le battaglie di «The Man In Black», come veniva chiamato dal titolo del suo inno di battaglia a favore dei «perdenti». Uno dei momenti più alti dell'album è A Jume This Morning, nato da una lettera che Johnny scrisse alla moglie June, e che acquista una verve particolare nel dialgo responsoriale tra le voci di Ruston Kelly e Kacey Musgraves. Non manca un pizzico di ritmo con Elvis Costello e col redivivo John Mellencamp, ma c'è un altro piccolo tesoro in questo disco. Tra i brani che Cash aveva registrato sotto la guida del produttore Rick Rubin c'era Rusty Cage dei Soundgarden (incisa sul bellissimo Unchained, vincitoe di un Grammy e consigliatissimo). Chris Cornell lo ha ricambiato, prima di morire anch'egli, mettendo in musica l'introspettiva You Never Knew My Mind. Uno splendido documento anche perché - come dice Cash junior - «La scelta dell'artista da abbinare a ogni canzone è stata una questione di cuore».

Bruni Tedeschi: «Van Gogh mi ha fatto toccare il divino»

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L'attrice ha prestato la voce al film dedicato al grande artista e ha finito di girare la pellicola sulla sua famiglia

Cinzia Romani

Col cappottino color senape, indossato come una studentessa brava, ma timida, Valeria Bruni Tedeschi entra nella chiesa di Auvers-sur-Oise, 30 chilometri a nord di Parigi. E' qui, tra queste gelide navate gotiche che Vincent van Gogh dispiegò la sua arte, dipingendo la chiesa come non ci fosse un domani. «Terminato il lavoro, si tirò un colpo di rivoltella, una domenica di luglio, travolto come scrisse da una tristezza senza fine», spiega l'attrice e regista, che presta la sua voce di cartavetrata lisa al film documentario di Giovanni Piscaglia Van Gogh. Tra il grano e il cielo, prodotto da 3D e Nexo Digital (nei cinema da oggi all'11). «L'arte è un modo per toccare qualcosa di vicino a Dio. C'è necessità di arte come di acqua. Se la nostra anima non viene accarezzata, ci spegniamo», riflette l'artista nata a Torino ma di stanza a Parigi e che adesso anima, a Roma, il festival del cinema francese Rendez-Vous, del quale è madrina e musa, pronta a parlare di sé e del suo lavoro.

A cinquant'anni, ottanta film interpretati e un David di Donatello vinto, due anni fa, con La pazza gioia (il suo divertente discorso di ringraziamento fu virale sui social), Valeria non è più la sorella meno bella di Carla Bruni. A parte che anche lei sa essere seducente e di classe, ma ormai è soprattutto una personalità artistica quotata, in Italia e in Francia. Dove ha appena girato I villeggianti, il suo quarto film da regista. Un affresco familiare tra collere e risate, ambientato in Costa Azzurra, nella Villa Rocabella lontana dal mondo (nel cast, oltre a Valeria protagonista, Pierre Arditi, Valeria Golino, Yolande Moreau e Riccardo Scamarcio) e che probabilmente andrà al festival di Cannes. «In questo film ho mescolato attori di teatro e di cinema. E semplici amici dell'Accademia di Teatro che non lavoravano da anni e, di colpo, si son rimessi a fare gli attori. Un miscuglio prezioso, dove Valeria Golino interpreta mia sorella, poi c'è mia madre Marisa e anche mia zia». Il sorriso si fa esitante, la scaramanzia prevale, mentre la passerella sulla Croisette non è ancora confermata. «Mia sorella, invece, con me non vuole girare: gliel'ho chiesto tante volte, ma fare l'attrice non le interessa. Mia madre, al contrario, a 90 anni ha scoperto che fare l'attrice le piace. E' brava, fotogenica e precisa: d'altronde, faceva la pianista. Mi dà voglia di scrivere altri film e mi piace il rapporto che abbiamo, quando lavoriamo. Migliore di quello che abbiamo nella vita», scandisce, forse pensando a quanto ci ha messo, mamma Borini, a rivelare che sua sorella Carla non era figlia dello stesso padre di lei... Come tutti gli artisti, anche Valeria, che ha adottato due bambini, ha i suoi rituali. «A volte siedo davanti a una sedia e mi convoco. Dopo aver girato il mio primo film, E' più facile per un cammello, ho eseguito un piccolo rituale. Mi sono chiesta scusa, promettendo di fare più attenzione. Mi sono detta: Non mi sono abbastanza occupata di lei, la trovo molto brava e veramente bella...

