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Amanda Lear: "Gli uomini vanno mandati a quel paese, a loro piace"

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Intervistata dal settimanale Grazia alla vigilia del suo nuovo progetto lavorativo, Amanda Lear ha lanciato un appello controcorrente a tutte le donne

Alla vigilia del suo ritorno in tv con un programma sul cinema che ha fatto scandalo, Amanda Lear si racconta in un'intervista esclusiva a Grazia.

Al magazine diretto da Silvia Grilli, tra una battuta e l'altra, la regina della televisione degli anni 80 lancia un appello controcorrente a tutte le donne: "Gli uomini vanno mandati a quel paese. A loro piace, richiamano sempre tutti. Oggi sono abituati troppo bene, le donne li coccolano, ridono delle loro battute anche se non sono divertenti, li perdonano se arrivano in ritardo e invece vanno trattati male".

In questo periodo, Amanda Lear si dichiara "felicemente single" e si prepara alla conduzione, da domani, 13 aprile, su Cielo di "Voulez vous coucher avec moi?", una retrospettiva cinematografica di film erotici francesi dagli anni 70 a oggi. "Esprimo il mio pensiero su tutto e per questo passo per una rompiscatole - dice a Grazia -. Solo davanti a un regista teatrale io taccio. A teatro il regista è Dio e tutti gli altri devono chiudere il becco, me compresa".

Amanda Lear ha scoperto il teatro soltanto 10 anni fa, ma a Grazia confessa: "Pagano poco, le luci non rendono giustizia e sei vulnerabile davanti al pubblico. Eppure essere sul palco mi fa sentire una regina".


Isola dei Famosi, Eva e Cecilia: "Bianca ha una cotta per Nino. Ci ha provato"

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Ospiti dell'ultima puntata di Casa Signorini, le due ex naufraghe dell'Isola hanno rivelato per la prima volta che Bianca Atzei avrebbe avuto un particolare interesse per Nino Formicola

Continuano gli scoop fuori dall'Isola dei Famosi che riguardano proprio i naufraghi di questa edizione del reality.

Nell'ultima puntata di Casa Signorini, si è parlato di una presunta "cotta di Bianca Atzei nei confronti di Nino Formicola". Secondo quanto rivelato da Eva Henger e Cecilia Capriotti, la naufraga dell'Isola si sarebbe stata interessata al comico durante la prima settimana di permanenza in Honduras: "Ci ha provato".

Le due ex concorrenti dell'Isola, poi, hanno subito spiegato che Nino Formicola ha fatto capire alla giovane di non essere interessato a lei come a nessun altra donna. Da anni, infatti, Nino è impegnato con Alessandra e nel suo cuore c'è soltanto lei. Eva e Cecilia, quindi, hanno rivelato che dopo essere stata rifiutata da Nino, Bianca avrebbe spostato l'attenzione su Filippo Nardi.

Lo "scoop" rivelato a Casa Signorini ha lasciati tutti di stucco, dagli ospiti allo stesso padrone di casa. Ma quello detto dalle ex naufraghe dell'Isolaè soltanto un pettegolezzo o è la verità? Ci sarebbe stato davvero un corteggiamento da parte di Bianca?

Amici, la Celentano rincara la dose contro la ballerina: "Se sei in sovrappeso, fai un salto e ti fai male"

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Dopo la polemica nata nella prima puntata del serale di Amici, Alessandra Celentano ha ribadito a Oggi il suo pensiero sulla fisicità di una ballerina: "Un discorso semplice, ma ci sono troppi buonisti"

Non è la prima volta che Alessandra Celentano ha qualcosa da dire sull'aspetto fisico dei ballerini di Amici di Maria De Filippi e come ogni volta le sue osservazioni fanno piuttosto discutere.

E' successo anche nella prima puntata del serale di Amici andata in onda sabato, quando la maestra ha stroncato di netto la ballerina Lauren Celentano. "Io non la faccio passare perché non ha il fisico di una ballerina. Può fare giusto il suo stile di danza. E poi diciamocelo è in sovrappeso, finiamocela di girare intorno alle cose", aveva tuonato Alessandra.

Immediatamente, le sue osservazioni avevano fatto discutere e sui social si è aperta una vera e propria "guerra". Così Alessandra Celentano ha pensato di rispondere a tutte le critiche con un'intervista al settimanale Oggi, intervista nella quale ha spiegato di essere sincera e non cattiva.

"Per danzare ci vuole un certo fisico - dice a Oggi -. Il ballerino lavora con il corpo, se sono in sovrappeso faccio un salto e rischio di farmi male. Se un ragazzo vuole giocare a basket a livello agonistico ma è alto un metro e sessanta non può farlo. È un discorso semplice, non viene capito".

E sui giudici che l’hanno accusata di essere troppo severa, invece, dice: "Purtroppo viviamo in un mondo di buonisti. È facile dire 'sei un grande ballerino' e avere l’applauso dal pubblico. Io invece faccio il bene dei ragazzi, non li illudo. E non ho mai sbagliato: gli allievi in cui ho creduto ora lavorano per grandi compagnie. Gli altri no".

Il marito di Eva Henger: "Andrei al volo al Grande Fratello"

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Intervistato dal settimanale Oggi, Massimiliano Caroletti ha confessato di voler partecipare al Grande Fratello: "Smonterei tutta la Casa, sarei vero"

Manca poco all'inizio della nuova edizione del Grande Fratello e gli scoop e le novità sembrano proprio non voler mancare. Se il nome della conduttrice (Barbara D'Urso) è ormai certo, poco si sa dei concorrenti che entreranno dalla porta rossa. Ma ce ne è uno, in particolare, che sembra avere questo desiderio. Intervistato dal settimanale Oggi, Massimiliano Caroletti, marito di Eva Henger, ha confessato di avere questo sogno anche se - al momento - non sarebbe ancora stato chiamato dalla produzione del programma e non avrebbe nemmeno sostenuto un provino.