Cresciuta tra gli agi di un'importante famiglia che, nei Settanta, lasciò l'Italia per paura dei rapimenti a scopo di riscatto, Valeria è benvoluta dal mondo del cinema perché non assume arie da snob. Anzi, a volte appare una ragazza invecchiata nel disagio con se stessa. Essere disturbata è molto importante. Mi pare di lavorare meglio quando mi sento un po' disturbata. Non quando disturbo gli altri, ma me stessa. Sono piena di nostalgie: quando sono in Italia, della Francia; quando sono in Francia, dell'Italia. Tutto questo disturbo interiore credo sia una ricchezza».

Principe Carlo: "Niente più costumi da bagno aderenti"

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Il Principe Carlo, in occasione di un viaggio in Australia, ironizza sui suoi imminenti 70 anni: l'erede al trono si rammarica per l'impossibilità di indossare costumi da bagno aderenti

Il Principe Carlo si appresta, il prossimo 14 novembre, a tagliare un traguardo davvero importante: quello dei 70 anni. E, in attesa di scoprire tutte le celebrazioni del caso, il Principe del Galles ha sfoderato il suo ben famoso humor inglese per parlare dei cambiamenti che lo attendono a questo giro di boa. L'occasione è quella di un viaggio in Australia, dove Carlo ne ha approfittato per riferire simpaticamente ai presenti uno dei maggiori timori legati all'età: la rinuncia ai costumi da bagno aderenti.

Le dichiarazioni risalgono allo scorso sabato, quando il Principe si trovava in visita a Vanuatu, in compagnia del Governatore del Queensland Paul de Jersey. Carlo ha rivelato come, data la sopraggiunta età, non potrà probabilmente più approfittare dei cosiddetti "budgie smugglers”: un termine australiano comunemente utilizzato per identificare i costumi da bagno maschili molto aderenti. "Conosco fin troppo bene e comprendo - ha specificato il Principe, così come riporta Sky News - la strana sensazione di incredulità per quel che sta in realtà accadendendo: mai più, ad esempio, mi sarà possibile infilare un costume aderente".

Concluso l'ironico intervento, l'erede al trono ha quindi voluto ringraziare i presenti per la splendida giornata organizzata: "Questa visita, seppur troppo breve, mi ha tuttavia permesso di sperimentare personalmente il calore, la generosità e lo spirito per cui il popolo di Vanuatu è così famoso". Così come accennato, il Principe Carlo è il primo nella linea di successione al trono britannico: sarà infatti il futuro re, dopo la Regina Elisabetta II. Da tempo i media britannici parlano dell'ipotesi Carlo possa abdicare in favore del figlio William, sebbene da Buckingham Palace non siano mai giunte conferme su simili speculazioni.

Brad Pitt frequenta un genio del Mit

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Secondo le voci di corridoio Brad Pitt sarebbe molto vicino a un'insegnante del Mit, con cui avrebbe stabilito un'amicizia molto stretta

Brad Pitt sarebbe coinvolto in un'amicizia particolare con Neri Oxman, nome sconosciuto ai più ma figura di riferimento presso il rinomatissimo MIT. La donna, professoressa di architettura, è molto amata e acclamata presso la struttura tanto da essere considerata al pari di una rockstar.

Secondo i ben informati l'incontro, del tutto casuale, sarebbe avvenuto in novembre durante una visita dell'attore che da sempre è appasionato di design e architettura. Brad Pitt, presente durante un evento legato a un progetto tematico a cui stava collaborando, avrebbe conosciuto per la prima volta Neri Oxman stringendo con lei un'amicizia molto forte.

A riportare la notizia è stato Page Six che avrebbe confermato la passione e l' interesse comune tra i due, in perfetta sintonia sull'argomento di alto livello. La fequentazione è proseguita ma, in apparenza, solo dal punto di vista professionale perchè tutti e due sono molto cauti a riguardo.

Ma, a quanto sembra, l'attore risulterebbe particolarmente affascinato dalla professoressa e dal suo incredibile charme. Neri Oxman, di origine americano-israeliano in precedenza è stata sposata con il compositore argentino Osvaldo Golijov ancora molto presente nella sua vita, sia come fonte ispiratice che di sostegno. Brad Pitt, invece, sarebbe impegnato con il divorzio da Angelina Jolie.

Le immagini del passaggio di Brad Pitt presso il Mit sarebbero state pubblicate via Instagram e vedrebbero l'attore circondato dagli studenti della professoressa. Gli amici di Neri Oxman non avrebbero confermato e neppure smentito la particolare amicizia tra i due, ma per loro non sarebbe una novità visto l'incredibile fascino che la donna emana.