"Andrei al volo al Grande Fratello - dice il marito di Eva Henger nella lunga intervista a Oggi -. La Casa la smonterei pezzo per pezzo e pure tutti i piani segreti. Mi metterei a nudo ma farei squadra. Sarei come sempre senza filtri, ma soprattutto sarei vero, come merita di essere la tv. Ma credo che questo spaventi. Quelli come me fanno paura perché non si vendono e quindi non si gestiscono facilmente".

Riuscirà Massimiliano Caroletti a guadagnarsi un posto nella Casa? Quello che è certo è che questa edizione del programma è ricca di novità. Nel cast, infatti, ci saranno personaggi conosciuti dal grande pubblico perché fidanzati, sposati o ex di alcuni vip. E Massimiliano rientra appieno in questa categoria...

Al Bano si sfoga con la Panicucci: "Molto arrabbiato, sono preoccupato per i miei figli"

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Al Bano ha contattato privatamente la conduttrice di Mattino Cinque per spiegarle che tutti i rumors che girano sul suo conto possono far soffrire i suoi figli più piccoli: "Ha definito questa situazione assurda e squallida"

La fine della storia d'amore tra Loredana Lecciso e Al Bano Carrisi è ormai sulla bocca di tutti e dopo le dichiarazioni di entrambe le parti, il cantante di Cellino San Marco ha voluto fare ancora qualche precisazione.

Così Al Bano, questa mattina, ha parlato al telefono con la conduttrice di Mattino Cinque a cui ha prima riferito di non voler intervenire in trasmissione, poi le ha spiegato alcuni particolari. "Al Bano telefonicamente mi ha detto di essere molto arrabbiato – ha spiegato Federica Panicucci a Mattino Cinque–. Ha definito questa situazione assurda e squallida. Chiede che non se ne parli più. Quando gli ho sottolineato che lui stesso, rilasciando quell’intervista, ha fatto sì che ci fosse un proseguo in tutto questo, lui mi ha risposto che l’ha rilasciata per mettere un freno, per mettere un punto alle voci che si stavano rincorrendo in quei giorni".

Ma la preoccupazione maggiore per Al Bano sono i suoi figli più piccoli avuti dalla relazione con la Lecciso, Jasmine e Bido. Federica Panicucci, infatti, nel riportare le parole del cantante ha continuato: "Al Bano dice di essere molto preoccupato per i suoi figli perché sentono, vedono, leggono, vanno a scuola e si confrontano con gli altri compagni. Afferma di temere per loro, per quello che possono provare psicologicamente. Oltre a tutto questo chiede che non se ne parli più, chiede quanto meno che si parli di lui soltanto come cantante e che il resto non venga più raccontato. Mi ha pregato di dire che trova tutto questo assurdo e squallido. Che deve tutelare i suoi figli, la sua vita privata e non vorrebbe più che si parlasse di tutta questa questione. È molto arrabbiato".

Emily Ratajkowski hot in impermeabile trasparente

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Fonte foto: 
Instagram, Olycom, LaPresse
Emily Ratajkowski hot in impermeabile trasparente 1
Sezione: 

Emily Ratajkowski super hot mentre indossa un semplice impermeabile trasparente, da cui si intravedono le forme del seno

Emily Ratajkowski sempre più hot e sensuale: la modella posa davanti a un muro bianco indossando un impermeabile trasparente, che mostra le forme del seno e del capezzolo. Pronta per uno shooting fotografico, la giovane concede un sexy scatto di backstage anche ai suoi tantissimi follower di Instagram.

Donatella Versace: "Così sono uscita dall'incubo della cocaina"

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Donatella Versace si è raccontata in una lunga intervista a Ssence nella quale ha parlato del momento più buio della sua vita: i 18 anni di dipendenza dalla cocaina

Donatella Versace è da sempre conosciuta come una donna tutta d'un pezzo, ma questa sua "immagine di facciata"è stata creata dalla stessa stilista per nascondere le proprie debolezze.

A raccontarlo è stata lei stessa al sito di moda Ssence. In una lunga intervista, la stilista, tra un argomento e l'altro, si è soffermata sui momenti più bui della sua carriera e in particolar modo sul lungo periodo in cui ha fatto uso di cocaina. Donatella Versace con Ssence parte proprio dall’assassinio di suo fratello Gianni, avvenuto a Miami il 15 luglio del 1997 che la catapultò a capo della celebre maison di moda: "Ero il nuovo volto di Versace. Chi avrebbe voluto indossare gli abiti ideati da una designer debole, instabile, che perde la testa a causa della droga e si auto-commisera? Nessuno! Così ho creato una Donatella distante, aggressiva, spaventosa".

Per non pensare all’omicidio di Gianni Versace, Donatella decide di gettarsi completamente nel lavoro e diventa schiava della cocaina per 18 anni: "I rari momenti in cui rimanevo sola con la mia dipendenza, mi rendevo conto di essere molto, molto malata... ma un nuovo impegno era sempre dietro l’angolo. Alcune sere non mi controllavo più e mi umiliavo davanti ai miei figli. L’odio che provavo verso me stessa aumentava di giorno in giorno".

Ma per Donatella, oltre alla cocaina, c'è un altro incubo, l'incubo del fratello Gianni che le ritornava nelle notti: "Nel sogno compare sempre Gianni che mi grida 'Donatella, che cosa sono questi vestiti orribili? Dovrebbero essere firmati Versace? Come hai potuto dimenticare tutto ciò che ti ho insegnato?'. Poi prende gli abiti e li butta via. Grazie a Dio ormai faccio raramente quest’incubo".

Un periodo difficile per Donatella Versace che è riuscita ad uscirne grazie all'amico Elton John. La stilista ha spiegato al sito che un giorno la popstar l'ha chiamata per dirle che un jet privato la stava aspettando per portarla in un centro di disintossicazione in Arizona. Lì Donatella rimarrà per cinque settimane. "La dipendenza ha lo stesso effetto su tutti - spiega Donatella -. Peggio delle crisi di astinenza è lo choc che si vive quando si torna nella realtà. La droga mi ha impedito di vedere quante cose brutte ci fossero attorno al business della moda".