Mente brillante e geniale la quarantaduenne può vantare un curriculum di tutto riguardo, progetti innovativi e opere esposte al al MoMA, al Centre Georges Pompidou di Parigi, al Museum of Applied Arts di Vienna e al Museum of Fine Arts and Museum of Science di Boston. La professoressa opera presso il MIT Media Lab, dove ha creato il gruppo Mediated Matter che dirige con passione, i progetti da lei guidati sondano il legame tra design e architettura con ambienti naturali e biologici.

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Brad Pitt, le immagini più sexy

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Fonte foto: 
Getty Images, LaPresse, Olycom
Brad Pitt, le immagini più sexy 1
Sezione: 

Brad Pitt, sempre al cetro del gossip, sarebbe alle prese con un nuovo amore mentre divorzia da Angelia Jolie

Brad Pittè sempre molto sexy e intrigante: l'attore 54enne non perderebbe il suo incredibile fascino che ancora colpisce le sue innumerevoli fan ed estimatrici.


Ora Al Bano chiarisce: "Con Loredana è finita. È stata lei a lasciarmi"

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Intervistato dal settimanale Chi, Al Bano Carrisi ha chiarito una volta per tutte qual è la sua attuale situazione sentimentale: "Non è finita per colpa di Romina"

Da ieri non si parla d'altro che della fine della storia d'amore tra Al Bano Carrisi e Loredana Lecciso, ora il cantante di Cellino San Marco vuole mettere qualche puntino sulle "i".

E così, sul numero di Chi in edicola da domani, Al Bano chiarisce per la prima volta anche i rapporti con Romina Power dopo il loro ritorno insieme sul palco. "Sono tre anni che è tornata l’armonia - spiega -. La mia storia con Romina è finita, ma io non posso dimenticare e mi è vietato dimenticare. Lei è la mamma dei miei figli e Loredana Lecciso è la madre dei miei figli, il simbolismo della madre per me è sacro, lo sanno tutti da sempre. Io non tratterò mai male una madre, per di più la madre dei miei figli, questo deve essere chiaro per tutti, così come deve essere chiaro che non sto facendo niente di male contro nessuno. Io e Romina stiamo lavorando bene insieme, lavoro anche da solista e mi chiedo: che male c’è in tutto questo? Dov’è l’ambiguità? Tutto si svolge alla luce del sole e dei riflettori".

E ancora: "Il pubblico sogna un ritorno non solo sul palco ma anche nella vita? Ma siamo vivi grazie a Dio, siamo passati da tempi fantastici ad anni tragici, e poi di nuovo da momenti difficili a momenti sereni come questi e penso che sia giusto goderseli perché fanno bene a tutti: a chi ci vede, a noi che lo viviamo, ai miei figli che lo respirano, anche ai figli miei e di Loredana, che respirano questo clima di affetto e di verità".

Poi è proprio su Loredana Lecciso che Al Bano si concentra: "Con Loredana è finita, ma non per colpa di Romina. Loredana ha fatto dei passi che hanno lasciato il segno, come quello di abbandonare Cellino San Marco i primi di dicembre, mentre stavo tornando dal Canada e di non farvi rientro. È stata una sua scelta, e l’ho subìta, ma Loredana sa meglio di chiunque altro qual è il mio rapporto con Romina. Loredana se n’è andata per motivi che conosce molto bene e che non sarò io a dire, ma sicuramente Romina non è stata la causa. E, vista l’ambiguità che circonda questa circostanza, sarebbe giusto che si decidesse a chiarire. Se Loredana mi lascia come ha fatto nel 2005 quando ero all'Isola e come ha rifatto adesso, allora mi difendo, perché tengo alla mia anima. Non sono mai stato un soprammobile né mai ho considerato gli altri un soprammobile".

La Lecciso risponde ad Al Bano: "Me ne sono andata da Cellino perché ho fatto un intervento"

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Loredana Lecciso ha voluto replicare alle accuse che Al Bano Carrisi ha lanciato dal settimanale Chi: "Romina ha contribuito alla fine della nostra storia"

E se Al Bano Carrisi puntualizza a Chi che non è colpa di Romina Power se lui e Loredana Lecciso si sono lasciati, sempre al settimanale la showgirl replica all'ex compagno.

"Il fatto che Al Bano dica che non è finita per colpa di Romina è un punto di vista, anche il numero '6' se lo vedi al contrario è un '9', con questo non dico che la colpa sia esclusivamente di Romina - dice Loredana Lecciso -. Comunque credo alla sua buona fede, probabilmente non ha dato peso al fastidio che potevo provare per certe uscite di Romina, se avesse pensato che tutto ciò avrebbe potuto ferirmi l’avrebbe arginata".

E dopo questa premessa, la Lecciso spiega per la prima volta perché i primi di dicembre ha lasciato Cellino san Marco. "A dicembre - continua a Chi - ho lasciato Cellino perché dovevo fare un piccolo intervento già programmato e sono partita con due trolley per andare a Pavia da mio fratello (Luca, chirurgo estetico di fama, ndr). Su quella partenza, però, si sono creati dei malintesi e così sono rimasta lì. Ho mandato i miei figli con i nonni a Cellino per trascorrere il Natale con Al Bano, ma ho preferito restare sola a riflettere. Non ero nella condizione psicologica di stare lì. Non ho mai detto di essermene andata per colpa di Romina, ma di sicuro la sua presenza non ha aiutato. Sfido qualsiasi donna ad accettare la presenza di un’ex moglie così nella sua vita. Non mi sono mai opposta al fatto che Al Bano e Romina tornassero a lavorare insieme, ma mi ha dato fastidio quando lei ha superato certi limiti. Non è piacevole per i miei figli sentire in tv (seppure ironicamente) Romina che dice di essere innamorata di Al Bano, secondo me lancia un messaggio sbagliato. Ci sono state circostanze in cui mi sono sentita esclusa, come il matrimonio di Cristel, la figlia di Al Bano e Romina, dove sono stata invitata solo all’ultimo giorno da Al Bano. Non sarei mai andata, era giusto che lei si godesse la sua festa, ma mi ha fatto male. Sono stata la prima ad auspicare che formassimo tutti insieme una grande famiglia allargata, ma ho capito che c’erano delle resistenze".

Loredana Lecciso, quindi, dà la sua versione dei fatti, ma che cosa ha in mente per il futuro? "Voglio riconquistare la grande stima che legava me ad Al Bano - ha concluso -. A me non interessa il rapporto perché i rapporti cambiano, si trasformano, l’importante è ritrovare la stima e mi piacerebbe avere grande stima anche per Romina, vorrei che se la meritasse e che io meritassi la sua, ci dobbiamo lavorar. Tornare a Cellino? Ci sono stata settimana scorsa per portarci i miei bambini, Cellino è la patria dei miei figli, è la loro vita ed essendo molto legata a loro è anche la mia vita".

L'ex della Notaro contro la Lucarelli: "Vada via dalla giura di Ballando"

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Tavares chiede alla Vigilanza Rai di escludere da Ballando con le stelle l'ex Gessica Notaro, ma anche Selvaggia Lucarelli e Roberta Bruzzone che l'hanno difesa

Eddy Tavares, l'uomo che sfregiò con l'acido Gessica Notaro, ora se la prende con Selvaggia Lucarelli e Roberta Bruzzone che nei giorni scorsi avevano difeso la miss e concorrente di Ballando con le Stelle dagli attacchi dell'ex che la accusava di strumentalizzare la vicenda "per fare show".

A rivelarlo è proprio Selvaggia Lucarellisulla sua pagina Facebook: "Scopro oggi che gli avvocati di Tavares, colui che gettó l'acido sul volto di Gessica, hanno chiesto alla vigilanza Rai e al ministero di giustizia di impedire da qui in avanti la mia partecipazione e quella di Roberta Bruzzone a Ballando con le stelle", scrive la giornalista e giudice del dance show, "Ebbene sì. Sono colpevole di aver dichiarato non ci pronunciamo sui diritti processuali di Tavares, che lui però non interferisca sul diritto di Jessica di essere felice. Ricordo agli avvocati di Tavares (buffo che debba ricordarlo io a chi la legge l’ha studiata) che il diritto di espressione è garantito dall’articolo 21 della Costituzione. E se non lo ricordano glielo rammenterà il comunicato del mio avvocato. Che non cerca visibilità sulla pelle della sua assistita, grazie al cielo".

"È noto che l'art. 21 della Costituzione riconosca a chiunque il pieno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero", aggiunge quindi l'avvocato Lorenzo Puglisi, legale della Lucarelli, "Nel caso di specie la signora Lucarelli non ha fatto altro che manifestare la propria solidarietà alla vittima di uno tra i reati più efferati che si possa immaginare. Nulla, quindi, che possa giustificare un attacco così violento dai legali del signor Tavares che, paventando diffide alla Rai o al Ministero della Giustizia per far rimuovere uno dei volti più noti del programma, rischiano solo di dare visibilità e importanza a una circostanza priva di rilevanza penale, esponendosi personalmente a tutte le inevitabili conseguenze del caso".