Quel periodo così difficile - per fortuna - è terminato e Donatella oggi confessa di stare molto meglio e di aver ritrovato l’ispirazione e soprattutto di non aver più bisogno di alcuna sostanza stupefacente.

Gaffe all'Eredità: "Hanno suole vistose e tacchi alti? Zoc..."

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Il protagonista è stato il concorrente Davide che durante una serie di domande a tempo si è lasciato andare ad uno scivolone a l'Eredità che ha fatto il giro del web

Ancora una gaffe a l'Eredità. Questa volta il protagonista è stato il concorrente Davide che durante una serie di domande a tempo si è lasciato andare ad uno scivolone che in pochi istanti ha fatto il giro del web lasciando comunque senza parole il conduttore, Carlo Conti. Durante il duello contro l'altra concorrente, Cinzia, Davide ha dovuto individuare una parola con la definizione: "Hanno suole vistose e tacchi alti". Tra gli indizi l'iniziale "Z" della parole e una "o" nella parte finale.

Dopo qualche momento di imbarazzo si è lanciato nella risposta: prima ha detto "zoccoli" e poi "zoccole". Di fatto la risposta ha scatenato l'ilarità in studio. La risposta esatta infatti era "zatteroni". Ma Davide è andato quasi subito in tilt e probabilmente non ha pensato bene alla risposta prima di darla. Anche la sfidante, Cinzia, non è riuscita a trattenere il sorriso e così quasi tutto lo studio si è lasciato andare ad una grande risata. Non è la prima volta che nello studio de l'Eredità accadono episodi del genere. Da sempre sui social girano clip con clamorose gaffe durante il quiz show di Rai Uno. La gaffe sta diventando una sorta di "tradizione" del programma.

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Fabrizio Corona querela Selvaggia Lucarelli

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screenshot video Milano Today

L'avvocato di Fabrizio Corona annuncia la querela contro Selvaggia Lucarelli per il post in cui sosteneva che la lite di Corona era avvenuta dopo le 20.30

Querela in vista per Selvaggia Lucarelli. Fabrizio Corona, infatti, sarebbe pronto a dare il via ad una azione legale contro la nota blogger dopo il post pubblicato su Facebook a seguito della lite fuori da una discoteca che l'ex fotografo dei vip ha avuto alcuni giorni fa.

Ad annunciare l'azione legale è il legale di Corona in una uscita pubblica che farà discutere. Ricorderete cosa è successo: un video pubblicato da Milano Today mostrava il fotografo dei vip durante una accesa lite con una persona fuori dalla discoteca Hollywood nel centro del capoluogo meneghino. "Pezzo di merda", si sente urlare nel filmato. "Ti vengo a prendere a costo di andare in galera". Dopo la pubblicazione del video, il legale di Corona aveva precisato che il suo assistito "era stato provocato". "Verso le 20 di ieri sera e non di notte e Corona stava rientrando a casa all’interno delle prescrizioni dell'affidamento, perché può stare fuori dalla sua abitazione tra le 7 e le 20,30 - ha raccontato Ivano Chiesa al Corriere-ha visto l'ex collaboratore fuori da quel locale verso le 20, c’è stato un alterco tra i due che non si vede in quel filmato, Fabrizio ha reagito col suo carattere e gliene ha dette di tutti i colori ". Secondo quanto raccontato dalla fidanzata Silvia Provvedi, l'uomo coinvolto nella lite "nel 2016, quattro giorni dopo l'arresto di Fabrizio, ha rubato un suo orologio e ieri sera ha inveito contro di lui. Fabrizio ha risposto".

Bene. In tutto questo Selvaggia Lucarelli si è inserita per commentare i fatti. Nel suo post la giudice di Ballando con le Stelle aveva messo in dubbio la versione di Corona secondo cui i fatti si sarebbero svolti prima delle 20.30, orario in cui l'ex fotografo deve rientrare in casa. "Molti si sono chiesti come mai Fabrizio fosse fuori dall’Hollywood, se alle 20, 30 deve stare a casa. Si sono affrettati a dare spiegazioni sia il suo avvocato Ivano Chiesa che la fidanzata Silvia Provvedi. Secondo entrambi erano le 20 circa. La Provvedi, a Mattino 5, ha dichiarato che erano le 19,45 e lei e Fabrizio erano appena usciti dalla Virgin. Ora. Io non so se il giudice di sorveglianza ci crede sulla fiducia , però ci vuole poco a capire che qualcosa non torna e per due ragioni specifiche: la prima è che l’Hollywood apre alle 23 e mercoledì non ha fatto eccezioni, quindi non poteva esserci quella gente lì fuori. La seconda, ancora più evidente, è che nel video è notte fonda. Ci sono i lampioni accesi e le macchine coi fari sparati. Beh, alle 1945 a Milano è ancora giorno. Per la precisione il sole tramonta alle 19,58. Tramonta eh, quindi prima che sia buio così passa altro tempo. Ergo. Corona era fuori casa in un orario tutto da accertare".

Durante la scorsa puntata di Mattino 5, il legale di Corona ha annunciato la querela: "Erano le 8 della sera e non come ha scritto Selvaggia Lucarelli, per la quale sto finendo di scrivere la querela, perchè non si possono insinuare delle cose e insultare le persone".

Rita Dalla Chiesa e lo sfogo sui social con le parole di Pirandello

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Rita Dalla Chiesa a fatica prova a superare il dolore per la morte dell'ex marito, Fabrizio Frizzi. Dopo gli attacchi arriva una risposta su Facebook

Rita Dalla Chiesa a fatica prova a superare il dolore per la morte dell'ex marito, Fabrizio Frizzi. In queste settimane la conduttrice di Ieri Oggi Italiani ha usato la sua bacheca Facebook come una sorta di finestra per sfogarsi dopo la scomparsa improvvisa del conduttore. La Dalla Chiesa di fatto è finita sotto il fuoco degli haters sui social che l'hanno accusata di "eccessivo protagonismo" nei giorni subito dopo la morte di Frizzi e di "aver messo nell'ombra" la seconda moglie del conduttore, Carlotta Mantovan. La conduttrice più volte ha cercato di respingere le accuse contrattaccando sui social e spiegando tutte le ragioni del suo dolore per una morte così improvvisa.