"Dalla parte di Gessica Notaro sempre e comunque... scrivessero pure al Papa...", aggiunge laconica Roberta Bruzzone.

Ora padre Romano precisa: "Non ho mai detto che Frizzi sarà santo"

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Raggiunto telefonicamente da Il mio Papa, il postulatore delle cause dei santi ha smentito categoricamente le voci che dicono Fabrizio Frizzi presto santo

La scomparsa di Fabrizio Frizzi ha lasciato un vuoto incolmabile nel cuore di migliaia di personaggi del mondo dello spettacolo ma anche nel cuore di milioni di italiani.

Da giorni, però, stanno circolando una serie di rumors, secondo i quali padre Romano Gambalunga, postulatore delle cause dei santi (cioè colui che conduce l'indagine per le cause di beatificazione e poi di canonizzazione), avrebbe dichiarato che Frizzi potrebbe diventare santo.

Così Il mio Papa ha intervistato padre Romano che ha voluto precisare una serie di cose. "Mi dispiace che mi siano state attribuite cose che non ho detto - spiega -. Evidentemente sono stato frainteso. Per poter parlare di fama di santità, a meno di casi eccezionali, devono passare almeno cinque anni. Al momento c’è quello che sappiamo tutti: la fama televisiva, la gentilezza, la generosità, la donazione del midollo. Ma non possiamo confondere l’impressione, l’emozione e la commozione per la sua morte con la santità, né lasciarci condizionare dall’entusiamo".

Raggiunto telefonicamente da Il mio Papa, il religioso ha ribadito: "Che si possa già parlare di fama di santità per Fabrizio Frizzi è una fake news. So di ripetermi ma desidero che sia ben chiaro: al momento è impossibile parlare di fama di santità per Frizzi come per chiunque".

Giovanni Ciacci: "Voglio abbandonare Ballando con le stelle"

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Dopo il malore dell'ultima puntata di Ballando, l'esperto di tendenze si è sfogato sui social e ha confessato di voler lasciare il programma: "Troppa pressione"

L'ultima puntata di Ballando con le stelle è stata particolarmente dura per Giovanni Ciacci, l'esperto di tendenze, infatti, ha avuto un malore che non gli ha consentito di tornare in studio per il verdetto finale.

Ieri pomeriggio aveva così tranquillizzato i suoi fan spiegando che il problema era rientrato e si era trattato soltanto di un brusco alzamento della pressione. Ora, però, qualcosa sembra aver fatto preoccupare Giovanni Ciacci a tal punto da spingerlo a volersi ritirare da Ballando.

E infatti l'esperto di tendenze scrive su Instagram: "Ho vissuto momenti migliori. Il malore è dovuto all’emozione, alla fatica. Ballando ti entra nello stomaco. Sono davvero molto provato. C’è troppa pressione e si sta coinvolgendo troppa gente, quindi ho intenzione di parlare con la produzione e con Milly Carlucci. Voglio abbandonare Ballando con le stelle perché c’è troppa pressione. Non me la sento di andare avanti, mi dispiace. Io non me la sento. So di darvi una delusione a tutti ma non me la sento più. Mi sento sulle spalle un peso che io fino a sabato non mi ero mai sentito. Questa cosa del tango, questo scambio di ruoli è stato molto forte. Perché c’è tanta attesa, la gente mi ferma dicendomi: 'Guarda che tu stai ballando per me'. Io non me la sento questa responsabilità".

Cosa deciderà di fare Giovanni Ciacci? Lascerà Ballando con le stelle e il suo ballerino Raimondo Todaro?

“Ho vissuto momenti migliore. Il malore è dovuto all’emozione, alla fatica. Ballando ti entra nello stomaco. Sono davvero molto provato. C’è troppa pressione e si sta coinvolgendo troppa gente, quindi ho intenzione di parlare con la produzione e con Milly Carlucci.Voglio abbandonare Ballando con le Stelle perché c’è troppa pressione. Non me la sento di andare avanti, mi dispiace. Io non me la sento. So di darvi una delusione a tutti ma non me la sento più.Mi sento sulle spalle un peso che io fino a sabato non mi ero mai sentito. Questa cosa del tango, questo scambio di ruoli è stato molto forte. Perché c’è tanta attesa, la gente mi ferma dicendomi: ‘Guarda che tu stai ballando per me’. Io non me la sento questa responsabilità”. #milan #italy

Un post condiviso da Giovanni Ciacci (@giovanniciacci) in data: Apr 9, 2018 at 10:26 PDT

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