E oggi, dopo le polemiche aspre degli ultimi giorni, l'ex conduttrice di Forum torna a far sentire la sua voce e lo fa a modo suo, con un post su Facebook in cui riporta alcune parole di Luigi Pirandello: "Prima di giudicare la mia vita o il mio carattere, mettiti le mie scarpe e percorri il cammino che ho percorso io. Vivi il mio dolore, i miei dubbi, le mie risate. Vivi gli anni che ho vissuto io, cadi la’ dove sono caduto io, e rialzati come ho fatto io". Un messaggio chiaro che di fatto i suoi fan hanno apprezzato perché riconoscono a "Rita" il diritto di provare dolore per un dramma così grande.

Isola dei Famosi, Raz Degan attacca (ancora): "Non tutte le Isole sono uguali"

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Dopo il "vomito, disgrazia, inutile", Raz Degan è tornato ad attaccare tramite il suo profilo Instagram questa edizione dell'Isola dei Famosi

L'Isola dei Famosi sta volgendo al termine, ma le polemiche non sembrano volersi placare.

Tra cannagate, accuse di omofobia, furibonde liti, nomination inaspettate, all'Isola dei Famosi sta succedendo veramente di tutto. Nelle ultime ore, ad esempio, Jonathan Kashanian e Amaurys Pérez sono quasi andati alle mani. Il motivo? Le dure parole che l'ex campione di pallanuoto ha rivolto contro l'esperto di tendenze durante l'ultima puntata dell'Isola.

Ma il clima non è soltanto bollente sull'Isola dei Famosi e quindi tra i naufraghi, anche lontano dalle spiagge dell'Honduras c'è qualcuno che ha qualcosa da dire sull'edizione di quest'anno. E questo qualcuno è proprio il vincitore della scorsa edizione, Raz Degan. Il regista, già lo scorso 28 marzo, aveva commentato duramente una puntata del reality: "Vomito, inutile, disgrazia". E ora è tornato a farlo.

Sempre tramite il profilo Instagram, ha pubblicato una sua foto proprio nel momento in cui era stato coronato vincitore dell'Isola e come didascalia ha aggiunto: "Un anno fa. Non tutte le Isole sono uguali". Una frecciatina per niente di poco conto, una frecciatina che dimostra ancora una volta cosa ne pensa Raz di questa Isola.

Un anno fa #oggi Non tutte le #isole sono uguali

Un post condiviso da Raz Degan (@raz_degan) in data: Apr 12, 2018 at 5:38 PDT

Pochi grandi nomi, molti divieti

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En attendant (il francese è d'obbligo) di capire se Berlusconi- Sorrentino atto II sarà o meno a Cannes, la settantunesima edizione del Festival si dimostra avara di sorprese e con qualche divieto di troppo. Non ci saranno i film Netflix, perché la legislazione francese prevede una moratoria di 36 mesi prima che dalle sale si passi alla visione casalinga, e quindi per il gigante dell'home-video il gioco non vale la candela. Non ci saranno i selfie sul tappeto rosso, per ragioni «tecnico-filosofiche» (mah), non ci saranno le anteprima per la stampa, per ragioni inconfessabili, ma evidenti: non disturbare il battage pubblicitario Arrivato a fine corsa (il suo mandato è in scadenza), il selezionatore Thierry Frémaux ci tiene a far sapere di aver visionato quasi duemila film, ma la spremitura che ne è uscita non è un grand cru, con un eccesso di uvaggi asiatico-mediorientali che vorrebbe indicare una realtà internazionale d'autore, ma di fatto significa che Europa, Stati Uniti e America latina migrano verso altri lidi Naturalmente, essendo Cannes, qualche motivo d'interesse c'è. Il ritorno in concorso del quasi novantenne Jean-Luc Godard (Le livre d'image) ; il thriller piscologico di Ashga Fahadi, già pluripremiato sulla Croisette e non solo, interpretato da Javier Bardem e Penelope Cruz (Everybody knows); il thriller nero, Il Ku Klux Klan visto dall'altra parte, di Spike Lee (BlaKkKlansman); il thriller contemporaneo di Robert Mitchell (Under the silver Lake), con Andrew Garfield Ancora, l'iraniano Jafar Panahi (Three Faces), già Leone d'Oro con The Circle; il cinese Jia Zhang Ke, già Leone d'Oro con Al di là della montagna (Ash is Purest White), il più lungo in concorso (due ore e mezzo). Questi fra i diciotto film in gara, ed escludendo i due italiani, sembrano essere i più gettonati, anche se un po' sul versante dell'usato sicuro... Nella sezione del Certain Regard, il più eroticamente pruriginoso dovrebbe essere il francese A genoux les gars, di Antoine Desrosières, mentre, fuori concorso, oltre a Solo. A Star Wars Story, di Ron Howard, c'è attesa per Le Grand Bain, di Gilles Lellouche, grande attore d'oltralpe al suo esordio come regista. Attesa anche per il documentario di Wim Wenders su Papa Francesco (A Man of his Word), ma più per vedere confermata una decadenza che per applaudire una rinascita. Anche se, visto il tema, un miracolo è sempre possibile.

Il giallo del film di Sorrentino. A Cannes "Loro" non ci sono

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Il direttore Fremaux: "Vedremo se e come mostrare la pellicola". In concorso Garrone e Rohrwacher

Garrone e Sorrentino in duello a Cannes, la saga. Correva l'anno 2008 e i due presentavano rispettivamente Gomorra (dall'omonimo libro di Saviano) e Il Divo (su Giulio Andreotti). Poi nel 2015 eccoli ancora in tandem con Tale of Tales - Il racconto dei racconti e Youth - La giovinezza. Arriva il 2018 e tutti - memori anche del «non c'è due senza tre» - si aspettavano il nuovo derby con Dogman, il film ispirato al mostro della cronaca nera della Magliana «Il canaro», e Loro, incentrato sul mostro (ricordiamo anche l'etimologia latina di «portento») della politica italiana degli ultimi 25 anni Silvio Berlusconi interpretato dal mutante Toni Servillo. Ma, ieri, Thierry Frémaux, il delegato generale del festival di Cannes in programma dall'8 al 18 maggio, quando ha annunciato tutti i film della selezione ha pronunciato - male - quello di Garrone dimenticandosi però quello di Sorrentino. Ma come, Cannes aveva la possibilità di mostrare le 4 ore abbondanti di grande bellezza sul lato b, quello privato e controverso della nostra figura politica italiana più conosciuta al mondo, e se l'è lasciato scappare? Impossibile dire oggi che cosa sia successo esattamente. Certo può essere che Loro, che in Italia uscirà diviso in due capitoli il 24 aprile e il 10 maggio, non sia piaciuto ai selezionatori.

Ma, visto il clamore mediatico che il film innescherà, non sembra essere un'ipotesi plausibile anche perché non sono certo tutti capolavori quelli che passano tra le decine e decine di film selezionati. Seguendo questa stessa logica non può essere neanche che il film abbia spaventato il festival votato a un inedito basso profilo. Forse invece, azzarda qualcuno, Fremaux vuole preservare questa carica mediatica e annunciare il titolo successivamente. Così si spiegherebbero le sue parole di risposta alla domanda sull'esclusione di Sorrentino: «La natura stessa di quel progetto ci ha fatto un po' esitare sul modo in cui mostrare il film a Cannes. Le discussioni sono ancora in corso». Insomma le porte del festival non sono del tutto chiuse.

Può essere però anche che l'affaire Sorrentino sia il frutto della nuova rigidità decisa dai responsabili di Cannes. Dopo il divieto categorico dei selfie sul red carpet, dopo lo spostamento degli orari delle anteprime per la stampa per evitare gli eventuali immediati commenti negativi sui social e dopo la battaglia con Netflix e la chiusura ai suoi film che, uscendo direttamente sulla piattaforma saltano a piè pari la sala cinematografica (e il festival vuole invece tutelare a tutti i costi l'esercizio francese), forse Cannes vuole mantenere fortemente l'esclusiva dell'anteprima mondiale delle opere presentate in concorso.

L'uscita in Italia di Loro 1 prima del festival di certo non aiuta anche se in passato è stato chiuso un occhio per Nanni Moretti. Ma il messaggio sembra essere che ora non ci sono più privilegi. È la linea dura di Fremaux che ama esibire anche una forma tutta sua di tracotante arroganza. Qualcuno parla addirittura di suicidio di un festival arroccato su posizioni antiche. Chissà, intanto quel che è certo è che Fremaux esprime almeno un'idea forte e radicale: il cinema deve essere ancora quello che verrà mostrato nella sala cinematografica tradizionale mentre in quelle di Cannes c'è spazio solo per eventi in anteprima mondiale anche perché, nell'epoca globale dei social, il rischio è che un film uscito anche solo in un paese appaia già vecchio prima ancora di arrivare al festival.

Nuovi di zecca invece gli altri titoli di film italiani (c'è anche in «Cinéfondation» il corto Così in terra di Pier Lorenzo Pisano del Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma) che, dopo l'assenza totale dell'anno scorso, sono addirittura due in concorso. Così, oltre al film di Garrone, ecco Lazzaro felice di Alice Rohrwacher, storia di un'intensa amicizia tra campagna e città tra Lazzaro (Adriano Tardiolo) e Tancredi (Luca Chikovani), mentre nella sezione «Un Certain Regard» approda la storia di fratellanza Euphoria, il secondo film da regista dopo Miele di Valeria Golino con un cast «all star»: Riccardo Scamarcio, Valerio Mastandrea, Isabella Ferrari, Valentina Cervi e Jasmine Trinca.

Una benvenuta deriva al femminile curiosamente anticipata da Steven Spielberg che, qualche settimana fa durante i premi David di Donatello, disse, come i «precog» del suo Minority Report, che Valeria Golino e Alice Rohrwacher rappresentavano il futuro del nostro cinema. E il futuro è adesso.

L'anarco-capitalismo raccontato da Pierre Lemieux

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Negli ultimi quarant'anni è sorta una dottrina politico-economica, l'anarco-capitalismo, che teorizza una concezione della società dove sia possibile realizzare il massimo della libertà politica unita al massimo di libertà economica. Una società nella quale lo Stato è ridotto ai minimi termini e gli individui possono gareggiare economicamente grazie alla logica di un mercato non sottoposto alle norme burocratiche e amministrative dirette a limitare lo scambio dei beni e dei servizi. Pierre Lemieux, docente nell'Università del Québec, ci offre ora un saggio complessivo di questo pensiero: L'anarco-capitalismo (Liberilibri, pagg. XVI-170, euro 16).

L'anarco-capitalismo porta all'estrema conclusione logica il presupposto primario del liberalismo classico espresso dalla versione liberista del laissez faire; versione rappresentata da Frédéric Bastiat, Gustave de Molinari, Murray Rothbard, Ayn Rand, Friedrich Hayek, Robert Nozick, David Friedman. Essa afferma che laddove esiste lo Stato - qualsiasi Stato - non vi può essere una vera libertà di proprietà e quindi una vera libertà individuale. La scomparsa dello Stato e, più in generale, la scomparsa di ogni entità politica coercitiva di qualunque genere e tipo, è l'approdo logico di questa concezione dell'uomo, della società e della storia. Qualunque esistenza politica - esistenza che è sempre, inevitabilmente, espressione di una forza collettiva - è, in sé, una minaccia permanente alla libertà delle persone. L'anarco-capitalismo fa dunque il paio con l'anarchismo classico, cambiando di segno la dicotomia rivendicata da quest'ultimo rispetto all'esistenza realizzabile della libertà: mentre l'anarchismo contrappone il sociale al politico, il libertarismo contrappone l'economico al politico. L'anarchismo classico vuole conciliare il valore della libertà con quello dell'uguaglianza, l'anarco-capitalismo pone la libertà come valore primario e non considera negativi gli effetti di diseguaglianza generati dal libero mercato. Per l'anarco-capitalismo la vera contrapposizione allo Stato è data dalla proprietà privata. Solo la proprietà privata, intesa come diritto privato assoluto, è in grado di proteggere l'individuo dall'invadenza del potere statale. La società propugnata dall'anarco-capitalismo è una società di individui proprietari di diritti naturali imprescrittibili, che nessuno ha il diritto, per alcun motivo, di violare. I rapporti fra gli individui sono liberi e diretti e si costituiscono come relazioni legittime, in quanto esiti di contratti liberamente sottoscritti dalle parti perché niente è legittimo, se non è stato volontariamente accettato dai singoli individui. Solo ciò che è volontario, libero e non coercitivo è giusto. Ne consegue che una società è giusta quando esprime un ordine spontaneo, inteso come ordine naturale basato sulla proprietà privata, sulla libertà di contratto e sul libero mercato delle merci e di ogni altro elemento materiale o morale scambiabile; insomma, libertà in tutto e per tutto, purché questa libertà non si avvalga della forza. Nel rigoroso rispetto dei diritti di proprietà altrui, la società senza Stato si dà come libertà economica, intesa come una rete di rapporti tra individui che intrattengono volontariamente relazioni di scambio. Tutte le scelte devono essere volontarie perché non è accettabile alcuna imposizione verso terzi, se non quella volta a impedire la violazione della libertà personale.

Perdersi (e ritrovarsi) a New York con Rosenblatt

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Si dice, a ragione, che per conoscere una città non è sufficiente visitarla una volta. Se poi quella città è New York non te ne bastano dieci. Arrivato alla Grande Mela da turista prepari il tuo piano d'azione. Vuoi visitare qualche museo come puoi non andare al Metropolitan? Sì, ma poco distante c'è anche il Guggenheim, e più su la Frick Collection (dove puoi vedere il Rembrandt più bello del mondo, il suo autoritratto da vecchio). Uscendo dai musei, camminare nella folla soffocante e frenetica fino a Times Square e farsi fulminare e stordire dalle sue luci, e poi scendere giù fino a Wall Street, e sentirsi niente sotto quei palazzoni della finanza; poi scoprirsi commossi nel luogo in cui vennero attaccate le Torri Gemelle e, alzando la testa, guardare un aereo di linea che si specchia sui vetri di un grattacielo e pensare che fu così che andò, che nessuno fece caso a uno dei tanti aeroplani, fino a che non sentirono il grande boato.

Una città, per conoscerla, bisogna viverla, e per viverla bisogna percorrerla anche nei suoi vicoli ciechi, respirarne gli odori e la puzza. Roger Rosenblatt, firma del Time e di molte altre testate, quasi fosse un Baudelaire contemporaneo ha ripercorso come un investigatore le strade di New York in Il ragazzo detective (Nutrimenti, pagg. 196, euro 17), con una forma di scrittura, il personal essay, che in Italia (dove gli scrittori sono troppo impegnati a montare la trama dei loro romanzetti) non riesce ancora a trovare uno spazio definito, ma che negli Stati Uniti è un genere che ha già da molto tempo una sua canonizzazione. Doveste andare, o tornare, a New York, portatevi questo libro, perdetevi insieme a Rosenblatt, che camminando sprofonda tra i ricordi della sua infanzia. Non soltanto ci svela il luogo dove visse in miseria Melville nonostante avesse già pubblicato Moby Dick, o quello in cui abitarono Henry James o la Wharton, ma ci fa comprendere come questa città sia di tutti e di nessuno. Eppure tutti «sono notati a New York», e lo capisci da come camminano i suoi abitanti: «Ogni cittadino è un proprietario terriero di origine olandese che ispeziona la sua proprietà». Leggendo questo libro, New York non ci sembra di visitarla, ma di abitarla e, come tutti, un po' possederla.


La Stonehenge gonfiabile all'ombra dei grattacieli. La moda dell'arte fast food

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L'installazione di Jeremy Deller ricrea il celebre sito archeologico: si salta, si gioca, ci si fa un selfie

Salta, danza, gioca, ridi, scatta, posta, piroetta. L'arte al tempo dei riti social. Druidi, twitter e arti-star. L'opera esiste se c'è chi la fruisce. Altrimenti è soltanto un refolo di evento.

Non c'era troppo vento ieri - una spruzzata di pioggia e poi persino uno spicchio di sole - sopra Stonhenge, il «circolo di pietra» più antico e famoso del mondo, montato in mezzo al quartiere più futuristico della città del design, del business, dei mecenati e dell'arte.

Welcome to the past, «parco delle sculture», distretto CityLife, Milano, Italia. Per quattro giorni, fino a domenica, per l'Art Week milanese che accompagna Miart2018, il parco CityLife ospita - per gentile gesto di mecenatismo della Fondazione Trussardi - l'installazione Sacrilege dell'artista inglese Jeremy Deller, un gigantesco gonfiabile che ricostruisce in scala 1:1 il sito archeologico di Stonehenge, uno dei luoghi fondanti dell'identità e della cultura britannica. Un osservatorio astronomico? Un luogo di culto? Una pista di atterraggio per extraterrestri? Un calendario agricolo?

«Un gioco, prima di tutto. L'arte è passione, pausa, divertimento, coinvolgimento, esperienze sociali, luogo di scambio e di aggregazione: ecco perché tutti possono salirci sopra, saltare, giocare... bambini, ragazzi, signore, signori». Signore e signori: parola di Jeremy Deller, già vincitore del Turner Prize nel 2004, star delle nuove generazioni del contemporaneo, «istigatore di interventi sociali», un «pifferaio magico della cultura popolare», hanno detto di lui. Massimiliano Gioni, direttore artistico della Fondazione Trussardi, che ha fortemente voluto la performance di Deller a Milano, ecco cosa dice di lui: «Per pensare il futuro, nessuno è meglio di un artista che ripensa il passato».

E il passato è qui, nel cuore futuristico di Milano, all'ombra delle Torri, di qua Isozaki di là Zaha Hadid, fra business e shopping. Sulla sfondo la copertura della vecchia fiera di Mario Bellini, di fianco le residenze Libeskind: la Stonhenge di plastica di Jeremy Deller capovolge il principio classico secondo cui l'arte contemporanea deve dialogare con l'antico (i video «rinascimentali» di Bill Viola nella cripta di San Sepolcro, o le ossessioni di Sarah Lucas dentro l'Albergo Diurno di piazza Oberdan, per citare un'altra «incursione» cittadina della Fondazione Prada, nel 2016) e reinventa un'antichità quasi fumettistica portando un sito neolitico dentro il contemporaneo, a CityLife. Dolmen site-specific.

A piedi nudi nel parco. Fra le pietre sospese di Stonhenge e i 209 metri di vetro&acciaio della Torre Allianz corrono 3600 anni di pre-istoria dell'architettura, dal menhir all'high-tech. L'arte è un gioco primordiale, e intanto i primi gruppi di ragazzi di una scuola media si tolgono le scarpe e si mettono a saltare. Cultura di massa, istruzione scolastica e luna park.

«Nell'opera di Jeremy Deller - è Massimiliano Gioni che ci accompagna attorno, sopra, dentro l'installazione - convivono tre elementi. Uno: l'idea che l'opera sia soprattutto un fattore di divertimento e partecipazione, qualcosa che crei un'unione. Due: l'idea che l'arte sia anche un'interruzione gioiosa del tempo del lavoro, una breve vacanza improvvisa e ingiustificata. Tre: l'idea che l'artista deve osare un confronto sacrilego con il patrimonio culturale di una nazione: ecco la visione disincantata di simboli antichi di cui si sono appropriati in maniera sospetta certi nazionalismi...». Celtiche e neo-paganesimo 3.0.

Sacrilege: un enorme gonfiabile verde-britannia, 35 metri di diametro, cinque metri di altezza, 1.134 metri quadrati di superficie, dodici ventilatori in azione h24, un tour mondiale - dal 2012, quando Stonehenge fu commissionata per il Festival internazionale di Arti visive di Glasgow, a oggi - di 35 tappe, da Londra a Sidney, per 500mila spettatori-fruitori. Jump!

Curioso. L'opera di Jeremy Deller - secondo la critica più accreditata - è anche «una presa di posizione rispetto alla mercificazione del patrimonio storico-artistico, sempre più spesso ridotto attrazione mordi e fuggi per il turismo di massa, e una parodia di certa arte autoreferenziale». Intanto, di fronte all'installazione di plastica che rimarrà visibile appena quattro giorni, è stato posizionata una lavagnetta stile pub turistico con scritte in gessetti colorati. «Welcome», «Please no shoes, bags, food and drinks». Sotto, in grande, «!Have fun!». E l'invito, conclusa la presentazione di Beatrice Trussardi (la madrina-imprenditrice-mecenate dell'evento) è stato: «Enjoy!». Eccola l'arte per tutti e di tutti, dal bambino a Gianluca Vacchi, senza filtri né background: salta, ridi, mordi e fuggi. Capolavori fast food. È il grande gioco (degli inganni?) dell'arte post-postcontemporanea. Venite, Signore e signori: entrate anche voi. È tutto gratis. Un selfie, e via.

La chiamano Inflatable art. Grandi idee gonfiate nel posto giusto. Esempi. La grande modella focomelica di Marc Quinn sull'Isola di San Giorgio a Venezia. La membrana fluttuante di Tomás Saraceno all'Hangar Biccocca. Il calamaro gigante di Lucker&Estrellas che attacca le varie città del mondo in cui viene esposto. La colossale ballerina specchiante di Jeff Koons a Rockefeller Plaza. I Floating Giants di Max Streicher. Il ragno fuori scala di Jackson Tan a Singapore. L'uomo nudo volante di Pawel Althamer che si librò sopra l'Arena di Milano... Quando l'arte - da milioni di dollari - fa uscire il bambino che è in noi.

È ora di rientrare, dentro lo steccato che circonda la Stonehenge di plastica e business. Il grande circo del contemporaneo è arrivato a Milano. Get it in, jump...

"The Happy Prince", l'amara fine di Oscar Wilde

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Rupert Everett ricostruisce la tragedia di un genio condannato all'onta, allo squallore e all'autodistruzione a causa di scelte troppo sovversive per la sua epoca

Rupert Everett è sceneggiatore, protagonista e regista del film "The Happy Prince", che racconta l'ultimo atto dell'esistenza di Oscar Wilde. L'attore esordisce dietro la macchina da presa alla soglia dei sessant'anni dopo aver più volte recitato, a teatro e al cinema, nelle opere di Oscar Wilde e aver accarezzato il progetto di questo lungometraggio per un decennio.
"The Happy Prince" racconta gli anni più cupi e meno prolifici di un artista passato dalla fama all'infamia, dal lusso alla povertà e disposto, per temperamento, a sacrificare qualsiasi cosa pur di inseguire l'amore.
La celebre e bellissima fiaba che dà il titolo al film fa da cornice narrativa a quello che si presenta quasi come un sogno, vivido e delirante, in cui affiorano momenti emotivamente salienti della vita privata di Wilde (Rupert Everett). Dopo essere stato condannato a due anni di lavori forzati nel carcere di Reading per il reato di omosessualità, il grande scrittore torna libero e si reca in Francia, in un esilio forzato. E' un uomo che ha perduto tutto, tranne l'affetto del fedele Robbie Ross (Edwin Thomas) e l'amicizia di Reggie Turner (Colin Firth). Quando, però, incontra di nuovo l'uomo per cui è stato incriminato, Lord Alfred Douglas, detto Bosie (Colin Morgan), ricomincia a esserne l'amante. I due fuggono a Napoli, luogo in cui non si fanno mancare momenti di piacere e dissolutezza, ma il rapporto giunge a un'amara conclusione quando il denaro finisce. Tormentato dal rimorso nei confronti della moglie Constance (Emily Watson) e dei figli avuti con lei, Wilde trascorre l'ultima stagione della sua vita in completa povertà e in balia di vizi autodistruttivi. Morirà a Parigi, circondato dalla dedizione dei due amici di sempre.
La parabola discendente di un artista un tempo idolatrato dal grande pubblico ha le sembianze di una processione funebre verso il sudario. Sebbene non manchino parentesi orgiastiche, è ben presente la natura quasi cristologica del percorso punitivo e d'isolamento cui Wilde è condannato anche una volta fuori dal carcere.
La regia è ricercata, l'atmosfera torbida e le inquadrature sugli interni decadenti sembrano uscite da dipinti di Toulouse-Lautrec. Everett mette in scena anche il suo amore per l'estetica di Visconti e, in particolare, il personaggio di Bosie, il giovane amante viziato e vizioso di Wilde, ricorda fisicamente Tadzio di "Morte a Venezia".
Per quanto ambizioso e accurato, il film sembra mancare di una struttura definita: la stessa fiaba del titolo, pur facendo da fil-rouge all'intera narrazione, si presenta frammentata in modo un po' caotico.
"The Happy Prince - L'ultimo ritratto di Oscar Wilde"è un'opera molto personale, che trasuda amore e comprensione per le difficoltà incontrate da un genio riabilitato ufficialmente solo nel 2017. Everett, del resto, sente vicina e di conforto la figura di Wilde, avendo pagato il proprio coming-out con una brusca frenata alla carriera.

Roma, ok dal Campidoglio a strada intitolata a Frizzi

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Fabrizio Frizzi avrà una strada intitolata a suo nome a Roma. Lo ha deciso il consiglio comunale del Campidoglio che ha approvato all'unanimità la mozione, presentata pochi giorni fa da Fratelli d'Italia

Fabrizio Frizzi avrà una strada intitolata a suo nome a Roma. Lo ha deciso il consiglio comunale del Campidoglio che ha approvato all'unanimità la mozione presentata da Fratelli d'Italia pochi giorni fa in cui si chiedeva di dedicare una via o una piazza nel quartiere Aventino al conduttore Rai scomparso il 26 marzo scorso.

La proposta di Fratelli d'Italia era già stata anticipata qualche giorno fa da Giorgia Meloni su Rete Quattro nel corso della trasmissione "Dalla Vostra Parte". "Fabrizio Frizzi ha dato lustro alla città di Roma. Per questo Fratelli d'Italia ha ritenuto giusto chiedere in Campidoglio di intitolare alla sua memoria una strada all’Aventino, ovvero nel quartiere in cui vengono ricordati i grandi romani del mondo dello spettacolo", aveva detto la Meloni. L'Associazione Rai Bene Comune-IndigneRai, invece, una decina di giorni fa, aveva proposto che persino il centro di produzione Rai di Roma venga dedicato a Frizzi.

Isola dei Famosi, Franco: "I naufraghi hanno spinto Eva a denunciare il caso della marijuana"

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Intercettato dai microfoni di Striscia la Notizia, Franco Terlizzi ha in parte confermato la versione dei fatti fornita da Eva Henger in merito al cannagate all'Isola

Il cannagate dell'Isola dei Famosi continua a far discutere e chissà ancora per quanto sarà così.

Dopo le testimonianze di Eva Henger, Nadia Rinaldi, Chiara Nasti e alcuni filmati proposti da Striscia la Notizia, il tg satirico è andato a santire anche l'ultimo eliminato dell'Isola: Franco Terlizzi. L'ex pugile, ai microfoni di Valerio Staffelli, ha confermato parte della versione dei fatti raccontata da Eva. In particolare, Franco ha spiegato che alcuni naufraghi dell'Isola avrebbero spinto la Henger a denunciare in diretta: "È vero che i naufraghi si erano detti d’accordo nel denunciare questa storia. Qualcuno ha detto a Eva: 'Secondo me le devi dire 'ste cose qui'. Chi? Craig Warwick, e non lo dico perché dovrei avercela con lui, e Giucas Casella. Entrambi avevano detto a Eva che l’avrebbero aiutata a far uscire la verità".

Così, con poche parole, Franco dà ulteriore prova alle parole di Eva Henger. L'ex pugile, poi, ha anche specificato di non essere mai stato in hotel insieme agli altri concorrenti dell'Isola nel periodo durante il quale, secondo quanto racconta Eva, Francesco Monte avrebbe fumato marijuana insieme ad alcuni altri concorrenti.

Ma quindi, cosa ne pensa Terlizzi di tutto questo scandalo? "All’inizio non sapevo di cosa stavano parlando, non c’ero. Se Francesco Monte ha davvero fumato, ha fatto una cazzata di quelle grosse. Non puoi partecipare a un reality con altre 19 persone e non pensare che possa uscire fuori qualcuno che abbia voglia di vendicarsi".

Isola dei Famosi, Filippo: "Bianca non è dimagrita? C'è un motivo"

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Ospite di Casa Signorini, Filippo Nardi ha rivelato un retroscena esclusivo sull'Isola dei Famosi: "Alcuni concorrenti avevano accesso a degli shaker proteici perché erano decisamente sotto peso"

Bianca Atzei è l'unica naufraga dell'Isola dei Famosi che nel corso di questi 3 mesi di programma non ha perso nemmeno un etto.

La rivelazione è arrivata in diretta proprio durante la scorsa puntata: la cantante è partita con i suoi 40 chili e ritornerà con i suoi 40 chili. Il fatto, però, ha insospettito il pubblico che subito si è domandato come mai il suo corpo abbia reagito così. Ora a rivelare un retroscena inedito è Filippo Nardi.

Ospite di Casa Signorni, l'ex naufrago dell'Isola ha confessato il motivo che avrebbe consentito a Bianca Atzei di non perdere nemmeno un etto all'Isola. Stando al racconto di Filippo, infatti, la cantante avrebbe ottenuto dalla produzione la possibilità di bere degli shaker proteici per evitare che incorresse in problemi di salute seri. L’ex naufrago, che aveva inizialmente legato con Bianca, ha svelato l'altarino: "Alcuni concorrenti avevano accesso a degli shaker proteici perché erano decisamente sotto peso. È ovvio che all’Isola non puoi andare a rischiare la vita. E se sei troppo sotto peso puoi bere questi shaker".

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